Il fenomeno del rientro degli italiani dall'estero viene analizzato attraverso i profili, le motivazioni e le difficoltà di chi torna, valutando incentivi e impatti sul mercato del lavoro e sulla società italiana.
L'Italia vive un fenomeno rilevante: il ritorno di cittadini che, dopo aver risieduto all'estero, scelgono di fare ritorno nella Penisola. Secondo i recenti dati, il flusso di rientro, pur inferiore rispetto alle partenze, è in crescita costante negli ultimi anni, con oltre 90.000 rientri registrati nel 2022 secondo la Fondazione Migrantes.
Si tratta di persone con esperienze lavorative e formative all'estero, spesso dotati di competenze strategiche. Questi ritorni portano con sé sia nuove competenze, sia sfide legate all'inserimento, riflettendo una dinamica sociale complessa che coinvolge aspetti personali, professionali ed economici, e che ha effetti importanti sul tessuto sociale e produttivo nazionale.
Analizzando chi sono gli italiani che scelgono di tornare, emergono profili molto diversificati. Rientrano sia giovani adulti sia professionisti affermati, spesso dopo un lungo periodo trascorso in Europa o oltreoceano. Tra i protagonisti di questi percorsi spiccano dottorandi, ricercatori, manager, software developer ed esperti di data science, ma anche figure con mansioni amministrative, tecniche e operative. Negli ultimi anni è aumentata la quota degli over 40, spesso mossi da esigenze familiari o dal desiderio di una maggiore stabilità. Tuttavia, una percentuale significativa riguarda anche chi ha deciso di tornare per avviare imprese innovative o sfruttare la possibilità di lavoro da remoto:
Il percorso del ritorno, tuttavia, è caratterizzato da sfide complesse. Il reinserimento nel mercato del lavoro italiano rappresenta spesso un passaggio critico. Diversi fattori contribuiscono alle difficoltà incontrate da chi rientra, tra cui un sistema lavorativo locale meno flessibile rispetto a quello estero, le differenze nella cultura aziendale, e la scarsa valorizzazione delle competenze internazionali:
Il legislatore italiano ha introdotto diverse misure per incentivare il rientro e valorizzare il capitale umano formato all'estero. Tra queste spiccano il regime fiscale per i rimpatriati, che garantisce per cinque anni una tassazione agevolata a chi trasferisce la residenza dopo periodi di permanenza all'estero, e una serie di programmi di agevolazione dedicati a lavoratori e ricercatori.
Tuttavia, secondo le analisi, questi strumenti presentano dei limiti:
Il fenomeno del rientro ha un impatto rilevante sull'economia nazionale. Il rientro di risorse altamente qualificate contribuisce alla crescita del capitale umano interno, potenziando innovazione e produttività. Tuttavia, la portata di questi ritorni non compensa ancora la perdita annuale di talenti: tra il 2013 e il 2019 si stima una perdita di 300.000 laureati, con un costo di 16 miliardi di euro in investimenti formativi non recuperati:
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Anno |
Partenze |
Rientri |
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2011-2023 |
550.000 |
172.000 |
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2022 (stima) |
100.000 |
37.000 |
Il ritorno dei professionisti può produrre effetti benefici:
Confrontare i percorsi di chi torna, chi parte e chi resta nel Paese permette di leggere in modo più profondo la trasformazione dell'identità italiana. La nuova emigrazione non coinvolge solo i cosiddetti “cervelli” o le élite culturali: è ormai un fenomeno trasversale che interessa giovani diplomati, lavoratori qualificati e famiglie intere, spesso motivate dalla ricerca di migliori condizioni di vita e lavoro.
Questa pluralità di percorsi conduce a una ridefinizione della percezione dell'Italia stessa, che si riflette nella nascita di una comunità di italiani globali: cittadini che adottano visioni multiculturali e sviluppano un senso di appartenenza mobile. Da una parte si alimentano flussi di ritorno consapevoli, dall'altra si rafforza l'interconnessione tra chi è rimasto e chi vive fra più paesi, portando nuove abitudini, orizzonti e valori nella società italiana: