Nel 2026 il mercato italiano si prepara all’arrivo delle auto a idrogeno: tecnologie, modelli, prezzi e prospettive si intrecciano tra innovazione, infrastrutture in crescita e sfide per la mobilità sostenibile del futuro.
Nel settore automobilistico italiano, la mobilità sostenibile sta assumendo forme sempre più innovative anche grazie all’introduzione dei veicoli alimentati a idrogeno. Questi mezzi, noti per la loro silenziosità e ridotte emissioni, stanno guadagnando interesse sia tra le case automobilistiche che tra le istituzioni impegnate nella transizione energetica.
Nel 2026, lo scenario italiano vede una presenza ancora limitata di modelli a idrogeno, ma caratterizzata da investimenti, ricerca e sviluppo di infrastrutture.
L'evoluzione tecnologica a supporto dei veicoli fuel cell rientra negli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni nocive e affianca le strategie comunitarie per la decarbonizzazione dei trasporti. Secondo il Piano Nazionale per la Mobilità a Idrogeno, l'obiettivo è arrivare a decine di migliaia di auto su strada con questo vettore entro la fine del 2026, insieme a un incremento della rete di rifornimento.
Nonostante la ridotta diffusione attuale, il mercato guarda con attenzione alle prospettive future, messe in evidenza anche dagli incentivi pubblici e dallo sviluppo di tecnologie sempre più efficienti e sicure.
Sul mercato italiano, da metà 2026, la gamma di veicoli alimentati a idrogeno rimarrà concentrata su alcuni modelli emblematici, frutto della pionieristica attività di ricerca di Toyota e Hyundai. Questi produttori hanno scelto la strada delle celle a combustibile, in grado di garantire elevate percorrenze e ottime prestazioni ambientali.
Oltre a questi due marchi, il prossimo futuro potrebbe vedere l’arrivo di ulteriori protagonisti anche dal panorama europeo come BMW o aziende emergenti che sperimentano innovativi sistemi di serbatoi modulari o tecnologie ibride. In Italia, le versioni più diffuse condividono la piattaforma con altri modelli elettrici, offrendo soluzioni stilistiche e dotazioni di alto livello, nonché dispositivi di sicurezza e assistenza alla guida all’avanguardia.
Le autonomie si attestano stabilmente sopra i 600 km, mentre la rapidità del rifornimento, di norma tra i 3 e 5 minuti, rappresenta un vantaggio funzionale rispetto alla concorrenza elettrica. La produzione dei veicoli resta per ora su volumi ridotti a causa degli elevati costi, ma il settore si muove verso una maggiore efficienza grazie agli investimenti delle case produttrici e alle partnership industriali.
Toyota Mirai rappresenta uno dei riferimenti assoluti a livello internazionale per quanto riguarda la mobilità FCEV. L’ultima versione disponibile in Italia, lunga quasi 5 metri, nasce su piattaforma TNGA-L condivisa con i modelli Lexus di segmento superiore. Garantisce una potenza di 182 CV con trazione posteriore, tre serbatoi ad alta pressione da 141 litri complessivi e una batteria ausiliaria per il recupero di energia.
L'autonomia omologata (ciclo WLTP) si attesta a 650-700 km, mentre la ricarica dell'idrogeno richiede dai 3 ai 5 minuti. Il comfort interno, la tecnologia di bordo e l'insonorizzazione fanno della Mirai un modello adatto anche ai viaggi lunghi, pur con alcune limitazioni di spazio rispetto ad altre berline analoghe. Il prezzo per il mercato italiano parte da 76.800 euro.
Sul versante coreano, Hyundai Nexo si propone come crossover di medie dimensioni per una clientela attenta all’innovazione e al comfort. La capacità delle tre bombole di idrogeno raggiunge i 156 litri, consentendo una percorrenza WLTP di 666 km. Il motore eroga 163 CV e 400 Nm di coppia, mentre l’allestimento offre dotazioni tecnologiche d’avanguardia, dalla doppia strumentazione digitale ai sistemi di assistenza attiva.
