Il periodo 2026-2027 si prospetta particolarmente impegnativo per il comparto bancario italiano, segnando una svolta rispetto agli anni precedenti. Il clima di incertezza economica internazionale, acuito dall'introduzione di nuovi dazi e dalla pressione sulla redditività, mette in evidenza due rischi specifici che potrebbero influire su tutto il sistema del credito: l'esposizione all'export e la contrazione degli utili da commissioni e tassi.
Il settore finanziario dovrà affrontare anche ripercussioni sulle performance delle imprese, mettendo sotto osservazione la qualità degli attivi e la solidità patrimoniale.
Il rischio export: impatto dei nuovi dazi sulle banche e sulle imprese
Il tema dei nuovi dazi, in particolare quelli imposti dagli Stati Uniti alle esportazioni europee, sta già mostrando i suoi effetti sull'economia reale e, di riflesso, sul sistema bancario italiano. Le imprese esportatrici, soprattutto quelle attive nei settori manifatturiero e agroalimentare, si trovano costrette a riconsiderare strategie e mercati di riferimento.
I problemi più gravi:
- Aumento dei costi: i dazi non solo riducono la competitività sui mercati esteri ma aumentano i costi delle materie prime e dei semilavorati importati.
- Pressione sui margini aziendali: molte aziende potrebbero vedere ridotti i propri ricavi, con inevitabili conseguenze su investimenti e occupazione.
- Peggioramento del rischio di credito bancario: una flessione dell'export si traduce spesso in maggiore vulnerabilità creditizia per le banche, che a loro volta si ritrovano esposte a un possibile aumento delle insolvenze.
L’attuale scenario vede già le banche monitorare con attenzione la situazione dei propri portafogli, soprattutto nei confronti delle imprese maggiormente esposte sul fronte internazionale. I dati confermano che, dopo un periodo di crescita del credito sia alle famiglie che alle imprese, l’attenzione si è focalizzata sulle aree che potrebbero diventare più critiche nel prossimo futuro.
Le principali associazioni di categoria stanno già dialogando con il governo per ottenere misure di sostegno, mentre l’Unione Europea valuta nuove iniziative per mitigare gli effetti delle tensioni commerciali globali. Le banche dovranno quindi rafforzare la capacità di analisi dei rischi legati all’export e sviluppare strumenti finanziari adeguati a tutelare sia il portafoglio crediti sia la competitività dei propri clienti.
Utili in calo: le conseguenze della riduzione delle commissioni e dei tassi BCE
Il contesto dei tassi di interesse in calo, conseguente alle recenti decisioni della Banca Centrale Europea, rappresenta una sfida significativa per la marginalità degli istituti di credito italiani. L’effetto diretto delle otto riduzioni consecutive del costo del denaro tra il 2024 e il 2025 si riflette sulla Net Interest Income (NII) e sui ricavi da commissioni, due delle principali voci di bilancio per le banche.
In particolare:
- Margine di interesse sotto pressione: il calo dei tassi tende a ridurre la differenza fra il costo della raccolta e la remunerazione applicata ai prestiti erogati, assottigliando i margini della redditività bancaria.
- Commissioni in diminuzione: la minore operatività sui mercati, spesso causata dall’incertezza e dal rallentamento dell’economia, può portare a un calo delle operazioni soggette a fee, incidendo ulteriormente sugli utili degli istituti.
- Nuovi modelli di business necessari: per compensare le perdite sui ricavi tradizionali, diversi gruppi bancari stanno puntando su servizi di asset management, innovazione digitale e M&A.
Nonostante una resilienza dimostrata nei risultati semestrali delle principali banche (ad esempio il record di UniCredit e Intesa Sanpaolo nel 2025), il rischio di un’inversione del trend positivo rimane concreto. Gli analisti sottolineano come il ritorno sui mezzi propri (ROTE) potrebbe ridimensionarsi rispetto alle previsioni ritenute “troppo ottimistiche”: molti gruppi bancari hanno posto obiettivi di redditività sopra il 16%, ma il quadro di economia soffusa e pressioni competitive potrebbe renderli difficilmente raggiungibili.
Gli istituti sono quindi impegnati nell’individuare nuove fonti di reddito e nell’efficientare la propria struttura di costi.
