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Che cosa sono le comunità energetiche rinnovabili, a cosa servono e chi le forma

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Comunità energetiche rinnovabili

Oltre a beneficiare dell'innovazione tecnologica e della digitalizzazione, le comunità energetiche rinnovabili assicurano una riduzione degli sprechi energetici.

In Italia sono state introdotte le comunità energetiche conformemente alla direttiva europea Red II. Ma cosa si intende esattamente per comunità energetica? Vogliamo approfondire i questo articolo tutti i dettagli rispetto a questa nuova modalità:

  • Comunità energetiche rinnovabili, che cosa sono
  • Chi forma le comunità energetiche rinnovabili

Comunità energetiche rinnovabili, che cosa sono

Una comunità energetica è una collaborazione tra cittadini, aziende, enti pubblici locali e piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie risorse con l'obiettivo di generare, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili a livello locale.

Fondamentalmente si mira a creare una rete decentralizzata che richiede la partecipazione attiva e informata di ogni cittadino: i membri della comunità sono coinvolti nelle diverse fasi di produzione, consumo e scambio di energia, promuovendo così una gestione sostenibile dell'energia all'interno di un nuovo modello energetico.

Oltre a beneficiare dell'innovazione tecnologica e della digitalizzazione, le comunità energetiche rinnovabili assicurano una riduzione degli sprechi energetici e favoriscono la condivisione di una risorsa fondamentale a un prezzo competitivo. La loro diffusione consente di soddisfare il fabbisogno energetico della popolazione e di sviluppare nuovi modelli socioeconomici incentrati sulla sostenibilità e la circolarità, evitando l'utilizzo di combustibili fossili.

Il funzionamento delle comunità energetiche può essere descritto così: dopo aver messo in funzione l'impianto, la comunità può presentare una richiesta, anche tramite un'azienda esterna delegata, al Gestore dei servizi energetici per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l'energia condivisa. Gli incentivi non vengono riconosciuti per l'intera produzione di energia, ma solo per quella condivisa all'interno della comunità, ovvero quella consumata dai membri nella stessa fascia oraria di produzione.
 

Nel caso in cui la produzione superi il consumo, alla comunità viene riconosciuto solo il valore economico dell'energia eccedente, senza altri benefici. Questa energia può essere immagazzinata in sistemi di accumulo, tipicamente batterie elettrochimiche agli ioni di litio, per essere utilizzata in momenti in cui le fonti rinnovabili non sono disponibili o quando è necessario affrontare picchi di domanda.

Chi forma le comunità energetiche rinnovabili

Esaminiamo il processo di creazione di una comunità energetica rinnovabili, nota anche come energy community. Il primo passo cruciale è la costituzione di un'entità giuridica tra i potenziali membri della comunità, che possono essere persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o amministrazioni pubbliche locali. Poiché, per legge, l'obiettivo di una comunità energetica non può essere il profitto, le forme giuridiche più comunemente adottate, per ragioni di praticità e convenienza, sono l'associazione riconosciuta o la cooperativa.

Successivamente, è essenziale individuare l'area in cui installare l'impianto di produzione, posizionandolo in prossimità dei consumatori. Ad esempio, una pmi o un'amministrazione pubblica locale possono installare un impianto fotovoltaico rispettivamente sul proprio stabilimento produttivo o su un edificio scolastico, condividendo l'energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che scelgono di far parte della comunità.

Analogamente, è possibile costituire comunità di quartiere, agricole, di borgo, e così via. L'impianto non è necessariamente di proprietà della comunità, ma può essere messo a disposizione da uno o più membri partecipanti o persino da un soggetto terzo.

La ripartizione dei ricavi tra i membri derivanti dalla vendita dell'energia in eccesso è regolata dalle regole interne della comunità energetica, stabilite liberamente attraverso un contratto di diritto privato. Ad esempio, è possibile decidere di distribuire in modo equo i profitti della vendita dell'energia tra tutti i soci, ma di premiare coloro che hanno sincronizzato i propri consumi con la produzione di energia, o addirittura di incentivare coloro che hanno messo a disposizione i propri impianti per il bene comune.

Dal punto di vista pratico, ogni membro della comunità continua a pagare la bolletta completa al proprio fornitore di energia elettrica, ma riceve periodicamente dalla comunità un importo per la condivisione dei benefici garantiti. Questo compenso, non soggetto a tassazione, equivale sostanzialmente a una riduzione della bolletta.

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