L'autostrada Asti-Cuneo, lunga e complessa nella sua realizzazione, è finalmente finita e si può utilizzare, rappresentando una svolta per la viabilità piemontese. Tutta la storia, i benefici per viaggiatori & imprese, i costi e le prospettive future.
L’Asti-Cuneo rappresenta uno dei casi più significativi di infrastrutture attese a lungo nel Nord Ovest italiano. L’idea di collegare efficacemente due dei principali capoluoghi piemontesi nasce negli anni Ottanta, in un contesto caratterizzato da forti esigenze di sviluppo economico e dalla necessità di superare l’isolamento geografico di vaste aree della provincia di Cuneo. L’obiettivo fondamentale era quello di rafforzare i collegamenti fra aree produttive e logistiche, consentendo uno scorrimento più rapido del traffico merci e passeggeri verso le direttrici est-ovest e verso i porti liguri.
La prima concessione fu firmata nel 1991, ma la storia di questa tratta si è snodata tra ripetuti slittamenti, difficoltà finanziarie e continui aggiornamenti progettuali. L’urgenza, dettata dallo sviluppo del polo agro-alimentare, manifatturiero e turistico della zona, si è di fatto scontrata per decenni con vincoli tecnici e mancata continuità amministrativa, alimentando le aspettative di una soluzione definitiva per il territorio. Le motivazioni che hanno guidato la realizzazione si sono rafforzate col tempo, confermando la strategicità dell’arteria sia per la mobilità locale sia per l’interconnessione con le grandi rotte mercantili europee e con la rete delle infrastrutture piemontesi.
Il completamento di questo collegamento autostradale risponde dunque non solo a una necessità logistica, ma anche a una più profonda esigenza di rilancio competitivo ed attrattività per l’intera regione, sostenendo investimenti e rafforzando la coesione fra territori ad alto valore aggiunto.
Disposta come una zeta rovesciata attraverso il Piemonte sud-occidentale, la tratta oggi operativa dell’A33 misura circa 90 chilometri e si articola in due tronchi principali: il primo collega Asti est all’area di Alba, mentre il secondo si estende fino a Marene, innestandosi sull’A6 Torino-Savona. Questa configurazione garantisce l’innesto sulla A21 Torino-Piacenza-Brescia e una connessione fluida con la viabilità nazionale ed europea.
Il completamento della tratta tra Alba Ovest e Cherasco, grazie alla recente apertura in doppio senso di circolazione, ha finalmente dato continuità a un itinerario da decenni interrotto su un viadotto sospeso. Tra le peculiarità, il sistema di pedaggio free flow consente di transitare senza barriere fisiche, con un sistema di rilevamento elettronico delle targhe.
Le opere complementari oggi rappresentano un asset strategico: si segnalano interventi mirati per l’adeguamento della viabilità provinciale, la realizzazione di nuove interconnessioni, varianti agli assi stradali locali, un nuovo ponte sul Tanaro, percorsi ciclopedonali e la messa in sicurezza idraulica dei territori attraversati. Queste misure sono state oggetto di specifici protocolli d’intesa con Regione, Province e Comuni, per assicurare una piena integrazione dell’autostrada con la viabilità locale e minimizzare l’impatto sulle comunità.
Particolare attenzione è stata posta anche al collegamento con l’ospedale principale del territorio, oggi facilmente raggiungibile grazie all’inclusione dell’uscita a servizio della struttura, riconosciuta fra le migliori a livello nazionale. Le caratteristiche tecniche del tracciato – dalla struttura dei viadotti alle soluzioni per la mitigazione dell’impatto paesaggistico e acustico – riflettono gli aggiornamenti imposti dalle normative più recenti in materia ambientale e di sicurezza.
L’intervento si è imposto come simbolo della complessità burocratica e amministrativa italiana: nonostante i primi piani risalissero ai primi anni Novanta, la realizzazione effettiva è stata segnata da continui stop and go. Dopo la concessione iniziale e l’avvio lavori alla fine degli anni Novanta, la costruzione procedette per lotti, con l’apertura progressiva dei segmenti tra il 2005 e il 2012. Un lungo periodo di fermo interessò gli anni 2012-2020 lasciando il tratto di Cherasco incompiuto in piena campagna, divenuto vera emblema del ritardo cronico nelle grandi opere pubbliche.
I motivi dei rallentamenti sono stati molteplici:
| Fase | Costo (milioni €) |
| Progetto iniziale (1991) | 340 |
| Costo totale finale | 2.500 |
| Sola opera ultimata Alba Ovest-Cherasco | 220 |
La mancanza del collegamento ha prodotto anche “oneri occulti” per l’economia locale: dal maggior costo annuale per la logistica (oltre 10 milioni di euro a carico delle aziende in termini di tempo, carburante e usura mezzi) fino ai danni indiretti causati da investimenti mai giunti a destinazione e ritardi accumulati nelle filiere produttive. Queste problematiche sono state spesso citate dalle associazioni imprenditoriali e dagli enti locali, che per oltre trent’anni hanno visto sfumare sia risorse che opportunità.
Diverse categorie di utenti e comunità territoriali traggono vantaggio dalla realizzazione di questa infrastruttura:
L’impatto diretto sugli utenti viene ulteriormente rafforzato dalla gratuità temporanea su alcuni tratti, dalla riduzione degli incidenti dovuta alla deviazione dei mezzi pesanti su un percorso più sicuro, e da opportunità di investimento che abbracciano tutta la filiera economica.
L’attivazione della tratta autostradale produce effetti immediati sia sullo scorrimento dei flussi veicolari sia sull’assetto socio-economico dei territori. Si stima un raddoppio del traffico rispetto ai valori precedenti: si passerà da circa 6.500 transiti al giorno a oltre 13.000 non appena l’autostrada sarà pienamente operativa.
Sotto il profilo dell’ambiente, il dirottamento del traffico pesante fuori dai centri abitati e dalla Strada statale 231 – per anni tra le più incidentate del Piemonte – comporterà una diminuzione dell’inquinamento atmosferico e del rischio di incidentalità, con un effetto positivo sui costi sociali e sanitari. La realizzazione di nuove opere di adduzione tiene conto anche della necessità di preservare il paesaggio e i siti UNESCO delle colline piemontesi.
L’impatto economico è documentato dall’abbattimento concreto dei costi logistici e dall’accresciuta attrattività in chiave imprenditoriale per il territorio, che, dopo essere stato per molti anni penalizzato, potrà ora contare su una piattaforma infrastrutturale moderna e integrata nella rete nazionale. Il progresso nella qualità della vita delle comunità si riflette in termini di minore congestione urbana, più tempo per la mobilità quotidiana e valorizzazione dei servizi di eccellenza, come l’accessibilità alle strutture ospedaliere.
La politica tariffaria applicata all’asse Asti-Cuneo prevede la gratuità temporanea dei tratti ancora interessati dai cantieri e il ritorno dei pedaggi solo a completamento degli ultimi lavori, previsto per la primavera 2026. L’introduzione del sistema di pagamento senza sosta attraverso il free flow consente agli utenti di non fermarsi ai caselli: il rilevamento avviene tramite portali elettronici che leggono automaticamente la targa o il dispositivo telepass.
I dettagli relativi a costi e condizioni saranno definiti nelle prossime circolari ministeriali, ma è già certo che: