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Caldaie e controlli a casa nel 2026: verifiche e ispezioni solo distanza con nuovo decreto ambiente

di Marianna Quatraro pubblicato il
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Ispezioni a distanza e una verifica ogni quattro anni: ecco come cambiano i controlli sulle caldaie di casa 2026 con il nuovo Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Un cambiamento significativo nelle modalità di verifica degli impianti termici domestici si profila all'orizzonte: dal 2026, secondo la bozza di nuovo Decreto del Presidente della Repubblica proposta dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, le verifiche per le caldaie con potenza inferiore ai 70 kilowatt potrebbero non prevedere più visite fisiche in casa. Questa possibile riforma, destinata a incidere su circa 20 milioni di impianti domestici in Italia, punta a sostituire le consuete ispezioni domiciliari con controlli documentali effettuati a distanza dagli enti preposti. Il dibattito è acceso.

Come funzionano oggi i controlli periodici sulle caldaie e cosa rischia chi non si adegua

L’attuale quadro normativo in materia di impianti termici civili è regolato dal DPR 74/2013, che disciplina i controlli periodici sull’efficienza energetica delle caldaie a servizio degli edifici. Oggi la verifica comporta principalmente due livelli:

  • Manutenzione obbligatoria: affidata a tecnici specializzati, la manutenzione deve rispettare tempistiche precise stabilite dai costruttori e, in assenza, dalle normative regionali o locali. Coinvolge sia la pulizia che la regolazione dell’impianto, comprese prove relative alla combustione e alla sicurezza.
  • Ispezioni periodiche: gli enti locali o organismi delegati effettuano ispezioni a campione direttamente presso le abitazioni per controllare sia la regolarità della manutenzione che il rispetto dei requisiti di efficienza.
Sul piano delle conseguenze in caso di inadempienza, chi non provvede ai controlli può incorrere in sanzioni amministrative anche di diverse centinaia di euro, oltre all’obbligo di regolarizzare la situazione entro un termine stabilito. Le multe sono previste sia per la mancata manutenzione che per l’assenza dei libretti di impianto aggiornati.

Nel dettaglio, il sistema sanzionatorio tiene conto della gravità della violazione, con pene più severe nei casi di omissione sistematica dei controlli o falsificazione dei documenti. L’obiettivo della legge è duplice: garantire una maggiore sicurezza contro rischi di incidenti domestici, come fughe di gas o emissioni nocive, e assicurare la coerenza con gli obiettivi ambientali di riduzione delle emissioni dannose.

Oggi la frequenza dei controlli può variare a livello regionale, con alcune zone, come la Lombardia, che prevedono ispezioni annuali su un campione di impianti, mentre in altre province le verifiche avvengono ogni due o quattro anni. 

La corretta manutenzione non rappresenta solo un obbligo legale: è anche una tutela concreta per la salute degli abitanti e per la stabilità degli edifici. I dati forniti dal Comitato Italiano Gas parlano chiaro: tra il 2019 e il 2023, oltre mille incidenti domestici sono stati associati a malfunzionamenti o anomalie non rilevate tempestivamente, con conseguenze a volte tragiche per lesioni e decessi.

Cosa prevede il nuovo decreto: stop alle ispezioni fisiche e controlli a distanza

Nella bozza di decreto attualmente in discussione, viene introdotta una rivoluzionaria modifica al sistema dei controlli: per tutte le caldaie fino a 70 kW, niente più ispezioni in presenza. Queste verifiche saranno effettuate esclusivamente a distanza, attraverso l’analisi dei dati trasmessi e della documentazione fornita dagli installatori e manutentori ai catasti degli impianti termici.

Il provvedimento, se confermato, si applicherà alla quasi totalità delle abitazioni. Basti pensare che il limite di 70 chilowatt coinvolge sia case monofamiliari che la maggioranza degli stabili plurifamiliari italiani. A partire dal 2026, le ispezioni dirette verrebbero sostituite da:

  • Controlli documentali centralizzati gestiti via piattaforme digitali regionali o provinciali
  • Analisi delle dichiarazioni di conformità e degli esiti delle manutenzioni periodiche inviate dai professionisti
L’obiettivo principale appare ridurre costi e burocrazia per le famiglie e per gli enti amministrativi, aumentando l’automatizzazione delle verifiche e liberando risorse per settori considerati più critici.

