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Come gli stranieri incidono sul lavoro, scuola, redditi degli italiani? I dati reali al di lā degli stereotipi

di Marcello Tansini pubblicato il
Lavoro, scuola, redditi degli italiani

Dati alla mano, come la presenza degli stranieri in Italia incida su scuola, lavoro e redditi. Analizza numeri reali, sfide educative, disparitā, rischio povertā e possibili percorsi d'inclusione sociale.

L'impatto degli stranieri su lavoro, istruzione e povertà in Italia è oggetto di narrazioni semplicistiche e fuorvianti. È essenziale, invece, affidarsi a dati oggettivi e a uno sguardo analitico per comprendere come la presenza straniera contribuisca ai cambiamenti sociali, economici e demografici del paese. Il vissuto degli stranieri, incrociato con la crisi demografica e le sfide dei sistemi scolastico e occupazionale, restituisce un quadro sfaccettato, lontano dai luoghi comuni.

Oltrepassando le distorsioni dei pregiudizi, emergono dinamiche di inclusione, difficoltà legate alla povertà educativa e una crescente volontà di partecipazione delle nuove generazioni con background migratorio. Affrontare questi temi con serietà è indispensabile per favorire coesione sociale e sviluppo, mantenendo alta l'attenzione sugli aspetti reali e sulle trasformazioni in corso, piuttosto che cedere a narrazioni allarmistiche o semplificate.

Demografia e presenza straniera: numeri reali e distribuzione sul territorio

Al 1° gennaio 2024, in Italia erano presenti 5,755 milioni di cittadini stranieri, corrispondenti a circa il 9,7% della popolazione totale. La tendenza demografica mostra una lieve diminuzione sul piano generale, ma con un contestuale aumento dei residenti regolari, che ha raggiunto i 5,254 milioni. Oltre il 70% degli stranieri è di origine extra-UE, prevalentemente da Moldavia, Ecuador e altre aree extra-europee. Significativo risulta il dato sugli irregolari: la loro incidenza si è progressivamente ridotta negli ultimi anni, attestandosi oggi sotto il 6% del totale:

  • Lombardia guida la classifica delle regioni per numero assoluto di immigrati (oltre 1,2 milioni), seguita da Lazio, Emilia-Romagna e Veneto.
  • Sul piano percentuale, spiccano Emilia-Romagna (18,4% di alunni stranieri sul totale), Liguria, Veneto e Toscana.
  • Le province con la più alta concentrazione straniera sono Milano, Roma, Torino e Brescia.
Dal punto di vista delle nuove generazioni, oltre il 65% degli alunni stranieri nelle scuole è nato in Italia, indicando un fenomeno di radicamento profondo nel tessuto sociale locale. La riduzione dei permessi di lavoro a fronte di un incremento dei permessi per ricongiungimento familiare e richiesta asilo segnala inoltre un cambiamento nelle modalità di ingresso e nella composizione dei nuclei familiari stranieri nel paese.

Stranieri e scuola italiana: partecipazione, successi, ostacoli e differenze generazionali

Negli ultimi vent'anni la presenza degli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole è più che quadruplicata, attestandosi attorno a un individuo su otto. Nel 2023, gli studenti stranieri iscritti ai vari cicli scolastici ammontavano a quasi 915mila, l'11,2% sul totale nazionale. I dati rivelano una forte concentrazione nel Nord Italia: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono la quota più significativa. Il 65% degli studenti stranieri è nato in Italia, mentre le seconde generazioni crescono costantemente. Vediamo allora la distribuzione degli studenti con cittadinanza non italiana per regione (2022-23):

Regione

% studenti stranieri

Emilia-Romagna

18,4%

Lombardia

17,1%

Liguria

15,8%

Veneto

15,2%

Toscana

15,1%

Nonostante l'impegno e un rapporto positivo con l'istruzione, rimangono divari nei risultati. I punteggi delle prove standardizzate INVALSI sono generalmente inferiori tra gli studenti con background migratorio sia in italiano sia in matematica, mentre l'inglese risulta essere un'eccezione favorevole. Significative sono anche le differenze nella scelta dei percorsi di scuola superiore: le famiglie straniere tendono a indirizzare preferibilmente i figli verso istituti tecnici e professionali, anche laddove si riscontrino buoni risultati scolastici:

  • La dispersione scolastica implicita fra gli studenti di prima generazione tocca il 22,5% e si riduce al 10,4% nella seconda generazione, segnalando il valore dell'inclusione sociale e della continuità educativa.
  • Il ritardo scolastico colpisce quasi il 26,4% degli studenti stranieri, contro il 7,9% degli italiani.
  • Solo il 3,9% degli iscritti all'università è rappresentato da studenti senza cittadinanza italiana.
Le difficoltà riscontrate derivano non solo da condizioni socioeconomiche svantaggiate, ma anche da processi di orientamento scolastico penalizzanti e da fenomeni di segregazione formativa. La cittadinanza italiana rappresenta un fattore che riduce significativamente i divari nei risultati scolastici e nel successivo percorso professionale.

