La riforma per l'accesso a Medicina ha generato un paradosso: studenti promossi ma esclusi, università impreparate e nuove criticità per il sistema sanitario.
Presentata come risposta all'esigenza di maggiore equità, la normativa sulla riforma dell'accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia ha sollevato un paradosso: studentesse e studenti che superano con successo tutte le prove, ma risultano comunque esclusi dalla prosecuzione degli studi. La nuova modalità di selezione, incentrata sul cosiddetto "semestre aperto" e la successiva graduatoria, non elimina il limite dei posti programmati nazionali, quindi molti candidati, pur avendo ottenuto valutazioni positive agli esami intermedi, non potranno accedere al secondo semestre.
Questo scenario, già al centro di analisi da parte di esperti e rappresentanti delle università, interroga sulla reale efficacia di una riforma che, pur semplificando l'accesso, rischia di tradursi in una semplice traslazione del problema. Il dibattito giuridico e sociale che ne è nato evidenzia i rischi di un sistema che, pur puntando alla meritocrazia, potrebbe finire per creare nuove forme di esclusione.
La recente normativa prevede che, a partire dall'anno accademico 2025/26, chi desidera intraprendere la carriera medica possa iscriversi liberamente al primo semestre universitario. Durante questo periodo, aperto a tutti gli aspiranti, vengono erogati corsi di base come biologia, chimica e anatomia, modulati su programmi definiti dal Ministero. La selezione avviene al termine dei primi mesi tramite tre prove scritte standardizzate a livello nazionale, ma somministrate localmente dagli atenei. Sulla base dei punteggi ottenuti, viene redatta una graduatoria che consente agli studenti con i risultati migliori di accedere al secondo semestre dei corsi di Medicina:
Fase |
Caratteristiche |
Semestre aperto |
Iscrizione libera, lezioni di base, accesso per tutti gli interessati |
Esami di profitto |
Tre prove scritte a quiz e completamento, uguali su scala nazionale |
Graduatoria |
Solo i migliori accedono al secondo semestre di Medicina |
Ai candidati non rientrati nella graduatoria per proseguire in Medicina viene riconosciuta la possibilità di reindirizzarsi verso altre facoltà vicine (come Biologia, Biotecnologie o Infermieristica), conservando tuttavia i crediti maturati. La riforma richiama in parte il modello adottato in Francia, mantenendo tuttavia la soglia nazionale dei posti programmati e lasciando agli atenei la gestione dei passaggi. L'obiettivo dichiarato è superare le criticità dei test unici a crocette, puntando a una valutazione meritocratica più articolata e uniforme.
Le nuove regole hanno sollevato diversi interrogativi e critiche da parte di docenti, associazioni di categoria e rappresentanti degli studenti. Dal punto di vista giuridico, uno degli aspetti più discussi riguarda l'utilizzo degli esami di profitto come prove concorsuali: una soluzione che, secondo molti esperti, si discosta sia dalla funzione formativa delle prove universitarie sia dai principi delle selezioni pubbliche ispirate all'articolo 97 della Costituzione italiana. Si pone pertanto il rischio di incappare in vizi di costituzionalità, specialmente per la figura degli "studenti promossi non ammessi", ovvero coloro che, pur avendo dimostrato adeguata preparazione, restano esclusi per una questione di punteggio:
Nella versione italiana, al contrario, gli studenti possono presentare ricorso presso il TAR per mettere in discussione valutazioni, modalità delle prove o presunti vizi di forma. L'esperienza transalpina suggerisce che la selezione al termine del semestre aperto non risolve il problema della concentrazione di richieste né quello dell'insoddisfazione diffusa tra i candidati esclusi. In Italia, la possibilità di tutela amministrativa aggiunge inoltre complessità e rischi di contenziosi massivi.
In questo contesto, la comparazione con l'estero offre spunti utili ma mostra anche la peculiarità di alcune scelte normative locali, che rischiano di rivelarsi controproducenti sia in termini di gestione dei flussi che di effettiva tutela dei diritti degli studenti motivati e preparati.
Numerosi atenei italiani segnalano forti difficoltà nell'adattamento a un improvviso aumento degli iscritti. Molte facoltà, prive di strutture adeguate, sarebbero costrette a ricorrere a forme ibride di didattica o ridurre la presenza in laboratorio, pregiudicando la qualità dell'insegnamento e della formazione pratica. Il rischio di sovraffollamento delle aule è reale: il rapporto studenti/docente potrebbe peggiorare a tal punto da rendere poco efficace il percorso di apprendimento.
La pressione sugli atenei comporterebbe anche un maggiore ricorso a soluzioni temporanee e in parte penalizzanti, come la didattica a distanza forzata o turni prolungati, elementi che incidono negativamente sull'esperienza formativa degli studenti. Sul medio-lungo periodo, una cattiva programmazione rischia di intaccare il percorso di crescita dei futuri professionisti della salute, con ripercussioni tangibili anche sull'efficienza e la sicurezza delle cure mediche prestate alla popolazione.
L'introduzione del semestre aperto e la nuova modalità di selezione portano conseguenze non solo sugli studenti, ma anche sulle famiglie e sull'intero sistema sanitario nazionale. Dal punto di vista degli iscritti, la possibilità di frequentare liberamente il primo semestre genera aspettative spesso disattese, con il rischio di frustrazioni e perdita di tempo prezioso qualora si venga esclusi successivamente. Dal punto di vista economico, il nuovo sistema comporta oneri crescenti: l'iscrizione universitaria sostituisce la vecchia tassa di partecipazione al concorso, traducendosi in una maggiore spesa per migliaia di famiglie:
Secondo gli studi condotti dalle principali associazioni di categoria, la mancata programmazione dei fabbisogni rischia di produrre una sovrabbondanza di laureati in Medicina rispetto al reale assorbimento del SSN. Le previsioni al 2028-2032 segnalano uno squilibrio potenziale tra neolaureati e pensionamenti, prospettando un numero di medici superiore alle necessità del sistema e una diminuzione progressiva della qualità dell'inserimento lavorativo.
Nonostante l'introduzione del semestre aperto miri a ridurre le cause di contestazione tipiche dei vecchi test a risposta multipla, molti esperti ritengono plausibile un aumento dei ricorsi amministrativi, soprattutto a partire dal gennaio successivo alle graduatorie. Il rischio è che la nuova riforma accesso a Medicina ricorsi generi un'ondata di contenziosi da parte dei candidati esclusi, alimentata dalla percezione di disparità nella valutazione degli esami, da errori procedurali o da presunti favoritismi interni alle università: