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Al via richiesta di rimborso di Altroconsumo per Spotify o YouTube Music su iPhone: chi e come può aderire e perché

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Rimborso di Altroconsumo

Altroconsumo avvia una richiesta di rimborso per chi ha pagato abbonamenti Spotify e YouTube Music su iPhone, a causa delle commissioni imposte da Apple che hanno inciso sui prezzi.

Per anni chi ha scelto di sottoscrivere servizi musicali in streaming tramite App Store ha pagato abbonamenti più cari rispetto agli utenti di altre piattaforme. Questa disparità, che ha coinvolto applicazioni come Spotify, YouTube Music e Deezer, è nata da restrizioni e commissioni imposte dal sistema Apple su iPhone e iPad. Oggi Altroconsumo ha avviato un'azione collettiva per consentire ai consumatori di ottenere un rimborso delle somme pagate in eccesso.

L'iniziativa nasce a seguito di pronunciamenti europei sulla trasparenza e la concorrenza digitale, portando al centro del dibattito il diritto degli utenti a essere informati e tutelati in presenza di politiche commerciali discriminatorie. La mancanza di chiarezza sulle alternative disponibili e la mancanza di concorrenza effettiva tra le piattaforme hanno inciso sulla possibilità di scelta consapevole e sul portafoglio di milioni di utenti iOS in Italia.

Come le commissioni dell'App Store hanno aumentato i prezzi degli abbonamenti musicali

Il meccanismo che ha portato a costi maggiorati per chi si abbona a servizi musicali tramite i dispositivi Apple parte dalle regole imposte dalla società di Cupertino agli sviluppatori di terze parti. Dal 2013, infatti, Apple ha obbligato le app di streaming musicale a utilizzare il proprio sistema di pagamento in-app, applicando una commissione del 30% sul valore dell'abbonamento per il primo anno. A partire dal secondo anno, la commissione si riduceva al 15%, ma l'incidenza sul prezzo finale rimaneva significativa.

Le piattaforme di streaming, non potendo assorbire tale costo senza subire perdite o tagliare sui servizi, hanno trasferito l'onere agli utenti, che si sono trovati a pagare abbonamenti più onerosi su iPhone e iPad rispetto ad Android o all'acquisto via web:

  • Impossibilità di informare gli utenti: ai gestori delle app era vietato spiegare chiaramente agli utenti che esistevano alternative di acquisto più economiche fuori dall'App Store.
  • Divieto di reindirizzare verso canali esterni: Apple non consentiva che nelle app fosse inserito un link o una semplice indicazione che permettesse di finalizzare l'acquisto a condizioni migliori altrove.
  • Asimmetria competitiva: Apple Music, il servizio proprietario, non era soggetto alle medesime commissioni e poteva così offrire prezzi concorrenziali.
L'assenza di trasparenza ha generato un mercato a due velocità, dove i consumatori Apple hanno pagato fino al 30% in più – spesso senza rendersene conto – rispetto a chi si avvaleva di altri dispositivi o sottoscriveva l'abbonamento direttamente dal sito del provider musicale. Solo in tempi recenti alcune piattaforme, come Spotify, hanno escluso la possibilità di acquisto tramite App Store per arginare questo meccanismo penalizzante, ma il divario ha già inciso sui bilanci di moltissimi utenti per anni.

L'impatto economico delle politiche Apple sugli utenti iOS: cifre e stime

Secondo le stime ricostruite dalle associazioni dei consumatori, l'incidenza delle commissioni Apple si traduce in importi considerevoli che i singoli utenti potrebbero aspirare a recuperare tramite l'azione collettiva.

La differenza di prezzo fra l'abbonamento acquistato via App Store e quello sottoscritto altrove è stata mediamente di circa 3 euro al mese. Nel dettaglio, i costi mensili sono passati tipicamente da 9,99 euro a 12,99 euro per Spotify e Deezer, e da 11,99 euro a 15,99 euro per YouTube Premium:

Piattaforma

Costo Web

Costo App Store

Differenza annua media

Spotify

9,99 €

12,99 €

+36 €/anno

YouTube Music

9,99 €

12,99 €

+36 €/anno

Deezer

9,99 €

12,99 €

+36 €/anno

Sul lungo periodo, un singolo utente avrebbe speso circa 109 euro in più per Spotify e 125 euro per YouTube Music, se ha mantenuto l'abbonamento tramite App Store per tutta la durata interessata. In Italia, secondo Euroconsumers, sono stimati circa 210.000 consumatori coinvolti solo su servizi di streaming musicale, per un valore complessivo dei danni superiore ai 25 milioni di euro. Queste cifre testimoniano l'effetto su larga scala delle restrizioni di Apple: utenti meno informati e privi di strumenti di comparazione hanno visto erodersi il loro potere d'acquisto, pagando per anni un sovrapprezzo ingiustificato.

