Dati alla mano, come la presenza degli stranieri in Italia incida su scuola, lavoro e redditi. Analizza numeri reali, sfide educative, disparitā, rischio povertā e possibili percorsi d'inclusione sociale.
L'impatto degli stranieri su lavoro, istruzione e povertà in Italia è oggetto di narrazioni semplicistiche e fuorvianti. È essenziale, invece, affidarsi a dati oggettivi e a uno sguardo analitico per comprendere come la presenza straniera contribuisca ai cambiamenti sociali, economici e demografici del paese. Il vissuto degli stranieri, incrociato con la crisi demografica e le sfide dei sistemi scolastico e occupazionale, restituisce un quadro sfaccettato, lontano dai luoghi comuni.
Oltrepassando le distorsioni dei pregiudizi, emergono dinamiche di inclusione, difficoltà legate alla povertà educativa e una crescente volontà di partecipazione delle nuove generazioni con background migratorio. Affrontare questi temi con serietà è indispensabile per favorire coesione sociale e sviluppo, mantenendo alta l'attenzione sugli aspetti reali e sulle trasformazioni in corso, piuttosto che cedere a narrazioni allarmistiche o semplificate.
Al 1° gennaio 2024, in Italia erano presenti 5,755 milioni di cittadini stranieri, corrispondenti a circa il 9,7% della popolazione totale. La tendenza demografica mostra una lieve diminuzione sul piano generale, ma con un contestuale aumento dei residenti regolari, che ha raggiunto i 5,254 milioni. Oltre il 70% degli stranieri è di origine extra-UE, prevalentemente da Moldavia, Ecuador e altre aree extra-europee. Significativo risulta il dato sugli irregolari: la loro incidenza si è progressivamente ridotta negli ultimi anni, attestandosi oggi sotto il 6% del totale:
Negli ultimi vent'anni la presenza degli studenti con cittadinanza non italiana nelle scuole è più che quadruplicata, attestandosi attorno a un individuo su otto. Nel 2023, gli studenti stranieri iscritti ai vari cicli scolastici ammontavano a quasi 915mila, l'11,2% sul totale nazionale. I dati rivelano una forte concentrazione nel Nord Italia: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto raccolgono la quota più significativa. Il 65% degli studenti stranieri è nato in Italia, mentre le seconde generazioni crescono costantemente. Vediamo allora la distribuzione degli studenti con cittadinanza non italiana per regione (2022-23):
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Regione |
% studenti stranieri |
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Emilia-Romagna |
18,4% |
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Lombardia |
17,1% |
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Liguria |
15,8% |
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Veneto |
15,2% |
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Toscana |
15,1% |
Nonostante l'impegno e un rapporto positivo con l'istruzione, rimangono divari nei risultati. I punteggi delle prove standardizzate INVALSI sono generalmente inferiori tra gli studenti con background migratorio sia in italiano sia in matematica, mentre l'inglese risulta essere un'eccezione favorevole. Significative sono anche le differenze nella scelta dei percorsi di scuola superiore: le famiglie straniere tendono a indirizzare preferibilmente i figli verso istituti tecnici e professionali, anche laddove si riscontrino buoni risultati scolastici:
La povertà educativa si manifesta con forza tra i bambini e i ragazzi con origini straniere, influenzando negativamente il loro sviluppo cognitivo, sociale ed emotivo. Studi recenti sottolineano come oltre la metà degli studenti migranti appartenga al quartile socioeconomico più basso, e che l'incidenza della povertà assoluta tra le famiglie giovani straniere sia molto superiore rispetto a quelle con cittadinanza italiana:
Le diseguaglianze educative si trasformano quindi in una trasmissione intergenerazionale di svantaggi, alimentando circoli viziosi di esclusione sociale e limitando la mobilità sociale dei giovani con background non italiano.
In Italia, la dispersione scolastica resta tra le più elevate in Europa e colpisce in modo sproporzionato studenti di origine straniera e residenti nel Mezzogiorno. Il tasso di abbandono scolastico tra i minori stranieri raggiunge il 27%, rispetto all'8,5% degli italiani e a una media nazionale del 10,5%. Il fenomeno è definito multifattoriale e legato a molteplici variabili:
L'inserimento degli stranieri nel mercato del lavoro italiano riflette uno scenario articolato tra opportunità offerte e ostacoli persistenti. Nel 2023 gli occupati stranieri tra 15 e 64 anni sono stati 2,317 milioni, pari al 10% circa della forza lavoro. Tuttavia:
Il sistema imprenditoriale italiano si dimostra meno attrattivo per talenti e professionalità qualificate provenienti dall'estero, mentre la domanda di lavoratori immigrati resta elevata nei comparti meno appetibili dalla popolazione autoctona. Si evidenzia l'urgenza di nuovi modelli di integrazione capaci di valorizzare le competenze e sostenere la transizione dei giovani stranieri verso occupazioni di qualità.
Le famiglie con minori di origine straniera sono quelle maggiormente esposte alla povertà e al rischio di esclusione sociale. Secondo i dati ISTAT, il 41,4% di queste nuclei vive in condizioni di povertà assoluta, una percentuale quasi cinque volte superiore a quella riscontrata tra le famiglie italiane con minori (8,2%). Tra le cause principali emergono basso livello di scolarizzazione dei genitori, impieghi discontinui o poco remunerativi e limitato accesso a servizi essenziali. Ecco allora l'9ncidenza della povertà assoluta tra famiglie con minori (2024):
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Tipo di famiglia |
% in povertà assoluta |
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Con soli stranieri |
41,4% |
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Con almeno un genitore straniero |
34,1% |
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Solo italiani |
8,2% |
L'esclusione sociale riguarda anche l'accesso all'istruzione, alle cure sanitarie e alla casa. Bambini e adolescenti appartenenti a queste famiglie avvertono la mancanza di risorse per attività educative e svago, come corsi estivi, sport o visite culturali. La povertà materiale si riflette così anche sui progetti di vita e sulle aspettative per il futuro, amplificando la vulnerabilità sociale ed economica di tutto il nucleo.