Per chi è davvero conveniente rifare l’Isee senza i titoli di Stato, i buoni fruttiferi e i libretti postali e chi avrà i vantaggi maggiori
A chi conviene rifare l’Isee senza considerare i Btp e gli altri Titoli di Stato e i buoni fruttiferi postali? Il governo, già con la scorsa Manovra Finanziaria 2024, ha deciso di escludere dal calcolo dell’Isee i titoli di Stato e i buoni fruttiferi e i libretti di risparmio postali.
La misura è stata, in realtà attuata tramite un Dpcm pubblicato lo scorso 18 febbraio e che sarebbe dovuto entrare in vigore il 5 marzo, termine poi slittato al 5 aprile
La novità mira a incentivare le famiglie italiane a investire nei Titoli di Stato e nell’acquisto di Btp per rafforzare l’economica interna, essendo prodotti statali. E ci si pone la domanda se, quanto e a chi conviene nuovamente effettuare il calcolo dell’Indicatore.
L’esclusione di tali prodotti di investimento dalla base imponibile dell’Isee avrà certamente diversi effetti sulle famiglie, a partire dalla possibilità di accedere a bonus e agevolazioni di importo maggiore, a partire dall’assegno unico per i figli il cui importo nella totalità dei casi di rinnovo aumenterà, o di cui prima non si poteva proprio usufruire.
Cancellare tali investimenti dal calcolo dell’Isee significa ridurne notevolmente il valore e, di conseguenza, poter usufruire di maggiori prestazioni agevolate.
Basti pensare che, secondo dati recenti riportati, il 28% delle Dichiarazioni sostitutive uniche (Dsu) elaborate dai Caf Acli nel 2025 contiene titoli pubblici nel patrimonio mobiliare, con un’incidenza del 40% tra le famiglie con un Isee superiore ai 25mila euro.
Stando a quanto stimato, i vantaggi saranno maggiori per le famiglie che hanno investimenti in tali strumenti e si trovano in fasce Isee medio-alte.
Se è vero che un abbassamento sostanziale dell’Isee, e quindi maggiori vantaggi, potrebbero esserci per chi ha importanti capitali investiti nei Titoli di Stato e nei buoni fruttiferi postali, magari importi sui 40mila-50mila euro, è vero che solo 5mila investiti in Btp e cancellati dal calcolo dell’Indicatore economico potrebbero rivelarsi molto convenienti.
Non ci sono, infatti, valori assoluti che permettono di ben definire a chi conviene più o meno rifare l’Isee senza i Btp e gli altri Titoli di Stato o i buoni fruttiferi e i libretti postali. Tutto dipendente dalle singole situazioni finanziarie, economiche e patrimoniali delle famiglie.
La certezza è che anche una piccola variazione può far aumentare, per esempio, l’importo dell’assegno unico per i figli così come per gli altri bonus attualmente disponibili.
Per esempio, se consideriamo una famiglia con due figli minorenni e un Isee iniziale pari a 21.000 euro. L’assegno mensile per ogni figlio, in questa fascia, è di circa 181,40 euro.
Ricalcolando l’Indicatore escludendo 35.000 euro in libretti postali, il nuovo Isee scende a 18mila euro e l’importo dell’assegno unico sale a 196,50 euro al mese per figlio, per un aumento di 15,10 euro al mese a figlio.
Per altri, però, potrebbe essere anche inutile rifare l’Isee da questo aprile 2025. Come sopra accennato, l’aggiornamento del modello converrebbe a chi rientra in fasce Isee medio-alte, perché chi già è in quella più bassa comunque non otterrebbe alcun cambiamento dal rinnovo Isee, considerando che più di quanto riconosciuto alla fascia minima non c’è.
Prendendo, per esempio, il caso di una famiglia composta da due genitori e due figli, che aggiorna annualmente l’Isee solo per avere l’assegno unico per i figli, e ha 10.000 euro in buoni fruttiferi e un Isee a 17.000 euro, rifacendolo non otterrebbe alcun vantaggio concreto da un suo abbassamento, perché si tratta già della fascia più bassa dell’Isee che garantisce i maggiori vantaggi alla famiglia nonché l’importo massimo dello stesso assegno unico.