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Medicina aperta a tutti, pronta una valanga di ricorsi al Tar a gennaio per i promossi non ammessi. E vinceranno

di Marcello Tansini pubblicato il
Accuse degli studenti

La riforma per l'accesso a Medicina ha generato un paradosso: studenti promossi ma esclusi, università impreparate e nuove criticità per il sistema sanitario.

Presentata come risposta all'esigenza di maggiore equità, la normativa sulla riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia ha sollevato un paradosso: studentesse e studenti che superano con successo tutte le prove, ma risultano comunque esclusi dalla prosecuzione degli studi. La nuova modalità di selezione, incentrata sul cosiddetto "semestre aperto" e la successiva graduatoria, non elimina il limite dei posti programmati nazionali, quindi molti candidati, pur avendo ottenuto valutazioni positive agli esami intermedi, non potranno accedere al secondo semestre.

Questo scenario, già al centro di analisi da parte di esperti e rappresentanti delle università, interroga sulla reale efficacia di una riforma che, pur semplificando l'accesso, rischia di tradursi in una semplice traslazione del problema. Il dibattito giuridico e sociale che ne è nato evidenzia i rischi di un sistema che, pur puntando alla meritocrazia, potrebbe finire per creare nuove forme di esclusione.

Come funziona la nuova selezione per Medicina: dal semestre aperto alla graduatoria

La recente normativa prevede che, a partire dall'anno accademico 2025/26, chi desidera intraprendere la carriera medica possa iscriversi liberamente al primo semestre universitario. Durante questo periodo, aperto a tutti gli aspiranti, vengono erogati corsi di base come biologia, chimica e anatomia, modulati su programmi definiti dal Ministero. La selezione avviene al termine dei primi mesi tramite tre prove scritte standardizzate a livello nazionale, ma somministrate localmente dagli atenei. Sulla base dei punteggi ottenuti, viene redatta una graduatoria che consente agli studenti con i risultati migliori di accedere al secondo semestre dei corsi di Medicina:

Fase

Caratteristiche

Semestre aperto

Iscrizione libera, lezioni di base, accesso per tutti gli interessati

Esami di profitto

Tre prove scritte a quiz e completamento, uguali su scala nazionale

Graduatoria

Solo i migliori accedono al secondo semestre di Medicina

Ai candidati non rientrati nella graduatoria per proseguire in Medicina viene riconosciuta la possibilità di reindirizzarsi verso altre facoltà vicine (come Biologia, Biotecnologie o Infermieristica), conservando tuttavia i crediti maturati. La riforma richiama in parte il modello adottato in Francia, mantenendo tuttavia la soglia nazionale dei posti programmati e lasciando agli atenei la gestione dei passaggi. L'obiettivo dichiarato è superare le criticità dei test unici a crocette, puntando a una valutazione meritocratica più articolata e uniforme.

I principali problemi della riforma: criticità giuridiche, organizzative e sociali

Le nuove regole hanno sollevato diversi interrogativi e critiche da parte di docenti, associazioni di categoria e rappresentanti degli studenti. Dal punto di vista giuridico, uno degli aspetti più discussi riguarda l'utilizzo degli esami di profitto come prove concorsuali: una soluzione che, secondo molti esperti, si discosta sia dalla funzione formativa delle prove universitarie sia dai principi delle selezioni pubbliche ispirate all'articolo 97 della Costituzione italiana. Si pone pertanto il rischio di incappare in vizi di costituzionalità, specialmente per la figura degli "studenti promossi non ammessi", ovvero coloro che, pur avendo dimostrato adeguata preparazione, restano esclusi per una questione di punteggio:

  • Rischio di disparità territoriali: ogni ateneo applica programmi, modalità e strutture differenti, lasciando spazio a potenziali disparità tra i candidati;
  • Impatto organizzativo: la crescita esponenziale del numero di iscritti impone alle università di riorganizzarsi rapidamente, senza garanzie che le strutture esistenti siano sufficienti;
  • Problemi sociali: il costo aggiuntivo a carico delle famiglie, l'ansia generata dalla pressione competitiva e il rischio di allontanare i candidati meno abbienti aggravano le disuguaglianze di accesso alla carriera medico-sanitaria;
  • Mancata programmazione sanitaria: la difficoltà di allineare la formazione alle reali esigenze del sistema sanitario nazionale può generare squilibri tra domanda e offerta eccessiva di medici.

Il caso dei promossi non ammessi e l'esperienza francese

Tra le criticità principali si evidenzia la situazione paradossale degli studenti che, pur superando tutte le prove, non accedono per carenza di posti disponibili. Questa figura del "promosso non ammesso", introdotta formalmente con la riforma, ha pochi precedenti negli ordinamenti accademici italiani e richiama, con importanti differenze, il modello francese. In Francia, agli esclusi dalla graduatoria dopo il primo anno non è data la possibilità di ricorrere alle vie legali con le stesse modalità previste dal diritto amministrativo italiano.

Nella versione italiana, al contrario, gli studenti possono presentare ricorso presso il TAR per mettere in discussione valutazioni, modalità delle prove o presunti vizi di forma. L'esperienza transalpina suggerisce che la selezione al termine del semestre aperto non risolve il problema della concentrazione di richieste né quello dell'insoddisfazione diffusa tra i candidati esclusi. In Italia, la possibilità di tutela amministrativa aggiunge inoltre complessità e rischi di contenziosi massivi.
In questo contesto, la comparazione con l'estero offre spunti utili ma mostra anche la peculiarità di alcune scelte normative locali, che rischiano di rivelarsi controproducenti sia in termini di gestione dei flussi che di effettiva tutela dei diritti degli studenti motivati e preparati.

