Chi può accedere alla flat tax per i nuovi residenti, come funziona, i suoi vantaggi fiscali e le principali criticità della misura.
L'Italia si è affermata negli ultimi anni come una delle principali destinazioni europee per individui con patrimoni elevati, proponendo un'innovativa forma di tassazione denominata flat tax per i nuovi residenti con alto reddito. Il meccanismo, rinnovato più volte nella sua struttura, prevede un'imposta sostitutiva forfettaria sui redditi prodotti all'estero da chi trasferisce la residenza fiscale in Italia, evitando l'applicazione ordinaria delle aliquote progressive dell'Irpef. Il regime si rivolge a chi dispone di ingenti capitali o gestisce asset internazionali rilevanti, acuendo la competizione tra Stati per attrarre investitori e professionisti di élite.
L'attrattività di questa misura risiede nella certezza dell'onere fiscale annuale indipendentemente dall'entità dei redditi dichiarati oltre confine, rendendo prevedibile e vantaggiosa la pianificazione finanziaria. Inoltre, la possibilità di estendere la medesima agevolazione ai familiari conviventi accresce l'appeal del sistema, rivolto a manager, imprenditori e sportivi con background globale.
Il fenomeno del cosiddetto "turismo fiscale" coinvolge non solo nuovi arrivi ma anche cittadini italiani di ritorno dopo una lunga residenza all'estero. Questa cornice si inserisce in un contesto internazionale in cui il Regno Unito e altri Stati hanno progressivamente limitato i regimi agevolati, incrementando i flussi verso l'Italia.
Il regime di favore dedicato a individui ad alta capacità contributiva è stato introdotto ufficialmente in Italia con l'articolo 24-bis del Testo Unico delle Imposte sui Redditi (TUIR) nell'ambito della Legge di Bilancio 2017. Inizialmente, la misura prevedeva il pagamento di una tassa forfettaria annua di 100.000 euro, importo portato a 200.000 euro per i nuovi ingressi successivamente al Decreto Omnibus 2024. Questo quadro legislativo è stato fondamentale per differenziare l'offerta italiana nel panorama europeo, consentendo una gestione semplificata e trasparente degli obblighi fiscali sui redditi di fonte estera.
L'evoluzione della normativa è stata dettata dall'esigenza di rendere l'Italia attrattiva rispetto a Paesi come Regno Unito, Spagna e Portogallo che storicamente ospitavano regimi fiscali di favore. Il sistema si è arricchito di molteplici chiarimenti e prassi, tra cui le risoluzioni dell'Agenzia delle Entrate, che ne hanno specificato l'applicazione pratica e i vincoli di accesso. Le modifiche più recenti, pubblicate nella Legge 7 ottobre 2024, n. 143, hanno alzato la soglia dell'imposta, sancendo però la continuità dell'agevolazione per chi aveva già aderito al regime antecedentemente. L'applicazione del provvedimento è parte della strategia nazionale di attrarre capitali stranieri, ribadendo tuttavia la necessità di conformarsi alle regole di trasparenza fiscali europee.
L'accesso alla tassazione agevolata è riservato a chi non ha avuto la residenza fiscale in Italia per almeno nove dei dieci anni precedenti la presentazione della domanda. Tale requisito è finalizzato a limitare la platea degli aventi diritto a soggetti effettivamente nuovi sul territorio. La procedura richiede un trasferimento reale della residenza fiscale, che comporta la permanenza per almeno 183 giorni l'anno in Italia e l'iscrizione all'Anagrafe della Popolazione Residente.
L'iter di accesso comprende la presentazione obbligatoria di un'apposita "istanza di interpello" presso l'Agenzia delle Entrate, la quale verifica la sussistenza dei requisiti e risponde entro 90 giorni dall'istanza, eventualmente prorogabili di altri 60 giorni. Questa procedura, sebbene di natura amministrativa, consente di ottenere certezza legale circa l'ammissibilità al regime già prima del trasferimento effettivo. In caso di famiglia, è possibile includere conviventi e discendenti nell'agevolazione, corrispondendo per ogni soggetto aggiuntivo un onere di 25.000 euro annui. Il mancato rispetto dei termini o delle condizioni, oppure il pagamento tardivo dell'imposta, comporta l'esclusione dal beneficio e il ritorno al regime ordinario. Per riassumere:
La tassazione agevolata opera sul principio di imposta unica annuale: il richiedente versa 200.000 euro l'anno, indipendentemente dall'ammontare reale dei redditi percepiti all'estero. Per ciascun familiare incluso, è prevista una somma aggiuntiva di 25.000 euro. L'applicazione massima del regime è fissata in 15 anni, durante i quali la posizione può essere revocata unilateralmente dall'interessato, senza possibilità di reintegro in caso di uscita anticipata. I beneficiari possono mantenere il regime fino alla naturale scadenza, salvo decadere dal diritto in assenza di un pagamento tempestivo.
L'imposta copre tutti i redditi di fonte estera, che restano esclusi dalla progressività Irpef e dalla tassazione ordinaria italiana. I redditi prodotti in Italia rimangono soggetti a regimi fiscali ordinari. Sono escluse alcune plusvalenze nei primi cinque anni.
L'adesione comporta anche l'esonero dal monitoraggio fiscale di attività e patrimoni detenuti all'estero (Quadro RW), nonché dal pagamento di IVIE e IVAFE. Sono previsti benefici accessori come l'esenzione da imposte su successioni e donazioni relative a beni esteri
Le somme dovute vanno versate annualmente entro le scadenze fiscali nazionali. Nel caso in cui i requisiti non dovessero più essere rispettati, il regime decade e si applicano le ordinarie regole di tassazione.
Il principale vantaggio della tassa forfettaria annuale è la drastica riduzione del peso fiscale complessivo rispetto alle aliquote progressive dell'Irpef, che in Italia raggiungono un massimo del 43%. Con il versamento di un importo fisso, soggetti con redditi esteri elevati risparmiano importi notevoli rispetto alle trattenute di molti altri Paesi europei. L'eliminazione dell'obbligo di monitoraggio e delle imposte patrimoniali estere (IVIE e IVAFE) semplifica la gestione amministrativa e tutela la privacy finanziaria:
Secondo i dati rilasciati dalla Corte dei Conti e dall'Agenzia delle Entrate, l'affluenza al regime forfettario da parte di contribuenti ad alto reddito è risultata costante e in crescita. Nel periodo compreso tra il 2020 e il 2023 si sono registrati quasi 2.900 beneficiari principali e oltre 1.100 familiari, per un totale prossimo a 4.000 persone fiscalmente attratte in Italia. Nel solo 2023, sono stati circa 1.500 i nuovi contribuenti, di cui oltre un migliaio titolari principali.
Il gettito complessivo derivante dalla flat tax per i nuovi residenti, dal 2017 al 2023, supera i 315 milioni di euro, con una quota marginale rispetto al bilancio statale, ma significativa per il target di riferimento. Tali dinamiche sono attese in forte crescita con le recenti restrizioni dei regimi “non-dom” in Regno Unito, che potrebbero incrementare ulteriormente i flussi verso l'Italia nei prossimi anni.
Nonostante l'efficacia nell'attrarre capitali, la misura presenta diverse criticità sollevate da istituzioni e commentatori. La Corte dei Conti, ad esempio, ha evidenziato l'assenza di rilevazioni o strumenti di monitoraggio che permettano di valutare l'impatto concreto sull'economia reale e sul tessuto produttivo italiano. Manca un vincolo che obblighi i beneficiari a investire o generare occupazione stabile, fattori che riducono la prospettiva di sviluppo diretto per il Paese. In pratica: