La Carta del docente per il 2024-2025 potrebbe subire un taglio. Cosa sta succedendo e cosa dicono i sindacati su questa possibile riduzione
La Carta del Docente ha rappresentato negli anni un importante strumento di supporto per gli insegnanti italiani. Introdotta con la Legge 107/2015, questa carta elettronica offre un bonus annuale destinato all'aggiornamento e alla formazione degli insegnanti di ruolo. Tuttavia, dal 2024 l'importo previsto subirà una riduzione, dovuto a provvedimenti normativi volti a ridistribuire parte delle risorse verso altre attività formative.
La Carta del Docente è disciplinata dall'articolo 1, comma 121, della Legge 107/2015 che prevedeva un importo annuo originariamente fissato a 500 euro, per una carta elettronica destinata all'aggiornamento e alla formazione del personale docente di ruolo.
La carta è utilizzabile per una vasta gamma di acquisti formativi: libri, hardware, software e attività culturali. Uno degli obiettivi principali è stimolare l'arricchimento delle competenze didattiche e professionali attraverso corsi, sia interni al contesto scolastico che universitari. L’uso della carta è limitato alle tipologie di spesa approvate dal Ministero dell’Istruzione e le transazioni sono monitorate tramite una piattaforma dedicata che richiede accesso con credenziali SPID.
Il decreto-legge 36/2022 prevede però una riduzione progressiva del fondo destinato alla Carta del Docente, ridistribuendo le risorse per finanziare i ruoli di tutor e percorsi formativi specifici per nuovi ingressi nella professione docente. Ciò si tradurrà in una diminuzione del bonus, che scenderà a 425 euro per l'anno scolastico 2024/2025 e potrebbe ulteriormente ridursi a meno di 400 euro nel 2027, rendendo meno sostenibili le spese di aggiornamento per molti insegnanti.
Resta dunque cruciale l'analisi del quadro legislativo collegato alle misure compensative introdotte, tra cui i finanziamenti per la Scuola di Alta Formazione e la figura del "docente stabilmente incentivato". Le spese per tali iniziative verranno coperte mediante riduzione della dotazione della Carta, sollevando numerose critiche soprattutto per l’effetto negativo sui docenti precari, a cui il beneficio è stato esteso solo temporaneamente con interventi normativi e giudiziari.
Il taglio alla Carta del Docente, stabilito a partire dall'anno scolastico 2024/2025, solleva diverse preoccupazioni tra gli insegnanti e interrogativi significativi sull’efficacia e l’equità della distribuzione delle risorse destinate alla valorizzazione della professione docente. La riduzione del bonus viene giustificata dal governo con la necessità di ridistribuire le risorse verso altre iniziative nel campo educativo, mirando a contribuire allo sviluppo professionale dei nuovi docenti, pur riducendo i fondi destinati agli insegnanti già in servizio.
Con il decreto legge 36/2022, viene previsto l'impiego di 19 milioni di euro nel 2024 e 50 milioni dal 2025 per sostenere attività che includono il tutoraggio e la Scuola di Alta Formazione. Tuttavia, tali disposizioni sono criticate dai sindacati, che ritengono che l'onere finanziario di queste iniziative non debba ricadere sulle spalle degli attuali docenti di ruolo o, peggio, dei precari.
L'impatto del taglio della Carta del Docente sugli insegnanti è considerevole. Mentre il Ministero dell’Istruzione giustifica il taglio con un'ottica di sviluppo delle competenze future, il disagio tra gli insegnanti, soprattutto in tema di equità e valorizzazione della professione, persiste.
Al momento non ci sono certezze e tra pochi giorni si conoscerà l'importo esatto previsto per l'anno scolastico 2024/2025. La Carta docente, sarà infatti una delle questioni che verranno trattate durante l'incontro con il ministero dell'Istruzione fissato al 2 ottobre.
Le reazioni dei sindacati sono state immediate e decise. La FLC CGIL, insieme ad altre organizzazioni sindacali come UIL Scuola e CISL Scuola, ha espresso profonda preoccupazione per l'impatto negativo che questa riduzione potrebbe avere sulla professionalità e sulla formazione degli insegnanti. In diverse comunicazioni ufficiali, i sindacati hanno sottolineato come il taglio del bonus rappresenti un passo indietro per il riconoscimento del ruolo educativo e per il miglioramento delle competenze necessarie agli insegnanti italiani.
Nelle loro dichiarazioni, i sindacati hanno anche evidenziato la necessità di una strategia più inclusiva, che non faccia gravare i costi di nuove politiche su settori già in difficoltà. Le richieste avanzate comprendono l'aumento dei fondi destinati all'insegnamento, stipendi più alti e una revisione delle norme che attualmente regolano l'accesso al bonus, rendendolo accessibile anche ai precari senza dover ricorrere a vie legali.
Per quanto riguarda le prospettive future, il dialogo con il Ministero dell'Istruzione si pone come un passaggio fondamentale. L'incontro programmato per il 2 ottobre rappresenta un'opportunità importante per i sindacati di presentare concretamente le loro richieste e cercare di ottenere una revisione sostanziale delle politiche attuate. Tra le proposte sul tavolo, anche l'inclusione sistematica dei docenti precari nella fruizione della carta e una maggiore trasparenza nell'allocazione dei fondi.
L'obiettivo dei sindacati è quello di spingere per un riequilibrio che tuteli non solo le categorie più vulnerabili del corpo insegnante, ma che possa anche assicurare un investimento continuo e sostenibile nelle risorse umane del sistema educativo italiano.