Povertà educativa e disuguaglianze: impatto su bambini e adolescenti con background migratorio

La povertà educativa si manifesta con forza tra i bambini e i ragazzi con origini straniere, influenzando negativamente il loro sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo. Studi recenti sottolineano come oltre la metà degli studenti migranti appartenga al quartile socioeconomico più basso, e che l'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie giovani straniere sia molto superiore rispetto a quelle con cittadinanza italiana:

  • Circa il 41,4% delle famiglie con minori e genitori stranieri si trova in povertà assoluta, contro l'8,2% tra quelle italiane.
  • Sviluppo delle competenze digitali tra i giovani stranieri e accesso diseguale alle opportunità educative extracurricolari come sport, musei e biblioteche limitano la piena partecipazione.
I divari si registrano anche nella partecipazione ad attività culturali, sportive e ricreative, portando gli studenti con background migratorio a essere maggiormente esposti al rischio di isolamento sociale e abbandono scolastico. Le offerte scolastiche ed extrascolastiche in molte aree sono insufficienti, soprattutto dove il tessuto territoriale è più fragile. La povertà materiale si traduce spesso in minori possibilità di accesso a servizi di mensa, doposcuola e centri estivi, accentuando la distanza dai pari italiani.

Le diseguaglianze educative si trasformano quindi in una trasmissione intergenerazionale di svantaggi, alimentando circoli viziosi di esclusione sociale e limitando la mobilità sociale dei giovani con background non italiano.

Abbandono e dispersione scolastica: un fenomeno multifattoriale che coinvolge soprattutto i minori stranieri

In Italia, la dispersione scolastica resta tra le più elevate in Europa e colpisce in modo sproporzionato studenti di origine straniera e residenti nel Mezzogiorno. Il tasso di abbandono scolastico tra i minori stranieri raggiunge il 27%, rispetto all'8,5% degli italiani e a una media nazionale del 10,5%. Il fenomeno è definito multifattoriale e legato a molteplici variabili:

  • Condizioni socioeconomiche familiari svantaggiate e accesso diseguale a risorse educative
  • Ritardi scolastici, bocciature, frequenza irregolare e mancanza di continuità didattica
  • Barriere linguistiche e culturali che rendono arduo il processo di inclusione
  • Dinamiche scolastiche, come metodologie poco inclusive e percorsi di orientamento non equi
I ragazzi che abbandonano precocemente la scuola incontrano maggiori difficoltà di inserimento lavorativo, riscontrando tassi di occupazione inferiori, redditi più bassi e maggior esposizione al rischio di esclusione sociale. Si tratta di una sfida che richiede politiche integrate, investimenti nei servizi educativi dai primi anni d'infanzia e un rafforzamento del dialogo scuola-famiglia, riconoscendo la complessità delle traiettorie individuali.

Stranieri e mercato del lavoro: occupazione, settori e disparità rispetto agli italiani

L'inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro italiano riflette uno scenario articolato tra opportunità offerte e ostacoli persistenti. Nel 2023 gli occupati stranieri tra 15 e 64 anni sono stati 2,317 milioni, pari al 10% circa della forza lavoro. Tuttavia:

  • Il tasso di attività degli stranieri si è ridotto negli ultimi anni (dal 73,4% del 2005 al 69,6% del 2023), mentre quello degli italiani è aumentato.
  • L'incidenza degli stranieri tra i disoccupati è al 15,5%.
  • Le donne straniere sperimentano una posizione ancora più fragile, con livelli di disoccupazione e precarietà maggiori rispetto ai pari uomini e alle donne italiane.
Il lavoro svolto dagli stranieri resta mediamente povero e meno qualificato: solo il 12,4% possiede una laurea, a fronte del 22,7% fra gli italiani. La grande maggioranza è attiva nei settori dei servizi, dell'edilizia, agricoltura e lavoro domestico. L'overqualification - il fenomeno per cui le competenze acquisite non trovano corrispondenza nell'occupazione - affligge in particolare le giovani donne straniere.

Il sistema imprenditoriale italiano si dimostra meno attrattivo per talenti e professionalità qualificate provenienti dall'estero, mentre la domanda di lavoratori immigrati resta elevata nei comparti meno appetibili dalla popolazione autoctona. Si evidenzia l'urgenza di nuovi modelli di integrazione capaci di valorizzare le competenze e sostenere la transizione dei giovani stranieri verso occupazioni di qualità.

Le famiglie con minori di origine straniera sono quelle maggiormente esposte alla povertà e al rischio di esclusione sociale. Secondo i dati ISTAT, il 41,4% di queste nuclei vive in condizioni di povertà assoluta, una percentuale quasi cinque volte superiore a quella riscontrata tra le famiglie italiane con minori (8,2%). Tra le cause principali emergono basso livello di scolarizzazione dei genitori, impieghi discontinui o poco remunerativi e limitato accesso a servizi essenziali. Ecco allora l'9ncidenza della povertà assoluta tra famiglie con minori (2024):

Tipo di famiglia

% in povertà assoluta

Con soli stranieri

41,4%

Con almeno un genitore straniero

34,1%

Solo italiani

8,2%

L'esclusione sociale riguarda anche l'accesso all'istruzione, alle cure sanitarie e alla casa. Bambini e adolescenti appartenenti a queste famiglie avvertono la mancanza di risorse per attività educative e svago, come corsi estivi, sport o visite culturali. La povertà materiale si riflette così anche sui progetti di vita e sulle aspettative per il futuro, amplificando la vulnerabilità sociale ed economica di tutto il nucleo.