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Ape Sociale 2026: chi ne ha diritto, i requisiti e procedura per fare domanda aggiornati a quest'anno

di Marianna Quatraro pubblicato il
Ape Sociale 2026

Ape Sociale 2026 è ancora una opportunità per la pensione anticipata grazie alle ultime proroghe: aggiornamenti sui requisiti, beneficiari principali, modalità di accesso, incompatibilità e importo dell’assegno per orientarsi tra le novità legislative.

L’annunciata estensione della misura rappresenta un segnale significativo per chi si trova in condizioni lavorative ed esistenziali di particolare svantaggio. Il nuovo disegno di legge di bilancio conferma la prosecuzione dell’Ape Sociale fino al 31 dicembre 2026, mantenendo inalterate le modalità di accesso e i parametri già previsti nel precedente periodo. Persistono così per un altro anno le possibilità di prepensionamento dedicate a specifiche categorie di lavoratori, offrendo certezze a chi, per motivi di salute, disoccupazione o assistenza familiare, necessita di un accompagnamento verso la pensione ordinaria. Si tratta quindi di una proroga normativa di importanza strategica, in attesa di una riforma organica del sistema pensionistico.

Cos'è l'Ape Sociale e come funziona nel 2026

L’Ape Sociale rappresenta un’indennità, istituita con la Legge 232/2016, destinata ad accompagnare alcune particolari categorie di lavoratori e lavoratrici verso la pensione di vecchiaia. Sul piano operativo, questo strumento si configura come un anticipo pensionistico finanziato dallo Stato, destinato a chi si trova in particolari stati di bisogno o svolge attività ritenute maggiormente usuranti dal legislatore.

Per poter ottenere l’indennità a partire dal 2026, restano vigenti le stesse regole già in essere nel 2025: chi ne ha diritto percepirà, a seguito di domanda accolta, un’entrata mensile corrispondente al proprio trattamento pensionistico maturato fino a un massimo stabilito.

Le finalità di questa misura sono sostenere lavoratori che non possono più continuare l’attività per cause oggettive – come assistenza a familiari disabili, invalidità personale o perdita involontaria del lavoro – coprendo il periodo dal termine dell’attività lavorativa fino all’effettivo raggiungimento dei requisiti per la pensione ordinaria. La proroga al 2026 garantisce così un ponte economico che consente di gestire la fase di uscita dal lavoro senza subire un’assenza totale di reddito.

Attraverso il sistema di domande e di verifica dei requisiti da parte dell’INPS, la misura è riservata a chi ha interrotto l’attività lavorativa e non è già titolare di trattamento pensionistico diretto. La struttura dell’Ape Sociale è studiata per mantenere la sostenibilità del sistema previdenziale e, allo stesso tempo, fornire una tutela universale nelle situazioni di maggiore fragilità.

Requisiti di accesso aggiornati: età, contribuzione e condizioni

Per ottenere l’anticipo pensionistico statale, è necessario che il richiedente soddisfi una serie di requisiti anagrafici, contributivi e soggettivi. Nel 2026 si confermano i parametri già previsti precedentemente:

  • Età minima: 63 anni e 5 mesi compiuti al momento della domanda o entro l’anno.
  • Anzianità contributiva: almeno 30 anni di versamenti se si rientra tra disoccupati, invalidi o caregiver; almeno 36 anni per chi ha svolto lavori gravosi; la soglia scende a 32 anni per determinate categorie come operai edili.
  • Condizione lavorativa: la cessazione effettiva di qualsiasi rapporto di lavoro dipendente o autonomo.
  • Assenza di pensione diretta: l’indennità non si può ottenere se già si percepisce una forma di trattamento pensionistico diretto.
  • Residenza e iscrizione previdenziale: occorre essere iscritti all’AGO (Assicurazione Generale Obbligatoria) o alle gestioni sostitutive o esclusive dell’INPS, compresa la Gestione Separata.
Altre condizioni includono l’aver accumulato i periodi contributivi anche attraverso il cumulo (esclusa la contribuzione presso casse professionali) e la verifica, da parte dell’INPS, dello stato oggettivo di svantaggio che giustifica l’accesso alla misura. Restano attivi, inoltre, gli incrementi o le riduzioni contributive riconosciuti a specifiche figure, come le lavoratrici madri.

