Anche se il Bitcoin si avvicina alla soglia dei 100.000 dollari, gli investitori devono considerare i rischi associati, inclusa l'elevata volatilità del mercato.
Il Bitcoin, la criptovaluta più conosciuta e utilizzata al mondo, sta vivendo una nuova fase di ascesa, avvicinandosi alla soglia simbolica dei 100.000 dollari. Questo traguardo riflette sia l’entusiasmo del mercato sia le aspettative sul suo potenziale futuro. Ma dietro questa corsa al rialzo si nascondono rischi e due allarmi che potrebbero influenzare il destino della criptovaluta:
Un altro fattore è stato l'interesse da parte di grandi multinazionali e governi. Alcune iniziative politiche, come la proposta di riserve strategiche di Bitcoin in vari Paesi, hanno rafforzato la percezione della criptovaluta come una riserva di valore paragonabile all’oro.
La domanda globale è stata accompagnata da un’offerta sempre più limitata. Con un tetto massimo fissato a 21 milioni di Bitcoin in circolazione, l’interesse degli investitori aumenta in proporizione alla riduzione delle nuove unità disponibili tramite il processo di mining.
Secondo molti analisti, il Bitcoin potrebbe superare i 100.000 dollari e puntare a valori ancora più alti, soprattutto se continuerà ad attrarre investimenti istituzionali e ad essere percepito come un’alternativa alle valute fiat in periodi di incertezza economica. Alcuni esperti ipotizzano addirittura che entro il 2030 il Bitcoin potrebbe raggiungere cifre superiori ai 500.000 dollari, grazie all’aumento dell’adozione globale e alla scarsità dell’asset.
Non mancano pareri più cauti. Alcuni analisti sottolineano che il Bitcoin rimane un asset speculativo e volatile, la cui crescita potrebbe subire bruschi rallentamenti in caso di cambiamenti normativi o di eventi economici globali.
Uno dei rischi associati al Bitcoin è la sua estrema volatilità. Nonostante i guadagni spettacolari, la criptovaluta ha dimostrato più volte di poter subire correzioni in tempi brevissimi. Nel corso degli anni, il Bitcoin ha attraversato diversi cicli di boom e bust, con perdite che hanno raggiunto anche il 50% del valore in poche settimane.
La Consob, l’autorità italiana di vigilanza sui mercati finanziari, ha avvertito gli investitori di considerare con attenzione il rischio di perdite elevate. Questo aspetto è rilevante per i piccoli investitori, spesso attratti dalla promessa di rendimenti elevati ma meno consapevoli della volatilità intrinseca dell’asset. L’assenza di un valore intrinseco chiaro rende il Bitcoin vulnerabile alle speculazioni, amplificando le oscillazioni del prezzo.
Il mining di Bitcoin, il processo attraverso cui vengono create nuove unità della criptovaluta, richiede un consumo energetico elevato. Alcuni studi stimano che il consumo annuale di elettricità per il mining di Bitcoin sia paragonabile a quello di interi Paesi, come la Norvegia o la Svizzera. La maggior parte dell’energia utilizzata proviene ancora da fonti non rinnovabili, contribuendo alle emissioni globali di CO₂.
Questo problema ha attirato l’attenzione degli ambientalisti dei governi e dei regolatori. La possibilità di restrizioni normative sul mining è un rischio concreto che potrebbe influenzare il valore del Bitcoin. Alcuni Paesi, come la Cina, hanno già introdotto divieti sul mining, spingendo i miner a spostarsi in aree dove l’energia è più economica, ma non più sostenibile.