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Autovelox, sempre più spegnimenti e possibilità di ricorsi dopo le ultime sentenza. Ecco come farli

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Autovelox, sempre più spegnimenti

Gli autovelox autorizzati ma non omologati continuano a essere al centro di un acceso dibattito giuridico e istituzionale.

La situazione sta assumendo i contorni del paradosso: sono diverse le amministrazioni locali che hanno spento alcuni autovelox, mentre gli automobilisti hanno trovato nuove possibilità per presentare ricorsi e contestare le sanzioni ricevute. Questo scenario ha generato incertezza sia tra le autorità di controllo che tra gli utenti della strada. Vogliamo fare il punto:

  • L'importanza della distinzione tra omologazione e approvazione
  • Il nodo dell'omologazione degli autovelox tra sentenze e nuove regole
  • Come fare ricorso contro la mancata omologazione degli autovelox

L'importanza della distinzione tra omologazione e approvazione

Uno dei nodi della questione riguarda la distinzione tra omologazione e approvazione degli strumenti di rilevazione della velocità. La sentenza 10505 del 18 aprile 2024 della Corte di Cassazione ha sottolineato che un autovelox per essere considerato valido ai fini della contestazione di un'infrazione deve essere omologato e non solo approvato. L'omologazione comporta un processo di verifica tecnica da parte del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che garantisce il rispetto degli standard di affidabilità e accuratezza. L'approvazione è invece un passaggio meno stringente che non offre le stesse garanzie.

Questa distinzione incide sulla legittimità delle sanzioni. Gli autovelox che risultano solo approvati, senza aver ottenuto una formale omologazione, rischiano di generare multe annullabili in sede di ricorso.

Il nodo dell'omologazione degli autovelox tra sentenze e nuove regole

Gli autovelox autorizzati ma non omologati continuano a essere al centro di un acceso dibattito giuridico e istituzionale. Dalla Toscana al Veneto, cresce il numero di dispositivi messi in discussione dai giudici, dai cittadini e dalle procure.

Nei giorni scorsi, il quotidiano La Nazione ha riportato una sentenza del giudice di Lucca, Gianni Casodi, che ha annullato le multe inflitte a una decina di automobilisti rilevate da un autovelox privo di omologazione. Il magistrato ha fatto riferimento all'ordinanza 10.505 del 2024 della Corte di Cassazione che stabilisce che i verbali di contravvenzione possono essere considerati validi solo se emessi con apparecchi omologati. Il dispositivo installato sulla via Aurelia, sebbene approvato dal Ministero dei Trasporti, non è stato formalmente omologato. Il Comune di Pietrasanta può impugnare la sentenza davanti al Tribunale di Lucca.

Ma il caso toscano non è isolato. Nelle scorse settimane, il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Cosenza ha disposto il sequestro preventivo di due autovelox fissi situati a Bagnolo di Po, in provincia di Rovigo. I dispositivi, modello T-Exspeed v.2.0, sono stati sigillati dalla polizia stradale su disposizione della procura calabrese, che sta conducendo un'indagine a livello nazionale. Secondo i magistrati, questi apparecchi non sarebbero omologati, ma solo autorizzati dal Ministero dei Trasporti, sollevando quindi dubbi sulla validità delle sanzioni comminate.

Come fare ricorso contro la mancata omologazione degli autovelox

Un autovelox deve essere non solo approvato, ma anche omologato affinché la multa sia valida. Qualora il dispositivo che ha registrato l'infrazione non rispetti questo requisito, è possibile avviare un'azione legale per ottenere l'annullamento della sanzione.

Ci sono due modalità per presentare ricorso: il ricorso al Prefetto e quello al Giudice di Pace. Nel primo caso, la contestazione deve essere inoltrata entro 60 giorni dalla notifica della multa e trasmessa alla Prefettura della provincia in cui è avvenuta l'infrazione, attraverso raccomandata o tramite posta elettronica certificata. Il rischio di questa opzione è il fatto che, qualora il Prefetto respinga il ricorso, l'importo della multa potrebbe addirittura raddoppiare. Nel caso del ricorso al Giudice di Pace il termine per la presentazione è ridotto a 30 giorni dalla notifica della sanzione. Per questa opzione, è previsto il pagamento di un contributo unificato di 43 euro per multe inferiori a 1.100 euro. Il ricorso deve essere depositato all'ufficio del Giudice di Pace competente per il territorio in cui si è verificata l'infrazione.

Le motivazioni su cui basare il ricorso devono essere chiaramente esposte e dettagliate. Nel redigere il ricorso bisogna inserire tutti i dati anagrafici del ricorrente, il numero del verbale, la data e il luogo della presunta infrazione, oltre a una spiegazione dettagliata delle motivazioni che rendono la sanzione contestabile. Il documento deve contenere una richiesta esplicita di annullamento della multa, basata sulle irregolarità riscontrate.

La presentazione del ricorso varia in base alla scelta effettuata tra Prefetto e Giudice di Pace. Nel primo caso, è necessario inviare la documentazione tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o posta elettronica certificata, mentre nel secondo caso occorre consegnare il ricorso direttamente all'ufficio competente del Giudice di Pace del territorio di riferimento.

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