Università impreparate e impatto sulla qualità della formazione

Numerosi atenei italiani segnalano forti difficoltà nell'adattamento a un improvviso aumento degli iscritti. Molte facoltà, prive di strutture adeguate, sarebbero costrette a ricorrere a forme ibride di didattica o ridurre la presenza in laboratorio, pregiudicando la qualità dell'insegnamento e della formazione pratica. Il rischio di sovraffollamento delle aule è reale: il rapporto studenti/docente potrebbe peggiorare a tal punto da rendere poco efficace il percorso di apprendimento.

La pressione sugli atenei comporterebbe anche un maggiore ricorso a soluzioni temporanee e in parte penalizzanti, come la didattica a distanza forzata o turni prolungati, elementi che incidono negativamente sull'esperienza formativa degli studenti. Sul medio-lungo periodo, una cattiva programmazione rischia di intaccare il percorso di crescita dei futuri professionisti della salute, con ripercussioni tangibili anche sull'efficienza e la sicurezza delle cure mediche prestate alla popolazione.

Le conseguenze per studenti, famiglie e sistema sanitario nazionale

L'introduzione del semestre aperto e la nuova modalità di selezione portano conseguenze non solo sugli studenti, ma anche sulle famiglie e sull'intero sistema sanitario nazionale. Dal punto di vista degli iscritti, la possibilità di frequentare liberamente il primo semestre genera aspettative spesso disattese, con il rischio di frustrazioni e perdita di tempo prezioso qualora si venga esclusi successivamente. Dal punto di vista economico, il nuovo sistema comporta oneri crescenti: l'iscrizione universitaria sostituisce la vecchia tassa di partecipazione al concorso, traducendosi in una maggiore spesa per migliaia di famiglie:

  • Aumento dell'ansia dovuta alla corsa ai punteggi più alti e non al raggiungimento di una soglia di sufficienza;
  • Investimenti in corsi privati di preparazione sempre più diffusi, con potenziali effetti di disuguaglianza sociale;
  • Rischio di abbandono degli studi per chi viene escluso dopo aver investito mesi (e risorse) nella preparazione;
  • Perdita di motivazione e dispersione di talenti non selezionati nella breve finestra temporale dei primi mesi.
Sul fronte del sistema sanitario nazionale, la programmazione a lungo termine dei fabbisogni rischia di venire compromessa dall'imprevedibilità delle iscrizioni e dalla formazione di una "plethora medica" poco controllata. L'impatto sugli altri corsi di laurea affini è altrettanto rilevante, con il rischio di "cestinazione" delle discipline sanitarie considerate meno attrattive.

Effetti sulla programmazione del SSN, rischi di sovraffollamento e pletora medica

Secondo gli studi condotti dalle principali associazioni di categoria, la mancata programmazione dei fabbisogni rischia di produrre una sovrabbondanza di laureati in Medicina rispetto al reale assorbimento del SSN. Le previsioni al 2028-2032 segnalano uno squilibrio potenziale tra neolaureati e pensionamenti, prospettando un numero di medici superiore alle necessità del sistema e una diminuzione progressiva della qualità dell'inserimento lavorativo.

  • Sovraffollamento nei primi anni accademici, con pochi benefici sul lungo termine;
  • Difficoltà di allineamento tra accesso a Medicina e corsi di specializzazione post-lauream, con il rischio concreto di "imbuto formativo";
  • Possibile incremento delle fughe verso il settore privato o l'estero, nel caso di saturazione delle professioni mediche sul territorio nazionale.
Le politiche di indirizzamento degli ingressi, non coordinate in modo efficiente fra Ministero della Salute e Ministero dell'Università, espongono il sistema al pericolo di spreco di risorse pubbliche, perdita di professionalità e disorganizzazione nella gestione complessiva della sanità pubblica e privata.

Le prospettive dei ricorsi al Tar e la prevedibile ondata di contenziosi

Nonostante l'introduzione del semestre aperto miri a ridurre le cause di contestazione tipiche dei vecchi test a risposta multipla, molti esperti ritengono plausibile un aumento dei ricorsi amministrativi, soprattutto a partire dal gennaio successivo alle graduatorie. Il rischio è che la nuova riforma accesso a Medicina ricorsi generi un'ondata di contenziosi da parte dei candidati esclusi, alimentata dalla percezione di disparità nella valutazione degli esami, da errori procedurali o da presunti favoritismi interni alle università:

  • Possibili ricorsi motivati da mancanza di trasparenza nei criteri di correzione degli esami;
  • Contestazioni per disparità tra atenei o difficoltà nelle conversioni di punteggio;
  • Aumento dei casi di ricorso individuale, ma anche azioni collettive qualora emergano criticità comuni nelle prove o nelle graduatorie.
Osservatori legali indipendenti hanno già segnalato come l'elevato numero di studenti esclusi e la peculiarità normativa italiana possano dare luogo a numerose controversie davanti al Tribunale Amministrativo Regionale. Il rischio è che il contenzioso, invece di diminuire, si trasformi da "massivo" a "diffuso", con effetti di lunga durata sulla certezza del diritto e sulla serenità degli operatori universitari e degli studenti.