Categorie beneficiarie: caregiver, invalidi, disoccupati e lavori gravosi

La platea degli aventi diritto è ben definita e comprende quattro macro-categorie:

  • Caregiver: chi assiste da almeno sei mesi un familiare convivente con handicap grave, inclusi coniugi, parenti di primo grado o parenti/affini di secondo grado qualora i rispettivi genitori o coniuge siano anch’essi non autosufficienti.
  • Invalidi civili: chi ha una riduzione della capacità lavorativa riconosciuta almeno al 74%, con i necessari anni di contribuzione.
  • Lavoratori in stato di disoccupazione: interesse per chi ha perso il lavoro involontariamente (licenziamento, dimissione per giusta causa, risoluzione consensuale), avendo concluso già la prestazione di disoccupazione spettante e almeno 18 mesi di lavoro dipendente nei tre anni precedenti la cessazione.
  • Lavoratori adibiti ad attività gravose: coloro che hanno maturato almeno sette anni in dieci oppure sei su sette, in mansioni classificate come gravose dalla normativa. L’elenco include insegnanti di scuola primaria, tecnici sanitari, operai specializzati, agricoltori, addetti a macchinari industriali, personale di pulizie, conduttori di impianti, operatori nella raffinazione e produzione di energia, e altre posizioni elencate nelle tabelle INPS.
Le distinzioni nelle condizioni contributive e nei criteri di accesso hanno lo scopo di tutelare chi, per motivi diversi, si trova in una posizione lavorativa particolarmente debole o esposta rispetto al resto del tessuto produttivo. Si tratta di categorie spesso caratterizzate da difficoltà nell’accesso a canali previdenziali ordinari, per ragioni di salute, situazione familiare o tipologia di attività svolta.

Sconti e agevolazioni per donne e lavoratori edili

Particolare attenzione viene riservata a lavoratrici madri e operatori edili, con riduzioni dei requisiti contributivi che facilitano l’accesso al beneficio:

  • Per ogni figlio, le lavoratrici possono usufruire di uno sconto di dodici mesi sull’anzianità contributiva richiesta, fino a un massimo di due anni.
  • Per chi appartiene alle categorie di operai edili, ceramisti e conduttori di impianti per la formatura di ceramica, la soglia scende in modo specifico a 32 anni di contributi.
Questi meccanismi di agevolazione consentono un maggiore equilibrio nell’accessibilità allo strumento, tenendo conto delle diverse condizioni di carriera e delle fragilità legate al percorso lavorativo o personale.

Importo dell’assegno, durata e modalità di erogazione

L’ammontare dell’indennità è legato alla rata mensile della pensione calcolata al momento della domanda, fino a un massimo di 1.500 euro lordi mensili su dodici mensilità all'anno. Non essendo soggetto a rivalutazione né integrazione al trattamento minimo, l’importo resta costante per tutto il periodo di percezione.

L’erogazione dell’Ape Sociale ha caratteristiche specifiche:

  • La decorrenza parte dal mese successivo a quello di presentazione della domanda, a condizione che siano soddisfatti tutti i criteri al momento della domanda stessa.
  • La durata è determinata dal raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia (attualmente 67 anni) o dalla maturazione di un’altra pensione diretta, anticipata o ordinaria.
  • Non è prevista la reversibilità ai superstiti.
Nel caso di periodi assicurativi suddivisi su più gestioni previdenziali INPS, l’importo viene calcolato pro-quota secondo le regole di ciascuna gestione, in relazione ai rispettivi periodi di iscrizione.

Incompatibilità e cumulabilità dell’Ape Sociale con altri redditi

Non è possibile ricevere l’indennità insieme ad altre forme di reddito da lavoro, salvo casi specifici. L’Ape Sociale non si può cumulare con nessuna rendita da lavoro dipendente o autonomo, eccezion fatta per i redditi da attività lavorativa autonoma occasionale nei limiti di 5.000 euro lordi annui. Sono escluse dalla compatibilità anche altre prestazioni di sostegno al reddito, come la NASpI o analoghi strumenti.

È importante comunicare tempestivamente all’INPS l’eventuale ripresa di attività lavorativa, pena la decadenza dalla prestazione e il recupero dell’indennità.

Procedura per la domanda e scadenze 2026

La procedura prevede due fasi principali:

  • Domanda di riconoscimento delle condizioni di accesso, con verifica INPS dei requisiti anagrafici, contributivi e delle condizioni soggettive.
  • Solo dopo l’accoglimento, presentazione della domanda di accesso all’indennità.
Per il 2026, il calendario delle finestre temporali per presentare le richieste rimane invariato:
  • Prima finestra: dal 1° gennaio al 31 marzo
  • Seconda finestra: dal 1° aprile al 15 luglio
  • Domande tardive: dal 16 luglio al 30 novembre (valutate solo se residuano fondi sufficienti)
Entrambe le domande si effettuano obbligatoriamente in via telematica tramite i canali ufficiali INPS, utilizzando lo SPID, la Carta d’Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi.

L’esito della richiesta viene in genere comunicato entro trenta giorni dalla presentazione. È tuttavia essenziale verificare con attenzione la documentazione e la propria posizione contributiva prima di inviare la domanda, per evitare errori che potrebbero pregiudicare l’accesso al beneficio.