Le PMI industriali italiane confermano la loro centralità: prime per produttività e seconde per fatturato in Europa. Competitività, innovazione, sfide, capitale umano, sostenibilità e territori.
Le medie imprese industriali in Italia rappresentano un segmento chiave del sistema produttivo nazionale, costituite da realtà con un numero di dipendenti compreso tra 50 e 500 e un fatturato annuo oltre i 19 milioni di euro ma inferiore ai 415 milioni. La struttura tipica è quella del "capitalismo familiare", spesso con assetti proprietari autonomi.
Secondo i dati forniti da Mediobanca, Unioncamere e il Centro Studi Tagliacarne, le imprese di media dimensione incarnano l'efficienza del made in Italy, trainando comparti come meccanica, agroalimentare e chimico-farmaceutico. Queste aziende rappresentano il 17% del fatturato totale dell'industria manifatturiera, contribuendo considerevolmente anche a export e occupazione.
Sul fronte della produttività, il segmento delle medie imprese italiane si distingue nel panorama europeo. Nell'ultimo decennio, l'aumento della produttività del lavoro è stato del 31,3%, superiore non solo alla media spagnola (+29,9%), tedesca (+25,8%) e francese (+20,2%), ma anche alle performance storiche del Paese.
Il fatturato complessivo è cresciuto di quasi il 55%, il che posiziona queste aziende al secondo posto in Europa, dietro solo alle cosiddette "mid cap" spagnole. Per quanto riguarda l'occupazione, l'incremento è stato del 24,2% dal 2014 al 2023. Questi risultati sono una conferma della centralità del modello produttivo italiano nel contesto industriale europeo.
Paese |
Produttività % 2014-2023 |
Fatturato % 2014-2023 |
Italia |
+31,3 |
+54,9 |
Spagna |
+29,9 |
+80,8 |
Germania |
+25,8 |
+38,5 |
Francia |
+20,2 |
+41 |
L'orientamento verso l'innovazione è evidente: quasi una media impresa su due possiede almeno un brevetto, risultati che, in Europa, sono superati solo dalla Germania. Le imprese industriali medie mostrano un'eccezionale propensione all'export, con una quota che raggiunge il 42% della produzione totale e il 45% sul totale nazionale.
Le strategie di crescita privilegiano la penetrazione in nuovi mercati esteri (programma dichiarato dal 70% degli imprenditori intervistati), lo sviluppo tecnologico avanzato (55%) e la creazione di nuovi prodotti e servizi (52%). I comparti più attivi sono caratterizzati da elevate capacità innovative nelle specializzazioni di nicchia.
Regione |
N. aziende |
Fatturato (mld €) |
Addetti |
Quota export regionale (%) |
Emilia-Romagna |
467 |
25 |
58.700 |
36,5 |
Toscana |
231 |
12,3 |
29.038 |
45,3 |
Campania |
171 |
10,1 |
19.600 |
30,6 |
Piemonte e Valle d'Aosta |
350 |
18 |
43.500 |
circa 44,4 |
Liguria (area metropolitana Genova) |
– |
0,937 |
– |
61 (di Genova sul totale regione) |
Le province leader, come Torino, Cuneo, Firenze, Parma e Napoli, si distinguono sia per volumi di fatturato che per apertura all'internazionalizzazione. Gli indici di efficienza e redditività, misurati dall'Ebit margin, raggiungono anche il 10,6% in alcune aree. Emilia-Romagna e Toscana confermano la loro vocazione all'export nei settori ad alto valore aggiunto, mentre Piemonte presenta casi di successo con forte orientamento tecnologico.
Le imprese medie in Italia si confrontano costantemente con diverse criticità:
Tuttavia, soltanto il 40,9% valuta l'obiettivo di "zero emissioni" entro il 2050 come realisticamente conseguibile. Le principali difficoltà risiedono nella complessità delle procedure e nella mancata capacità di misurare efficacemente le emissioni di gas serra (un nodo critico per il 62,3% delle aziende).