L’XLine, versione di accesso, viene proposta nel 2026 a partire da 78.300 euro. Gli aggiornamenti previsti includono una maggiore efficienza delle celle e nuove funzioni vehicle-to-load per alimentare dispositivi esterni. Tra i modelli futuri vanno segnalati concept come NamX HUV, BMW iX5 Hydrogen e la nuova generazione di veicoli Honda, attesi tra il 2026 e il 2028, con prestazioni ancora superiori alla media odierna.
Nel 2026 i veicoli a idrogeno si posizioneranno nella fascia premium del mercato, con costi di acquisto superiori alle tradizionali auto a batteria o termiche. Il listino partirà da poco meno di 77.000 euro per la Mirai e sfiora gli 80.000 per la Nexo, livelli dovuti ai costi elevati della tecnologia fuel cell e alla produzione ancora limitata.
Le spese di gestione comprendono anche il prezzo dell’idrogeno, che si attesta tra i 10 e i 15 euro al chilogrammo, tradotto in un costo chilometrico intorno ai 10 centesimi. A pesare maggiormente sulla convenienza d’uso sono i costi di manutenzione ridotti e, in prospettiva, eventuali incentivi statali o riduzioni fiscali per l’acquisto di veicoli a basso impatto. Tuttavia, la scarsa capillarità delle infrastrutture di rifornimento resta uno degli ostacoli principali all’adozione su larga scala.
| Modello | Autonomia | Prezzo base (2026) |
| Toyota Mirai | 650-700 km | 76.800 € |
| Hyundai Nexo | 666 km | 78.300 € |
I veicoli a idrogeno moderni si basano principalmente sulla tecnologia fuel cell. In questa tipologia di auto, l’idrogeno stoccato in serbatoi ad alta pressione viene fatto reagire con l’ossigeno in speciali celle a combustibile, producendo energia elettrica e vapore acqueo come unico “residuo”. Questa energia muove il motore elettrico che fa avanzare il veicolo.
Rispetto alle auto elettriche a batteria, le fuel cell vehicle (FCEV) offrono alcuni vantaggi distintivi:
Tuttavia, il funzionamento dei veicoli a idrogeno necessita di infrastrutture dedicate, poiché il rifornimento può avvenire esclusivamente presso stazioni attrezzate. La produzione dell’idrogeno stesso rappresenta una delle principali sfide sia dal punto di vista del costo che della sostenibilità, soprattutto se non proviene da fonti rinnovabili.
La rete per il rifornimento di idrogeno in Italia, pur in fase di sviluppo, risulta ancora poco diffusa rispetto alle necessità di una reale diffusione della mobilità FCEV. Nel 2026 contano alcune stazioni attive tra Bolzano, Mestre e Carugate (Milano), con un piano di ampliamento previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per 30 nuove stazioni nei prossimi anni tra Lombardia, Piemonte e altre regioni.
A livello comunitario, la normativa AFIR prevede una stazione di rifornimento ogni 200 km sulle arterie principali e nelle aree urbane centrali, specialmente in Germania e Francia dove già è presente una rete più fitta. Le difficoltà logistiche legate a trasporto e stoccaggio dell’idrogeno hanno finora rallentato l’espansione delle infrastrutture, ma investimenti pubblici e privati stanno accelerando la costruzione di una rete europea interoperabile.
Il quadro europeo vede collaborazioni tra imprese come Toyota, BMW, Hyundai e Honda per realizzare nuovi powertrain, reti distributive e sistemi di stoccaggio avanzati. L’obiettivo è espandere l’utilizzo dell’idrogeno a tutti i livelli della mobilità, anche attraverso progetti pilota nei trasporti pubblici e nella logistica pesante. L’industria italiana guarda con interesse anche alle opportunità di occupazione e sviluppo economico: stime delle principali scuole di business prevedono un valore di mercato superiore a 7 miliardi di euro entro il 2030.