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Caf, prezzi e tariffe in aumento nel 2026. E in molti Comuni scompariranno. La colpa è di una tassa retroattiva

di Marcello Tansini pubblicato il
Colpa di una tassa retroattiva

I Caf affrontano un futuro incerto: nel 2026 i fondi pubblici diminuiranno, portando a un possibile aumento delle tariffe e alla scomparsa di molti sportelli, specialmente nei piccoli comuni.

Nel contesto della Legge di Bilancio 2026, approvata dal Senato, emerge una riduzione dei fondi destinati ai Centri di assistenza fiscale (Caf). Questi enti intermediari, che svolgono da anni un servizio essenziale per milioni di famiglie e lavoratori nella corretta gestione delle dichiarazioni dei redditi, si trovano ora davanti a un taglio pari a 21,6 milioni di euro rispetto al passato. La misura è stata giustificata con il progressivo incremento dell'uso della dichiarazione precompilata da parte dei contribuenti. Tale scenario lascia intravedere un futuro incerto non solo per questi centri, ma soprattutto per tutti coloro che fanno affidamento sui loro servizi, in particolare nelle realtà locali più periferiche e meno servite dalle reti professionali tradizionali.

La riduzione dei fondi ai Caf nel 2026: cosa prevede il ddl Bilancio

L'articolo 129, comma 5, della nuova Legge di Bilancio sancisce una decurtazione delle risorse assegnate ai Centri di assistenza fiscale. Si parla di una riduzione pari al 10%, quantificata in 21,6 milioni di euro, che avrà effetto retroattivo e coinvolgerà importi già messi a bilancio dai Caf per attività ormai completate e rendicontate:

  • La misura interessa oltre 20 milioni di dichiarazioni gestite ogni anno dai Caf, dati che rappresentano l'85% del totale delle pratiche reddituali in Italia.
  • La riduzione non solo incide su compensi già oggetto negli anni scorsi di progressivi ridimensionamenti, ma arriva in un momento in cui il sistema sta ancora affrontando gli effetti di precedenti tagli e adeguamenti tecnici.
  • Sono proprio i Caf, infatti, che garantiscono supporto ai cittadini che non hanno la possibilità di rivolgersi a commercialisti o svolgere autonomamente le procedure telematiche, offrendo assistenza fiscale per pensionati, lavoratori dipendenti, famiglie e soggetti vulnerabili.
La scelta di tagliare fondi con effetto retroattivo appare delicata dal punto di vista gestionale e giuridico. I centri, avendo già svolto i servizi previsti sulla base di un certo quadro finanziario, si ritrovano ora con compensi decurtati che rischiano di mettere in crisi la sostenibilità economica delle strutture stesse. Si sottolinea inoltre che tali risorse sono direttamente collegate alla capacità dei Caf di mantenere elevati standard qualitativi nel servizio, oltreché alla possibilità stessa di continuare a operare, soprattutto in territori dove l'assistenza fiscale rappresenta un presidio sociale indispensabile.

Motivazioni del taglio: l'aumento dell'uso della dichiarazione precompilata

L'argomentazione principale alla base della stretta sui fondi alle strutture di assistenza fiscale riguarda il trend di crescita del ricorso alla dichiarazione precompilata. Il legislatore attribuisce la nuova politica di spending review al consolidamento delle procedure digitali e alla maggiore dimestichezza acquisita da numerosi contribuenti con gli strumenti telematici messi a disposizione dall'Agenzia delle Entrate:

  • Negli ultimi anni si è registrato un progressivo aumento del "fai da te" nella presentazione delle dichiarazioni reddituali, supportato dagli investimenti in digitalizzazione pubblica e da campagne informative nazionali.
  • L'obiettivo dichiarato delle istituzioni è lo snellimento delle spese pubbliche, in una logica di efficienza amministrativa, sfruttando l'opportunità offerta dall'automazione e dalla semplificazione dei processi.
I dati sull'attività dei Caf raccontano uno scenario complesso. Nonostante il ricorso più frequente alle precompilate, una parte molto ampia della popolazione continua a rivolgersi agli intermediari per la complessità delle normative fiscali o per timori di errori che potrebbero comportare sanzioni, oltre che per limiti tecnici o tecnologici. In tal senso, la sola motivazione dell'incremento delle pratiche digitali non sembra, ad oggi, sufficiente a giustificare un taglio così deciso in termini sia quantitativi che temporali, considerato anche l'effetto retroattivo della disposizione.

L'impatto dei tagli sui servizi dei Caf: aumento prezzi e chiusure

Il dimezzamento dei fondi disponibili avrà, secondo le prime stime degli operatori del settore, effetti molto rilevanti sulla disponibilità e sulla qualità dei servizi di assistenza fiscale. La tenuta economica dei centri viene infatti messa seriamente a rischio, portando a inevitabili ripercussioni gestionali e sociali. Analizzando le possibili conseguenze si distinguono diverse criticità:

  • Aumento dei costi per l'utenza: una minore copertura pubblica costringerà i Caf a rivedere le tariffe applicate, con il rischio di spostare il peso finanziario direttamente sui cittadini.
  • Dismissione dei servizi in aree periferiche: i centri con minori volumi di attività, come quelli attivi nei piccoli comuni o nelle zone interne, risentiranno maggiormente del taglio, prevedendo la chiusura di numerose sedi secondarie.
  • Riduzione della qualità del servizio: la pressione economica e la necessità di ridurre costi operativi potrebbero determinare una minore formazione del personale, una diminuzione dei livelli di assistenza e un allungamento dei tempi di risposta.
  • Effetti occupazionali: la crisi dei centri porterà potenzialmente a una contrazione del personale impiegato, con pesanti ricadute anche per i lavoratori del settore.
Si segnala che i Caf rappresentano per molte persone il primo e spesso unico punto di accesso ai servizi fiscali semplificati, in particolare per anziani, stranieri e soggetti deboli. Il rischio è che la riduzione dei fondi produca un incremento delle differenze territoriali e sociali nell'accesso ai servizi, acuendo situazioni di marginalità. In aggiunta, la natura retroattiva della disposizione rischia di rendere ancor più difficile la pianificazione economica e organizzativa di queste realtà, già alle prese con margini operativi limitati. Secondo gli addetti ai lavori, il mix di tagli e nuove abitudini digitali potrebbe complessivamente ridurre la capacità del Paese di garantire quella mediazione fiscale necessaria a tutelare il diritto degli utenti-cittadini.

Conseguenze per i cittadini, in particolare nei piccoli comuni e nelle aree interne

La decurtazione dei finanziamenti avrà effetti amplificati nelle zone già esposte a servizi pubblici ridotti, come i piccoli comuni e le aree interne del Paese. In queste realtà, i Caf spesso svolgono un compito di presidio sociale, supplendo alla carenza di sportelli pubblici e privati e offrendo supporto a categorie tradizionalmente meno digitalizzate e più vulnerabili:

  • L'eliminazione di moltissime sedi locali ridurrà ulteriormente l'accesso a un supporto professionale e competente, rischiando di lasciare gruppi consistenti di cittadini sprovvisti di strumenti per adempiere correttamente agli obblighi fiscali.
  • La distanza geografica e la bassa diffusione di competenze digitali o strumenti informatici rappresenta ancora per molti un ostacolo concreto all'uso di servizi telematici autonomi.
  • Gli aumenti tariffari previsti potrebbero incidere in modo sproporzionato sulle fasce di popolazione meno abbienti, generando nuove disuguaglianze sociali e fiscali.
Oltre a compromettere il diritto alla consulenza fiscale, la nuova impostazione rischia di privare le aree marginali di un servizio di riferimento anche per l'accesso a molte pratiche collaterali (bonus sociali, pratiche INPS, ISEE). Il risultato, secondo gli osservatori più attenti, sarà una maggiore complessità di gestione per gli enti locali e una progressiva perdita di coesione fra le diverse zone del paese, proprio nel momento in cui sarebbe necessario rafforzare i presidi territoriali e ridurre i divari fra centro e periferia.