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Tassa di soggiorno, come si deve pagare? Contanti, carta di credito o bancomat?

L'imposta di soggiorno non uniforme su tutto il territorio nazionale, ma viene regolata in modo autonomo da ogni Comune.

Autore: Chiara Compagnucci
pubblicato il
Tassa di soggiorno, come si deve pagare?

Introdotta nel 2011 dal decreto legislativo n 23 (federalismo fiscale municipale), la tassa di soggiorno è divenuta uno strumento utilizzato da centinaia di comuni, in particolare da quelli a vocazione turistica. La finalità è raccogliere risorse per finanziare interventi legati all'accoglienza, alla promozione culturale e alla manutenzione del patrimonio urbano.

Il principio alla base di questo tributo è che chi usufruisce del territorio per fini turistici contribuisca, in misura proporzionata, alla sua conservazione e al miglioramento dei servizi locali. Ma come si deve pagare questa imposta? È possibile farlo in contanti, con carte o bancomat? E cosa stabilisce la normativa attuale sul piano pratico?

  • Come si applica la tassa di soggiorno e chi la paga

  • Modalità di pagamento: contanti, carte o bancomat

  • Obblighi delle strutture ricettive e controlli fiscali

Come si applica la tassa di soggiorno e chi la paga

L'imposta di soggiorno non è uniforme su tutto il territorio nazionale, ma viene regolata in modo autonomo da ogni Comune. Ciascuna amministrazione locale decide se applicarla o meno, in che misura e secondo quali criteri. In genere viene calcolata per persona e per notte e il suo ammontare varia in base alla categoria della struttura ricettiva, alla durata del soggiorno e in alcuni casi anche al periodo dell'anno. Non mancano esenzioni e riduzioni: molti comuni, per esempio, esentano dal pagamento i minori di 12 anni, le persone con disabilità certificata o chi viaggia per motivi sanitari.

Il pagamento è sempre a carico dell'ospite non residente che pernotta in alberghi, bed and breakfast, campeggi, case vacanze e in tutte le strutture ricettive autorizzate presenti sul territorio comunale. L'obbligo non ricade quindi sui residenti né sulle strutture in sé, anche se sono proprio queste ultime a svolgere il ruolo di soggetti incaricati della riscossione. È infatti il gestore che richiede il pagamento dell'imposta al cliente, ne incassa l'importo e lo versa successivamente al Comune secondo le modalità previste dal regolamento locale.

Modalità di pagamento: contanti, carte o bancomat

La normativa nazionale non stabilisce criteri uniformi riguardo alle modalità con cui l'imposta deve essere corrisposta. Questo vuoto normativo lascia libertà d'azione ai singoli Comuni che possono specificare nei propri regolamenti se accettare esclusivamente pagamenti in contanti, o se consentire anche l'uso di carte di credito, bancomat o mezzi di pagamento elettronici.

In assenza di indicazioni particolari da parte del Comune, la prassi più diffusa è che la tassa venga pagata al momento del check-out, direttamente alla reception della struttura. Molti alberghi e b&b offrono la possibilità di includere l'importo della tassa nello scontrino o nella ricevuta fiscale finale. In altri casi, l'importo viene corrisposto con una ricevuta dedicata. Alcune strutture accettano solo pagamenti in contanti, per semplificare la gestione amministrativa o per evitare oneri bancari, mentre altre, soprattutto quelle di fascia alta o appartenenti a catene internazionali, permettono di saldare tutto con la stessa modalità di pagamento usata per la prenotazione.

Ricordiamo che il limite per i pagamenti in contanti è stato portato a 5.000 euro, ma per importi modesti come quelli relativi alla tassa di soggiorno il contante resta uno strumento perfettamente legale e diffuso.

Obblighi delle strutture ricettive e controlli fiscali

Dal punto di vista fiscale, le strutture che riscuotono la tassa di soggiorno agiscono come agenti contabili per conto dell'ente comunale. Non sono tecnicamente responsabili del pagamento, ma devono garantire la corretta riscossione e trasmissione delle somme percepite. Significa la tenuta di una contabilità dedicata, l'invio di rendicontazioni periodiche e, in alcuni casi, la presentazione del Modello 21, documento che certifica i movimenti contabili effettuati nell'anno fiscale.

A partire dal 2020, è stato introdotto anche un obbligo di natura fiscale: le strutture ricettive devono presentare una dichiarazione annuale all'Agenzia delle entrate con il totale delle somme riscosse e versate. La scadenza è fissata al 30 giugno dell'anno successivo a quello di riferimento.

Le sanzioni per chi omette il versamento dell'imposta o fornisce dati falsi sono severe: si va da multe amministrative a procedimenti per responsabilità contabile, con ricadute anche in sede penale se viene accertato dolo o appropriazione indebita.

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