La maxi multa UE e la questione dell'abuso di posizione dominante

L'attenzione delle istituzioni europee si è focalizzata sulla condotta di Apple, culminando nel 2024 con una sanzione superiore a 1,8 miliardi di euro per pratiche anticoncorrenziali. La Commissione Europea, dopo un'indagine approfondita, ha rilevato che la società ha fatto leva sul proprio peso nel mercato delle app per ostacolare la concorrenza e limitare i diritti dei consumatori:

  • Limitazioni informative: la società ha impedito agli sviluppatori di comunicare agli utenti le possibilità di abbonamento a prezzi inferiori disponibili su canali alternativi al proprio store.
  • Restrizione della libertà di scelta: i consumatori, non essendo a conoscenza di alternative più convenienti, sono stati indirettamente persuasi a scegliere opzioni più care.
  • Posizione dominante sfruttata: secondo la normativa europea, in particolare l'articolo 102(a) del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE), è vietato approfittare di una posizione dominante per imporre condizioni ingiustificate a danno della concorrenza e dei consumatori.
L'indagine UE, cui hanno partecipato anche soggetti come BEUC, Testaankoop e Altroconsumo, ha fornito la base legale per le azioni collettive ora in corso.
Apple, pur respingendo le accuse, ha presentato ricorso presso la Corte di Giustizia dell'Unione Europea, ma la decisione della Commissione rappresenta già un chiaro segnale per il settore tecnologico rispetto alla necessità di trasparenza e parità di condizioni.

Azione collettiva Altroconsumo: chi può ottenere il rimborso e come aderire

L'associazione di tutela dei consumatori, insieme alla rete Euroconsumers, ha lanciato un'azione collettiva destinata a ottenere il rimborso per la quota di abbonamento indebitamente maggiorata:

  • Soggetti interessati: rientrano tra i potenziali beneficiari gli utenti che hanno attivato abbonamenti a servizi musicali tramite App Store su iPhone o iPad a partire da luglio 2013.
  • Durata e modalità: il diritto al rimborso spetta a chi non ha mai cambiato metodo di pagamento e ha continuato a pagare tramite sistema Apple in-app, subendo così la maggiorazione dovuta alle commissioni.
  • Servizi coinvolti: la platea di aderenti comprende utenti di Spotify, YouTube Music, Deezer, Amazon Music, Soundcloud, Tidal, Napster e Qobuz.
Secondo quanto ricostruito dalle organizzazioni, il rimborso sarebbe calcolato come differenza tra i costi sostenuti per l'acquisto via App Store e quelli che l'utente avrebbe pagato tramite canali esterni, moltiplicata per i mesi di abbonamento effettivamente trascorsi su iOS. Il risarcimento atteso potrebbe superare anche i 100 euro per singolo utente, a seconda della durata e delle tipologie di servizio utilizzate.

La procedura di adesione all'azione collettiva è stata pensata per essere accessibile: agli interessati è richiesto di dimostrare l'acquisto e la durata dell'abbonamento tramite scontrini digitali, ricevute e dati di pagamento, così da facilitare la ricostruzione dei costi sostenuti.
L'obiettivo dichiarato dalle associazioni è doppio: recuperare ogni euro versato in eccesso dai consumatori e ottenere un riconoscimento per il danno non solo economico, ma anche per la scarsa trasparenza commerciale che ha limitato le scelte dell'utenza Apple in Italia e in Europa.

Quali cambiamenti per i prezzi su iPhone e il mercato dello streaming

L'azione collettiva intrapresa da Altroconsumo e la sanzione della Commissione Europea rappresentano un passaggio decisivo per ridefinire gli equilibri concorrenziali nel mercato delle app e dei servizi digitali su dispositivi iOS. Ricapitolando le aspettative per il futuro:

  • Chiarezza sui prezzi: grazie a interventi regolatori e azioni giudiziarie, le piattaforme sono oggi più attente a esplicitare le condizioni di abbonamento, i costi e le vie alternative a disposizione dei consumatori.
  • Allineamento delle tariffe: eliminando o riducendo le commissioni, i servizi musicali hanno la possibilità di offrire abbonamenti a prezzi più competitivi anche su iOS, senza gravare sugli utenti finali.
  • Aumento delle tutele per l'utenza: la maggiore trasparenza riduce il rischio che consumatori meno esperti o informati subiscano sovrapprezzi occulti.
Se l'azione giudiziaria porterà al risultato auspicato, ci si attende che il mercato della musica in streaming conoscerà una maggiore parità tra utenti Apple e utenti Android/Web, favorendo la circolazione di offerte più variegate e innovative. In parallelo, la vicenda potrà fungere da esempio per l'intero settore delle app digitali, spingendo anche altri store a garantire prezzi trasparenti e meccanismi di concorrenza leale:

Effetto atteso

Descrizione

Possibile riduzione dei prezzi

Vantaggio diretto per gli utenti che sottoscrivono servizi tramite iOS, con prezzi equiparati agli altri canali

Più informazioni agli utenti

La fine del divieto di "steering" permetterà ai provider di indicare chiaramente alternative di abbonamento su web

Miglioramento della concorrenza

Maggiore dinamica nel mercato delle app musicali, innovazione e servizi dedicati a condizioni migliori