La settimana lavorativa di 4 giorni si fa strada tra innovazione, produttività e sfide reali nelle aziende e nella pubblica amministrazione italiane. Nel 2025 si intrecciano benefici, criticità e prospettive per lavoratori e imprese.
La discussione intorno a nuovi modelli orari si è intensificata in seguito ai profondi cambiamenti strutturali del lavoro, progressivamente accelerati dalla crisi pandemica e dall'avanzamento delle tecnologie digitali. Sempre più spesso si parla di settimana corta lavorativa come risposta concreta alle esigenze di flessibilità, benessere e sostenibilità individuale e collettiva. A livello internazionale, vari esperimenti – dal Regno Unito alla Spagna – hanno evidenziato risultati positivi su produttività, salute mentale e qualità della vita, stimolando ulteriormente il dibattito anche in Italia, dove la pressione sociale per una revisione dei vecchi schemi lavorativi è ormai evidente.
In questo scenario si consolidano due fronti: da un lato chi evidenzia i vantaggi di una maggiore conciliazione tra sfera personale e professionale, dall'altro chi pone l'accento sugli aspetti organizzativi, economici e sui possibili rischi di segmentazione tra settori produttivi diversi. Il 2025 si prospetta come un anno chiave, grazie a proposte legislative e a sperimentazioni in aziende e enti pubblici, che puntano a ridefinire il significato stesso di efficienza e benessere sul posto di lavoro.
La settimana lavorativa di 4 giorni è una modalità organizzativa che prevede la riduzione delle giornate lavorative settimanali – generalmente da cinque a quattro – senza variazione della retribuzione. L'obiettivo principale non è la semplice compressione dell'orario, ma una sua effettiva riduzione, in particolare per evitare fenomeni di burnout e promuovere un migliore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Le modalità applicative includono diversi modelli:
L'Italia si conferma terreno fertile per la sperimentazione di modelli di settimana corta lavorativa. Il dibattito nazionale ha preso slancio nel periodo post-pandemico, favorendo una maggiore apertura verso soluzioni flessibili sia nel settore privato che pubblico. Sull'onda delle esperienze straniere, il legislatore italiano sta valutando un disegno di legge che non impone obblighi generalizzati, ma lascia alle parti sociali la scelta e la disciplina degli accordi collettivi.
Il Fondo nuove competenze interviene come strumento di accompagnamento finanziario per le aziende che intraprendono il percorso di rimodulazione oraria, soprattutto per la formazione continua e la riqualificazione dei dipendenti coinvolti. Nello scenario 2025, si segnalano iniziative pilota in amministrazioni centrali, agenzie fiscali, enti previdenziali e alcuni comparti produttivi strategici.
Particolare attenzione viene riservata alla Pubblica Amministrazione dove il contratto delle Funzioni Centrali ha introdotto una sperimentazione volontaria su quattro giorni, mantenendo però invariato il monte ore settimanale. Rimangono però limiti strutturali in settori come sanità e servizi essenziali che richiedono presidio continuativo.
Alcuni dei casi più noti nel panorama italiano dimostrano come la settimana corta possa offrire vantaggi tangibili sia per le imprese che per i lavoratori. Luxottica ha avviato una sperimentazione che coinvolge oltre 600 lavoratori, prevedendo per 20 settimane all'anno una distribuzione su quattro giorni, dal lunedì al giovedì. Secondo il feedback interno, l'iniziativa ha portato a una netta crescita del soddisfacimento dei dipendenti e a una riduzione dell'assenteismo.
Nel settore industriale, Lamborghini ha adottato una formula flessibile con orari ridotti e possibilità di smart working, valorizzando la personalizzazione in base alle esigenze dei team. Intesa Sanpaolo, primaria banca italiana, ha esteso la settimana lavorativa breve a centinaia di filiali, affiancando l'orario ridotto a innovativi piani di smart working.
Non mancano sperimentazioni anche tra aziende di medie dimensioni e nel terziario, come Lavazza, che offre il "venerdì breve" e misure di welfare avanzato: permessi aggiuntivi per caregiver e bonus legati al raggiungimento degli obiettivi. Questi esempi sottolineano che, quando integrata con una buona strategia HR, la settimana lavorativa breve rappresenta una leva per attrarre talenti e migliorare la brand reputation.
Nella Pubblica Amministrazione italiana il tema della settimana lavorativa di 4 giorni è affrontato con attenzione alle specificità organizzative. Le novità introdotte dal Ccnl Funzioni Centrali prevedono la distribuzione delle 36 ore settimanali su quattro giorni, con giornate più lunghe (oltre 9 ore) e adesione volontaria. Tuttavia, permangono limiti sostanziali: l'opzione non è applicabile dove la continuità dei servizi pubblici è prioritaria, come in sanità, sportelli front-office e strutture scolastiche.
Nella scuola, la riduzione dei giorni presenza è valutata dagli organi dirigenti e può essere adottata solo se non compromette il servizio didattico. Mancano ancora indirizzi centralizzati, lasciando spazio a sperimentazioni locali. Il confronto sindacale si concentra sia sui vantaggi, soprattutto in termini di welfare e risparmio energetico, sia sulle criticità legate a carichi di lavoro maggiorati e possibili disuguaglianze tra categorie di personale.
Le numerose indagini scientifiche confermano che la riduzione della settimana lavorativa può determinare significativi vantaggi su più livelli. Tra i benefici più citati e misurati:
Non mancano punti critici che caratterizzano la settimana lavorativa breve:
La domanda chiave riguarda a chi conviene settimana corta lavorativa di 4 giorni. Dai dati empirici e dalla letteratura disponibile, emergono diversi fattori chiave: