Il meccanismo di tassazione del TFR prevede un ricalcolo da parte dell'Agenzia delle Entrate che può determinare conguagli a carico del contribuente o rimborsi. Comprendere questo processo è essenziale per tutti i lavoratori che termineranno il proprio rapporto lavorativo nel 2025.
Il Trattamento di Fine Rapporto è soggetto a tassazione separata, un regime fiscale particolare che lo distingue dalla normale retribuzione mensile. Questa modalità impositiva è stata concepita per evitare che somme accumulate nel corso di più anni vengano tassate interamente nell'anno di percezione, con conseguente applicazione di aliquote progressive potenzialmente più elevate.
Nel 2025, il calcolo dell'indennità di fine rapporto continuerà a seguire le regole stabilite dal Codice Civile: per ciascun anno di servizio, viene accantonata una quota pari alla retribuzione annua divisa per 13,5. Le frazioni di anno vengono conteggiate proporzionalmente, considerando come mese intero le frazioni di mese uguali o superiori a 15 giorni.
La base imponibile per la tassazione include tutte le somme corrisposte in modo non occasionale nell'ambito del rapporto di lavoro, compreso il valore delle prestazioni in natura, con l'esclusione dei rimborsi spese. I contratti collettivi possono prevedere disposizioni specifiche riguardo agli elementi da includere nel calcolo.
L'aspetto più complesso della tassazione del TFR riguarda il ricalcolo fiscale che l'Agenzia delle Entrate effettua successivamente alla liquidazione. Questo processo si articola in due fasi:
Questo meccanismo di doppia verifica può generare differenze tra quanto già versato e quanto effettivamente dovuto. Nel 2025, se dall'operazione di ricalcolo emerge che l'imposta applicata alla liquidazione è superiore a quanto dovuto, il contribuente avrà diritto a un rimborso. Al contrario, se risulta inferiore, sarà necessario versare la differenza attraverso un conguaglio fiscale.
Il processo di ricalcolo fiscale del TFR da parte dell'Agenzia delle Entrate per il 2025 seguirà procedure ormai consolidate, ma che è importante conoscere per evitare sorprese.
Dopo la cessazione del rapporto di lavoro e l'erogazione del TFR, l'Agenzia delle Entrate procede automaticamente alla verifica della corretta tassazione. Questa operazione avviene generalmente entro due anni dalla percezione dell'indennità, analizzando le dichiarazioni dei redditi del contribuente relative agli ultimi cinque anni di attività lavorativa.
Per il ricalcolo, l'Amministrazione fiscale prende in considerazione:
Se dal ricalcolo emerge un debito d'imposta, l'Agenzia notifica al contribuente una comunicazione di irregolarità. A partire dal 2025, questa comunicazione verrà inviata prioritariamente tramite i canali telematici (cassetto fiscale, app IO, PEC) e solo in mancanza di questi attraverso raccomandata tradizionale.
Il contribuente avrà a disposizione 30 giorni dalla ricezione della comunicazione per effettuare il pagamento senza incorrere in sanzioni aggiuntive. Oltre tale termine, verranno applicate sanzioni ridotte se il versamento avviene entro i successivi 60 giorni.
Per il 2025, il pagamento del conguaglio fiscale sul TFR potrà essere effettuato attraverso diverse modalità:
È importante conservare la documentazione relativa al pagamento effettuato, poiché potrebbe essere necessaria in caso di successivi controlli fiscali.
Per comprendere meglio come funziona il meccanismo di tassazione e ricalcolo del TFR, analizziamo alcuni esempi concreti basati sulle previsioni per il 2025.
Consideriamo il caso di Marco, impiegato con 15 anni di anzianità che terminerà il rapporto di lavoro nel 2025 ricevendo un TFR lordo di 45.000 euro.
Successivamente, l'Agenzia delle Entrate ricalcola l'imposta considerando l'aliquota media IRPEF degli ultimi cinque anni di Marco, che risulta essere del 23%.
In questo caso, Marco riceverà un rimborso automatico di 1.800 euro, che verrà accreditato sul conto corrente indicato o mediante altra modalità di pagamento.
Prendiamo ora il caso di Laura, dirigente con 10 anni di servizio che percepirà nel 2025 un TFR di 90.000 euro.
Il ricalcolo dell'Agenzia delle Entrate, basato sull'aliquota media IRPEF degli ultimi cinque anni di Laura (che ha avuto redditi elevati), determina un'aliquota definitiva del 32%.
Laura riceverà una comunicazione dall'Agenzia delle Entrate con la richiesta di versare il conguaglio di 6.300 euro entro 30 giorni per evitare sanzioni aggiuntive.
La normativa fiscale per il 2025 mantiene alcune differenze significative nella gestione e tassazione del TFR tra dipendenti pubblici e privati, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche di erogazione e i metodi di calcolo.
Per i lavoratori del settore privato, nel 2025 l'erogazione del TFR dovrà avvenire al momento della cessazione del rapporto di lavoro. La normativa non prevede tempistiche differenziate in base alla causa dell'interruzione del rapporto lavorativo.
Tuttavia, molti contratti collettivi stabiliscono termini più precisi, generalmente compresi tra i 30 e i 60 giorni dalla data di cessazione. In caso di ritardo nell'erogazione, il datore di lavoro è tenuto a corrispondere anche gli interessi legali maturati dal giorno della cessazione fino all'effettivo pagamento.
Per i dipendenti pubblici, il sistema è più articolato e prevede tempi di attesa differenziati in base alla causa di cessazione del rapporto:
Questa dilazione nei pagamenti rappresenta una differenza sostanziale rispetto al settore privato e influisce sulla pianificazione finanziaria dei dipendenti pubblici che prevedono di terminare il rapporto di lavoro nel 2025.
Il lavoratore ha diverse possibilità riguardo alla destinazione del proprio TFR, ciascuna con specifiche implicazioni fiscali che si applicheranno anche nel 2025.
Mantenere il TFR presso il datore di lavoro rappresenta la scelta tradizionale. In questo caso, l'accantonamento continua a essere gestito secondo la normativa del Codice Civile, con rivalutazione annuale pari all'1,5% fisso più il 75% dell'inflazione.
Dal punto di vista fiscale, nel 2025 questa opzione prevede:
È importante ricordare che per le aziende con più di 50 dipendenti, il TFR non accantonato nei fondi pensione viene comunque versato al Fondo di Tesoreria INPS, pur mantenendo le caratteristiche di calcolo e tassazione del TFR lasciato in azienda.
La destinazione del TFR alla previdenza complementare offre un regime fiscale potenzialmente più favorevole. Per chi sceglierà questa opzione nel 2025:
La scelta di destinazione va effettuata entro sei mesi dall'assunzione. In caso di mancata decisione esplicita (silenzio-assenso), a partire dal 2025 il TFR verrà automaticamente conferito alla forma di previdenza complementare prevista dai contratti collettivi applicabili al lavoratore.