NPL in aumento: come le crisi aziendali possono influire sul sistema bancario
Un rischio secondario, ma non per importanza, è rappresentato dal possibile aumento degli NPL (Non Performing Loans) in caso di peggioramento della salute delle imprese. Le difficoltà sul fronte export e la compressione dei margini potrebbero infatti tradursi in una crescita dei crediti deteriorati nei bilanci delle banche.
Cosa potrebbe accadere nel concreto?
- Imprese in difficoltà: la riduzione dei ricavi, l’instabilità dei mercati e il costo più elevato delle materie prime mettono a rischio la liquidità delle aziende esportatrici, che potrebbero non riuscire a rispettare le scadenze dei finanziamenti bancari.
- Impatto sugli attivi bancari: l’aumento degli NPL provoca erosione della qualità del portafoglio crediti e richiama accantonamenti più consistenti, con effetti negativi sulla redditività e sulla patrimonializzazione delle banche.
- Monitoraggio e prevenzione: la gestione attiva dei crediti deteriorati, tramite processi di recupero e cessione, resta prioritaria per limitare l’impatto sistemico.
Secondo i dati Scope Ratings, nonostante il rapporto NPL medio delle banche italiane sia sceso fino al 2,7% a fine 2024 — grazie anche alle cessioni degli ultimi anni e a una vigilanza più attenta — permangono differenze significative tra i diversi istituti. Alcuni, come Credem, segnano tassi di deterioramento decisamente contenuti, mentre altri (MPS, ad esempio) mantengono livelli più elevati, oltre il 4%.
La tenuta della qualità degli asset dipenderà anche dalla capacità di rispondere tempestivamente alle crisi aziendali, facendo leva su strumenti di ristrutturazione del debito e collaborazione con le imprese.
Resilienza, asset quality e la risposta delle principali banche italiane
Nonostante le turbolenze attese per il prossimo biennio, il settore bancario italiano ha dimostrato negli ultimi trimestri una sorprendente capacità di resilienza. I bilanci di UniCredit e Intesa Sanpaolo hanno registrato risultati record, trainati da una gestione attenta degli attivi e dalla diversificazione delle fonti di ricavo. Una delle principali strategie messe in campo riguarda il consolidamento della qualità degli asset e l’innovazione finanziaria:
- Controllo degli NPL: la riduzione sistematica del rapporto NPL, favorita da processi di cessione e recupero crediti, ha consentito di blindare le posizioni patrimoniali, proteggendo dalle turbolenze del mercato.
- Gestione attiva dei capitali: la ricerca di efficienza nella generazione di capitale interno, unita a una severa politica di accantonamenti, ha migliorato la solidità finanziaria.
- Proiezione internazionale: per fronteggiare il rischio export e la pressione sui margini, diversi istituti stanno rafforzando la presenza oltre i confini nazionali, spesso anche attraverso operazioni di M&A per aumentare la massa critica.
La sfida nei mesi a venire sarà quella di combinare tutela della redditività e mantenimento della fiducia dei mercati, senza perdere di vista la sicurezza del risparmio depositato. Il progressivo orientamento verso nuovi servizi e consulenze maggiormente personalizzate, anche grazie all’adozione di soluzioni digitali, è un ulteriore strumento di risposta alla crescente complessità dello scenario.
Prospettive future: la gestione del rischio e le possibili strategie per i clienti
Alla luce delle sfide delineate, il biennio 2026-2027 porterà avanti una trasformazione sia nella gestione del rischio da parte delle banche sia nelle strategie operative da adottare per la tutela dei clienti. Gli istituti saranno chiamati ad affinare i modelli di valutazione creditizia, implementare processi sempre più digitalizzati e proporre prodotti flessibili e adattabili all’evoluzione del contesto economico.
Cosa, potrebbe e dovrebbe, cambiare, quindi, per i clienti sia privati che aziendali?
- Maggiore attenzione alla profilazione del rischio: utilizzo di strumenti di analisi dati e intelligenza artificiale per valutare in modo approfondito la solvibilità di imprese e famiglie.
- Sostegno alla clientela più esposta: offerte di ristrutturazione del debito, consulenze specialistiche e prodotti assicurativi per mitigare i rischi da export e variazioni repentine dei tassi.
- Innovazione nell’offerta: sviluppo di soluzioni ibride tra servizi bancari tradizionali e fintech, oltre a un rafforzamento del ruolo di consulenza personalizzata.