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Accertamento e controlli conti correnti Agenzia delle Entrate, l'onere della prova diverso per aziende e professionisti

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Inversione dellonere della prova

Nell'ambito degli accertamenti fiscali relativi ai redditi, quando l'Agenzia delle entrate basa la sua indagine su analisi dei conti correnti bancari.

Nel contesto dell'accertamento e dei controlli dei conti correnti da parte dell'Agenzia delle entrate, i prelevamenti bancari assumono una valenza presuntiva unicamente per i titolari di reddito d'impresa. Al contrario, le operazioni di versamento acquisiscono rilevanza per tutti i contribuenti, inclusi i liberi professionisti. Questi ultimi, nell'ambito dei metodi di difesa, hanno la facoltà di contestare queste presunzioni attraverso una dimostrazione dettagliata che le somme contestate siano già state considerate nel calcolo del reddito imponibile oppure che siano di natura non imponibile.

È compito del giudice di merito esaminare l'attendibilità delle prove presentate dal contribuente relative a ciascuna transazione bancaria. Ed è richiesto che il giudice spieghi nelle motivazioni della sentenza le conclusioni raggiunte riguardo alle evidenze esaminate. Queste direttive, incastonate in un sistema di diritti e di doveri del contribuente, emergono chiaramente dall'ordinanza 8905 del 2024 della Corte di Cassazione. Vediamo nel dettaglio:

  • Inversione dell’onere della prova, di cosa stiamo parlando
  • Come cambia l'onere della prova tra aziende e professionisti

Inversione dell’onere della prova, di cosa stiamo parlando

Nell'ambito degli accertamenti fiscali relativi ai redditi, quando l'Agenzia delle entrate basa la sua indagine su analisi dei conti correnti bancari, si considera che l'obbligo probatorio dell'amministrazione sia adempiuto mediante l'esame delle informazioni e delle transazioni registrate nei conti menzionati.

Di conseguenza, si attua un ribaltamento dell'onere della prova a carico del contribuente.

Se si tratta di conti congiunti o di trasferimenti finanziari effettuati dai genitori ai figli mediante l'istituzione di un conto corrente, spetta al contribuente fornire prove concrete che attestino che le spese oggetto di contestazione siano state finanziate tramite i fondi ricevuti in donazione. Queste prove devono essere specifiche per ciascuna transazione, non bastando la semplice dimostrazione dell'esistenza della donazione.

La necessità di invertire l'onere della prova si applica anche quando il contribuente deve giustificare le spese effettuate utilizzando risorse finanziarie accumulate in precedenza, derivanti da attività professionali, eredità o altre fonti di reddito esenti o tassate alla fonte.

Questo principio vale sia nel contesto di accertamenti diretti sui redditi sia nei casi di accertamento presuntivo, ad esempio attraverso l'uso del redditometro.

Come cambia l'onere della prova tra aziende e professionisti

Il procedimento di Cassazione riguarda l'appello di un dottore commercialista contro un avviso di accertamento emanato dall'Agenzia delle entrate a seguito di indagini bancarie. Dopo il contraddittorio, l'Agenzia ha ipotizzato un aumento del reddito da lavoro autonomo, risultando in una maggiore imposizione fiscale Irpef e Irap, inclusi interessi e sanzioni.

La Commissione tributaria regionale, valutando l'appello in secondo grado, ha annullato le imposizioni relative ai redditi derivanti da prelevamenti bancari, mantenendo però la presunzione di evasione per i versamenti non adeguatamente giustificati.

Il contribuente ha quindi proposto ricorso alla Corte di Cassazione, argomentando che la presunzione non dovrebbe applicarsi ai lavoratori autonomi.

La Corte di Cassazione ha respinto questo argomento, confermando che la presunzione legale di disponibilità di maggior reddito, inferibile dalle movimentazioni bancarie, si applica a tutti i contribuenti. Di conseguenza, le operazioni di prelevamento hanno una valenza presuntiva solo per i titolari di reddito d'impresa, mentre i versamenti interessano tutti i contribuenti, inclusi i professionisti, i quali possono neutralizzare tale presunzione dimostrando che le somme sono già state dichiarate o non sono imponibili.

Il professionista è tenuto a fornire una prova dettagliata che discollega i versamenti da eventuali obblighi fiscali.

In questo specifico caso, il contribuente ha fornito, per ogni transazione, una giustificazione dettagliata, indicando spesso che si trattava di rimborsi di anticipazioni fatte dalle società in cui partecipa.

La Ctr ha rigettato queste giustificazioni con una motivazione generica anziché analitica e specifica. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del professionista, sottolineando che, per le presunzioni legali che favoriscono l'erario, non si richiedono i criteri di gravità, precisione e concordanza previsti dall'art. 2729 del Codice Civile per le presunzioni semplici.

La presunzione di evasione può essere contestata dal contribuente mediante una prova puntuale, che deve specificare l'origine di ogni versamento bancario e dimostrare l'irrilevanza fiscale delle transazioni.

Il giudice di merito deve quindi esaminare con attenzione la validità delle prove presentate dal contribuente per ciascuna transazione e riferirne chiaramente nelle motivazioni della sentenza.

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