Quando un testamento viene redatto a seguito di inganno o manipolazione, la volontà del de cuius risulta viziata e priva di autenticità. In ambito giuridico, tale situazione prende il nome di "dolo testamentario" e può comportare la nullità o l’annullabilità dell’atto.
Il tema ha rilevanza non solo per la tutela dei diritti degli eredi, ma anche per garantire il principio di autodeterminazione assicurato dal Codice Civile italiano, specialmente nei casi nei quali l’influenza psicologica, la vulnerabilità o le informazioni manipolate incidono sulla genuinità delle ultime volontà.
Per rientrare nella tipologia di testamento viziato da dolo, è necessario che la volontà testamentaria sia stata determinata da comportamenti ingannevoli o da artifici preordinati da terzi.
Non basta una generica influenza o la semplice presenza di affetti, ma si richiede la presenza di raggiri, menzogne, suggestioni capaci di determinare nel testatore una percezione alterata della realtà.
Secondo il Codice Civile, la disposizione testamentaria può essere impugnata quando è l’effetto diretto di dolo, errore o violenza. Esistono, dunque:
Nei casi in cui il testatore sia stato convinto a redigere il testamento contro la propria reale volontà, ad esempio tramite isolamento dagli altri eredi, informazioni false o approfittamento della fragilità psicologica, si configura una fattispecie rilevante per l’annullabilità dell’atto.
La prova dell’inganno incombe su chi contesta il documento: è fondamentale documentare in modo dettagliato tutti gli indizi e i comportamenti idonei a ritenere che la volontà espressa non fosse libera. La giurisprudenza, compresa la Corte di Cassazione, stabilisce che il dolo non si può presumere, ma va dimostrato rigorosamente. All’interno del processo, gli elementi più apprezzati sono:
Nel corso dell’accertamento, viene considerato anche il comportamento precedente e successivo rispetto alla redazione del testamento, come anche eventuali cambiamenti di atteggiamento nelle relazioni familiari, o precisi segnali che possano corroborare l’ipotesi di una captazione.
L’azione di impugnazione richiede la presentazione di prove robuste per soddisfare l’onere probatorio richiesto. Le principali categorie di prove utili includono:
Le relazioni di esperti possono risultare determinanti soprattutto nei casi in cui si sospetti una ridotta capacità di intendere e volere. Le testimonianze devono essere circostanziate e prive di contraddizioni, mentre i documenti amministrativi e sanitari devono essere autentici e completi.
L’azione per annullare un testamento viziato da inganno va proposta entro cinque anni dalla data in cui il soggetto interessato è venuto a conoscenza del dolo. Il procedimento richiede la citazione di tutti i chiamati all’eredità e dei legatari, e si svolge innanzi al tribunale competente in base all’ultimo domicilio del defunto.
Se viene accertato il dolo, il testamento può essere dichiarato nullo o annullato, con ripristino della successione secondo volontà precedenti o regole di successione legittima.