Contenzioso tributario 2025: quante chance contro il Fisco? Le percentuali di vittoria aggiornate, i dati ufficiali e i fattori che influenzano l’esito delle cause
Ogni anno vengono gestite controversie nel sistema tributario, che complessivamente valgono circa 40 miliardi di euro, ovvero una quota significativa rispetto al prodotto interno lordo. Nonostante il processo di riforma e i miglioramenti strutturali della macchina giudiziaria, secondo gli ultimi dati ufficiali, le probabilità di ottenere una sentenza completamente favorevole al contribuente restano limitate. In primo grado, il 48,9% delle decisioni risultano favorevoli agli organi impositori, il 29% favorevoli ai contribuenti e circa il 10% hanno un effetto parzialmente positivo per l’istante. In appello, il tasso di successo del contribuente scende ulteriormente, con circa il 27% di esiti pienamente favorevoli.
Le possibilità concrete di ottenere un risultato favorevole in giudizio non dipendono solo dalla natura dell’atto impugnato, ma anche dalla strategia difensiva adottata e dalla qualità degli argomenti sostenuti. Non esistono casi “vinti in partenza”: l’esito dipende dalla fondatezza tecnica delle tesi, dall’adeguata raccolta di prove documentali, dalla corretta individuazione dei vizi sostanziali o procedurali dell’atto e dalla scelta dello strumento più appropriato.
Oltre alla proposizione del ricorso giudiziale entro i termini di legge (60 giorni dalla notifica), il contribuente dispone di diverse opzioni deflattive:
I recenti interventi normativi, in particolare la Legge 130/2025 e i decreti 219 e 220 del 2023, hanno ribadito l’onere della prova a carico dell’ente impositore per i fatti costitutivi della pretesa tributaria. Questo significa che, salvo casi particolari (ad esempio nell’istanza di rimborso), spetta all’Amministrazione dimostrare la fondatezza delle contestazioni. Tuttavia, il contribuente è tenuto a fornire la documentazione necessaria a supporto degli elementi impeditivi, modificativi ed estintivi.
Le novità processuali, tra cui l’introduzione della testimonianza scritta e la limitazione alle nuove prove in appello (ormai ammesse solo in via eccezionale, per cause sopravvenute o indispensabili), favoriscono una maggiore attenzione e completezza già nel primo grado di giudizio. Produzioni tardive di documenti decisivi possono comportare la compensazione delle spese, anche in caso di accoglimento del ricorso.
Le controversie di maggiore successo per il contribuente riguardano spesso vizi procedurali evidenti (mancata notifica regolare, violazione del contraddittorio, errori materiali) oppure errori nel recupero a tassazione basati su presunzioni infondate e non supportate da elementi gravi, precisi e concordanti. È cruciale, altresì, una valutazione professionale su ogni singolo avviso di accertamento, privilegiando la produzione tempestiva di ogni prova a proprio favore.
Nel 2025 si consolida la tendenza di riduzione dei tempi decisionali e di digitalizzazione del processo, con ricadute positive su efficienza e trasparenza. Oltre il 98% degli atti di primo grado e il 96% di quelli d’appello sono completamente digitali. La durata delle cause si attesta mediamente su un anno in primo grado, mentre quelle giudicate con procedure semplificate, ossia in esito all’istanza di sospensione, subiscono un’ulteriore accelerazione.
Le controversie tributarie sono ormai connotate da una rigorosa applicazione del principio di soccombenza: il contribuente che propone un ricorso infondato o carente rischia la condanna al pagamento delle spese legali dell’Agenzia delle Entrate, oggi quantificate secondo i parametri ridotti del 20% rispetto alle tariffe forensi ordinarie. Solo la sussistenza di ragioni speciali, come la soccombenza reciproca, la produzione tardiva di documenti determinanti per motivi non imputabili, o situazioni giuridiche oggettivamente controverse, legittima la compensazione delle spese. Il contribuente soccombente, pertanto, dovrà valutare assai attentamente le possibilità di successo e le conseguenze economiche del giudizio.
La maggiore incidenza di controlli automatici su partite Iva e imprese ha incentivato adesioni ai nuovi strumenti deflattivi come l’accertamento con adesione e la definizione agevolata dei tributi. Inoltre le modalità per l’opposizione agli atti impositivi, anche tramite ricorso telematico, rientrano nella strategia complessiva di semplificazione e trust-building perseguita dal legislatore.