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Testamento frutto di inganno, come si dimostra e quali prove devono essere portate

Quando un testamento risulta essere frutto di inganno e a chi spetta e come l'onere della prova

Autore: Marianna Quatraro
pubblicato il
Testamento frutto di inganno, come si di

Quando un testamento viene redatto a seguito di inganno o manipolazione, la volontà del de cuius risulta viziata e priva di autenticità. In ambito giuridico, tale situazione prende il nome di "dolo testamentario" e può comportare la nullità o l’annullabilità dell’atto.

Il tema ha rilevanza non solo per la tutela dei diritti degli eredi, ma anche per garantire il principio di autodeterminazione assicurato dal Codice Civile italiano, specialmente nei casi nei quali l’influenza psicologica, la vulnerabilità o le informazioni manipolate incidono sulla genuinità delle ultime volontà.

Cos'è il testamento frutto di inganno: i requisiti e le fattispecie rilevanti

Per rientrare nella tipologia di testamento viziato da dolo, è necessario che la volontà testamentaria sia stata determinata da comportamenti ingannevoli o da artifici preordinati da terzi.

Non basta una generica influenza o la semplice presenza di affetti, ma si richiede la presenza di raggiri, menzogne, suggestioni capaci di determinare nel testatore una percezione alterata della realtà.

Secondo il Codice Civile, la disposizione testamentaria può essere impugnata quando è l’effetto diretto di dolo, errore o violenza. Esistono, dunque:

  • Dolo diretto: quando l’inganno mira chiaramente a ottenere benefici patrimoniali.
  • Dolo indiretto: conseguenza accessoria di condotte fraudolente anche se il vantaggio non è l’unico scopo.

Nei casi in cui il testatore sia stato convinto a redigere il testamento contro la propria reale volontà, ad esempio tramite isolamento dagli altri eredi, informazioni false o approfittamento della fragilità psicologica, si configura una fattispecie rilevante per l’annullabilità dell’atto. 

Come si dimostra un testamento frutto di inganno: onere della prova, elementi e casi concreti

La prova dell’inganno incombe su chi contesta il documento: è fondamentale documentare in modo dettagliato tutti gli indizi e i comportamenti idonei a ritenere che la volontà espressa non fosse libera. La giurisprudenza, compresa la Corte di Cassazione, stabilisce che il dolo non si può presumere, ma va dimostrato rigorosamente. All’interno del processo, gli elementi più apprezzati sono:

  • Condizione di vulnerabilità del testatore: età avanzata, malattie invalidanti, problemi cognitivi.
  • Isolamento sociale: manovre volte a escludere la persona da familiari e amici.
  • Anomalie nelle disposizioni testamentarie: modifiche improvvise e ingiustificate, esclusioni di eredi precedentemente favoriti, presenza di beneficiari inattesi.
  • Coinvolgimento attivo del beneficiario nella redazione: suggerimenti insistiti, scrittura del testamento da parte di terzi, manipolazioni delle informazioni.

Nel corso dell’accertamento, viene considerato anche il comportamento precedente e successivo rispetto alla redazione del testamento, come anche eventuali cambiamenti di atteggiamento nelle relazioni familiari, o precisi segnali che possano corroborare l’ipotesi di una captazione. 

Le prove da portare in giudizio: documenti, testimonianze, valutazioni tecniche e presunzioni

L’azione di impugnazione richiede la presentazione di prove robuste per soddisfare l’onere probatorio richiesto. Le principali categorie di prove utili includono:

  • Documenti: lettere, messaggi, schede cliniche e referti medici attestanti condizioni di vulnerabilità o malattia.
  • Testimonianze: dichiarazioni di persone che hanno assistito alla redazione, parenti, conoscenti o personale medico.
  • Valutazioni tecniche: perizie medico-legali o psicologiche, diagnostica retrospettiva dello stato mentale o fisico del testatore, calligrafiche per verificare l’autografia.
  • Presunzioni semplici: l’insieme di circostanze, collegate fra loro, da cui il giudice può trarre decisioni qualora le prove dirette siano incomplete.

Le relazioni di esperti possono risultare determinanti soprattutto nei casi in cui si sospetti una ridotta capacità di intendere e volere. Le testimonianze devono essere circostanziate e prive di contraddizioni, mentre i documenti amministrativi e sanitari devono essere autentici e completi. 

Termini, procedure e conseguenze dell'impugnazione per dolo testamentario

L’azione per annullare un testamento viziato da inganno va proposta entro cinque anni dalla data in cui il soggetto interessato è venuto a conoscenza del dolo. Il procedimento richiede la citazione di tutti i chiamati all’eredità e dei legatari, e si svolge innanzi al tribunale competente in base all’ultimo domicilio del defunto.

Se viene accertato il dolo, il testamento può essere dichiarato nullo o annullato, con ripristino della successione secondo volontà precedenti o regole di successione legittima.