Tuttavia, secondo numerose voci del mondo professionale e associativo (tra cui l’Unione Artigiani di Milano e Monza Brianza), questa semplificazione presenta punti deboli evidenti. In primo luogo, l’efficienza dei catasti digitali degli impianti è stata criticata per incompletezza e scarsa interoperabilità tra le diverse banche dati. Le piattaforme attuali faticano a incrociare informazioni essenziali, come l’anagrafica degli edifici, i contratti di fornitura del gas e le effettive condizioni di abitabilità.

In secondo luogo, l’eliminazione delle visite fisiche rischia di depotenziare la prevenzione in materia di sicurezza e ambiente: in passato, è stata proprio la presenza di tecnici specializzati a individuare condizioni di rischio, come guasti invisibili, caldaie obsolete, dispersioni. Il controllo a distanza, se non supportato da sistemi informativi impeccabili, potrebbe risultare inefficace per monitorare realmente lo stato di salute degli apparecchi domestici.

Efficienza energetica: verso un solo controllo ogni quattro anni

Un ulteriore elemento di novità presentato nella bozza del nuovo regolamento riguarda i tempi dei controlli di efficienza energetica: la soglia minima nazionale si assesterebbe su un’unica verifica ogni quattro anni. Le Regioni potranno introdurre cadenze più serrate solo a fronte di chiare e motivate esigenze locali.

Questo scenario rappresenta un importante allentamento rispetto a molte attuali normative regionali, soprattutto in aree fortemente urbanizzate dove, fino ad oggi, erano richiesti controlli annuali o biennali su una quota di impianti domestici.

Secondo le osservazioni di diversi esperti e associazioni di settore, questa dilatazione dei tempi potrebbe comportare:

  • Rischio di trascurare anomalie e inefficienze che si manifestano progressivamente e che, senza controlli ravvicinati, potrebbero passare inosservate per anni
  • Aumento potenziale delle emissioni inquinanti, causate dal funzionamento di impianti poco efficienti o datati
  • Perdita di efficacia degli interventi di risparmio energetico, con ricadute negative sull’ambiente e sul bilancio familiare.

Le criticità dei controlli a distanza: limiti e rischi per la sicurezza e l'ambiente

Il passaggio dai controlli in presenza alle verifiche remote introduce una serie di problematiche evidenziate da chi opera nel settore termotecnico e da numerose associazioni di categoria.

Le principali criticità individuate sono:

  • Affidabilità dei sistemi informativi: la gestione dei catasti digitali degli impianti termici risulta spesso frammentata, con database regionali e provinciali che non sempre dialogano tra loro o con i sistemi anagrafici e catastali nazionali. Questo aumenta il rischio di dati errati o non incrociati, rendendo meno efficace la sorveglianza reale della sicurezza domestica.
  • Impossibilità di rilevare problematiche tecniche occulte: molte anomalie degli impianti, come microfughe di gas, usura dei componenti, emissioni di monossido di carbonio, possono sfuggire a un controllo documentale, mentre vengono riconosciute dal tecnico durante l’ispezione visiva e funzionale in loco.
  • Difficoltà di aggiornamento delle banche dati: la tempestività delle comunicazioni tra installatori, manutentori e enti pubblici è essenziale, ma le differenze organizzative tra province e regioni spesso rallentano i flussi di informazioni, lasciando fuori dal controllo milioni di impianti.
  • Maggiore vulnerabilità a errori e frodi: un sistema basato esclusivamente sull’autodichiarazione e sul caricamento di documenti online può facilitare omissioni, falsificazioni o errori involontari non verificabili senza un accesso diretto agli impianti.
Secondo i dati CIG, tra il 2019 e il 2023 sono stati registrati oltre 1.100 eventi legati a incidenti domestici da gas, con centinaia di feriti e decine di decessi ogni anno. Un allentamento delle verifiche rischia di aggravare questa situazione, soprattutto in presenza di una quota significativa di impianti obsoleti o malmanutenzionati.

Infine, sul fronte ambientale le caldaie domestiche rappresentano una fonte significativa di emissioni di polveri sottili e gas inquinanti. La scelta di ridurre frequenza e profondità dei controlli potrebbe comportare un aumento delle emissioni in contrasto con gli obiettivi nazionali di qualità dell’aria e di riduzione dell’impatto climatico.