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Chi prenderà e in che percentuale il bonus 100 euro (Renzi) negli stipendi con Irpef 2025 (calcoli ed esempi)

di Marianna Quatraro pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
bonus renzi 2024

Come cambia il pagamento del bonus Renzi di 100 euro per lavoratori dipendenti con modifiche a Irpef sui redditi: chiarimenti e spiegazioni

Il bonus 100 euro, noto anche come trattamento integrativo o ex bonus Renzi, è una delle misure confermate anche per il 2025 a vantaggio dei lavoratori dipendenti e di alcune categorie assimilate. Si tratta di un'integrazione netta in busta paga che concorre a elevare il potere di acquisto delle famiglie con redditi medio-bassi, alla luce delle modifiche strutturali introdotte sull’IRPEF e delle nuove soglie di detrazione fiscale.

Bonus 100 euro negli stipendi 2025, struttura della nuova IRPEF

La riforma fiscale strutturale stabilita dalla Legge di Bilancio 2025 ha ridotto da quattro a tre le aliquote IRPEF, intervenendo direttamente sugli scaglioni di reddito e sulla platea dei potenziali beneficiari del bonus 100 euro. Le aliquote attualmente in vigore sono:

  • 23% fino a 28.000 euro di reddito complessivo;
  • 35% per redditi tra 28.001 e 50.000 euro;
  • 43% per redditi superiori a 50.000 euro.
Da segnalare l’equiparazione della no tax area tra lavoratori dipendenti e pensionati, fissata a 8.500 euro: ciò implica che chi possiede un reddito inferiore a tale soglia non paga IRPEF e pertanto non può accedere al trattamento integrativo.

Chi può avere il bonus 100 euro nel 2025, requisiti e categorie interessate

L’accesso al bonus 100 euro è regolato da criteri stringenti e aggiornati alle più recenti disposizioni normative:

  • Lavoratori dipendenti, sia del settore pubblico che privato;
  • Collaboratori coordinati e continuativi (co.co.co), stagisti, tirocinanti;
  • Lavoratori socialmente utili e soci di cooperative di produzione e lavoro;
  • Disoccupati beneficiari di indennità NASpI o DIS-COLL;
  • Lavoratori in cassa integrazione (CIG ordinaria, straordinaria, in deroga, assegno ordinario e di solidarietà);
  • Beneficiari di borse di studio, assegni o premi per motivi di studio;
  • Revisori di società, amministratori comunali e addetti della Pubblica Amministrazione;
  • Lavoratrici in maternità obbligatoria e lavoratori in congedo di paternità.
Sono esclusi i lavoratori autonomi, i professionisti titolari di partita IVA, i pensionati e gli incapienti (salvo specifiche eccezioni in presenza di ammortizzatori sociali).

Limiti reddituali e modalità di calcolo dell’importo

L’ammontare massimo del trattamento integrativo è pari a 1.200 euro annui (corrisposti in rate mensili da 100 euro ciascuna), ma il beneficio effettivo dipende dal reddito complessivo e dal rapporto tra imposta dovuta e detrazioni spettanti:

  • Redditi fino a 15.000 euro: diritto al bonus pieno, a condizione che l’imposta lorda sia superiore alle detrazioni per lavoro dipendente (1.955 euro, ridotte di 75 euro per il calcolo della capienza fiscale);
  • Redditi tra 15.001 e 28.000 euro: il bonus è riconosciuto in misura decrescente, pari alla differenza fra le detrazioni spettanti e l’IRPEF lorda. Solo chi ha capienza fiscale otterrà un bonus, comunque mai superiore a 1.200 euro l’anno;
  • Redditi superiori a 28.000 euro: nessun diritto al trattamento integrativo.
Le detrazioni utili al calcolo includono quelle per carichi di famiglia, lavoro dipendente, mutui agrari e per acquisto della prima casa (stipulati fino a fine 2025), oltre a spese sanitarie e detrazioni per interventi edilizi (ristrutturazioni, efficientamento energetico) secondo gli articoli 12 e 13 del TUIR.

Esempi pratici di calcolo

  • Un dipendente con reddito lordo annuo di 14.000 euro, imposta lorda superiore alle detrazioni spettanti (1.955 euro – 75 euro), riceverà 100 euro netti al mese per un totale di 1.200 euro all’anno.
  • Un lavoratore con reddito di 18.000 euro potrà percepire il bonus solo per la parte in cui la somma delle detrazioni supera l’imposta lorda; in caso contrario, l’importo sarà ridotto proporzionalmente. Se il lavoratore percepisce altre detrazioni (per spese sanitarie, figli a carico, ecc.), il beneficio potrà incrementarsi o ridursi in base alla situazione familiare e fiscale.

Modalità di erogazione e gestione dei conguagli

Il trattamento integrativo viene normalmente attribuito in automatico dal datore di lavoro come sostituto d’imposta, senza necessità di domanda da parte dell’interessato. Tuttavia, è possibile scegliere alternative tramite specifico modulo:
  • non applicare il bonus direttamente in busta paga e riceverlo con il conguaglio fiscale di fine anno;
  • richiedere la rinuncia esplicita al bonus se si prevede di superare i limiti di reddito durante l’anno lavorativo;
  • recuperarlo tramite dichiarazione dei redditi (modello 730/2025), utile anche per i lavoratori che hanno cambiato posizione contrattuale o sono rimasti disoccupati alla fine dell’anno.
In caso di errori di calcolo o errata attribuzione del bonus, la restituzione delle somme avverrà in 10 rate mensili se l’importo supera i 60 euro, oppure in un’unica soluzione in caso di cessazione del rapporto di lavoro.

Quando e perché il bonus 100 euro può essere ridotto o restituito

Il bonus rischia di essere restituito (in tutto o in parte) qualora il lavoratore, nel corso dell’anno, superi la soglia reddituale o veda variare sensibilmente la situazione familiare o di detrazioni:

  • Aumenti di reddito dovuti a premi produttività, straordinari, nuovi incarichi;
  • Detrazioni per spese sanitarie, familiari a carico, mutui o detrazioni edilizie che riducano la capienza d’imposta;
  • Percezione di redditi non previsti che rientrano nel computo per il diritto;
Per evitare spiacevoli conguagli è consigliato monitorare attentamente le rispettive situazioni fiscali e, in caso di dubbi, chiedere la non attribuzione automatica del bonus, per recuperarlo a saldo nel modello 730/2025.
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