Dal 2006 il tuo sito imparziale su Lavoro, Fisco, Investimenti, Pensioni, Aziende ed Auto

Chi sono i parlamentari e politici che guadagnano di più? E soprattutto grazie a quali lavori extra?

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Chi sono i parlamentari e politici

La questione dei guadagni dei parlamentari è destinata a rimanere un argomento di discussione acceso, soprattutto in un contesto economico complesso come quello attuale.

Nel panorama politico italiano, il reddito dei parlamentari è spesso al centro di accesi dibattiti. Le dichiarazioni reddituali annuali, rese pubbliche come da normativa, offrono uno spaccato su quanto guadagnano i politici e, soprattutto, sulle fonti di questi introiti. Tra conferenze internazionali, consulenze di alto profilo, attività editoriali e investimenti personali, alcuni parlamentari superano di gran lunga il reddito medio nazionale, suscitando domande e perplessità sull'equità e la trasparenza. Vediamo da vicino:

  • Matteo Renzi: il politico più ricco del Parlamento italiano
  • Il peso degli investimenti e delle partecipazioni societarie
  • Un divario sempre più marcato con i cittadini comuni

Matteo Renzi: il politico più ricco del Parlamento italiano

Matteo Renzi, leader di Italia Viva, si conferma in testa alla classifica con un reddito dichiarato superiore a 2,3 milioni di euro nel 2023. Gran parte di questi guadagni deriva da attività extrapolitiche, come conferenze internazionali e contratti editoriali. Renzi è richiesto come speaker in eventi globali, grazie alla sua esperienza politica e alla capacità di affrontare tematiche legate alla geopolitica e all’economia. Questa attività gli consente di percepire cachet di rilievo, spesso in dollari, provenienti da istituzioni accademiche, think tank e forum prestigiosi.

Il peso degli investimenti e delle partecipazioni societarie

Molti parlamentari, oltre al loro compenso politico, beneficiano di rendite immobiliari o della gestione di partecipazioni in società private. È il caso, ad esempio, di figure come Silvio Berlusconi, che per decenni ha detenuto il controllo del colosso mediatico Mediaset e di Fininvest. Nonostante la redistribuzione dell’impero familiare ai suoi eredi, Berlusconi ha continuato a dichiarare redditi elevatissimi fino agli ultimi anni della sua vita politica.

Un altro esempio rilevante è quello di Carlo Calenda, leader di Azione, il cui passato da dirigente in Ferrari e Interporto di Bologna continua a riflettersi su entrate consistenti da consulenze aziendali e partecipazioni economiche. Anche altri parlamentari hanno dichiarato di possedere quote di aziende attive in settori strategici come energia, edilizia e tecnologia.

Non mancano i parlamentari che continuano a esercitare professioni di alto profilo accanto all’attività politica. Ad esempio, il senatore Andrea Crisanti, noto microbiologo, mantiene incarichi accademici e consulenze scientifiche, che contribuiscono al suo reddito complessivo. Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha aumentato i suoi guadagni grazie a collaborazioni accademiche e alla pubblicazione di libri che trattano temi di attualità e diritto costituzionale.

Un divario sempre più marcato con i cittadini comuni

Il reddito medio pro capite in Italia si aggira intorno ai 22.000 euro annui, una cifra lontanissima dai guadagni di molti parlamentari. Questa disparità non solo solleva interrogativi sull’equità, ma alimenta un senso di distanza tra la classe politica e la cittadinanza. Per molti, i redditi milionari di alcuni politici rappresentano un simbolo delle disuguaglianze economiche del Paese.

La legge italiana consente ai parlamentari di esercitare altre attività professionali, purché non interferiscano con il mandato elettorale. Questo ha portato molti esponenti politici a diversificare le loro fonti di reddito, anche in settori lontani dalla politica.

La pubblicazione dei redditi parlamentari è uno strumento di trasparenza, ma spesso non basta a dissipare i dubbi sull'etica di alcuni guadagni extrapolitici. Organizzazioni civiche e associazioni chiedono da anni una maggiore regolamentazione affinché i parlamentari si dedichino con maggiore esclusività al loro ruolo istituzionale.