I servizi offerti dai patronati dovrebbero essere gratuiti ma per alcune pratiche è richiesto un pagamento: i chiarimenti
I servizi offerti dai patronati si pagano? I patronati sono organizzazioni che forniscono assistenza e consulenza ai cittadini in materia di lavoro e previdenza sociale e per risolvere questioni relative ai contributi previdenziali, al TFR (Trattamento di Fine Rapporto) e a controversie con enti come l’Inps (Istituto Nazionale della Previdenza Sociale).
Scriviamo dovrebbe perché, pur non potendo richiedere soldi, in realtà diversi Patronati chiedono il pagamento per alcuni servizi, facendoli passare ai cittadini come donazioni, quote associative o contributi volontari, che però tali non sono.
Ci sono patronati che per alcune pratiche, per esempio la richiesta dell’assegno unico per i figli, chiedono 50 euro a titolo di contributo.
E si tratta di una cifra alta rispetto a quanto possibile. E' vero, infatti, che il lavoro dei patronati deve essere reso gratuitamente ai cittadini, ma è anche vero che è possibile che richiedano un minimo pagamento per alcune pratiche.
Per esempio, per presentare le dimissioni per chi deve andare in pensione, o per l’invio della domanda e l’autorizzazione per l’assegno al nucleo familiare, o per la richiesta all’Inps di congedi o permessi, o di cure termali, o per la domanda di riconoscimento dell’handicap grave ai sensi della Legge 104, e ancora:
I servizi dei Patronati per i cittadini sono finanziati dal Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali.
Ciò significa che ricevono soldi dallo Stato che riconosce un compenso per le attività svolte che generalmente oscilla da 35 a 175 euro, in base al numero di pratiche fatte.
In particolare, la legge stabilisce i finanziamenti ai patronati in base alla valutazione della loro attività e della loro organizzazione in relazione all'efficienza dei servizi offerti.
Precisiamo, infine, che i patronati sono sottoposti alla vigilanza del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.