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Come incide lo smart working sulla carriera e lo stipendio secondo studio Live Data Technologies

di Chiara Compagnucci pubblicato il
aggiornato con informazioni attualizzate il
Impatti reali dello smart working

Smart working, come influisce su carriera e stipendio secondo lo studio 2025 di Live Data Technologies. Vantaggi, svantaggi e impatti sul lavoro

Negli ultimi anni, lo smart working si è affermato come una delle trasformazioni più significative nell’ambito del lavoro, rivoluzionando le dinamiche tra vita personale e professionale. Nato come risposta emergenziale, il lavoro agile è ora al centro di una ridefinizione strutturale delle organizzazioni, non solo per la sua capacità di garantire flessibilità e risparmio di tempi negli spostamenti, ma anche per il suo impatto sulla produttività individuale e collettiva. Tuttavia, recenti studi internazionali, tra cui l’analisi di Live Data Technologies, evidenziano come tale innovazione comporti anche effetti inattesi sul percorso di carriera e sulle possibilità di incremento salariale dei dipendenti. 

Definizione e quadro normativo dello smart working

Lo smart working, o lavoro agile, rappresenta un nuovo paradigma organizzativo che si fonda sulla flessibilità di tempi, luoghi e modalità di esecuzione della prestazione lavorativa, senza vincoli rigidi di presenza fisica in sede aziendale. Secondo la normativa italiana, in particolare la Legge n. 81/2017, il lavoro agile si applica sia al settore privato che al pubblico impiego ed è regolato da accordi individuali o collettivi che definiscono obiettivi, strumenti, modalità di disconnessione e tutela della salute e sicurezza.

Un aspetto rilevante è la differenza tra smart working e altre forme di lavoro da remoto, come il telelavoro: mentre quest’ultimo è legato a postazioni fisse e orari prestabiliti, lo smart working è orientato agli obiettivi e lascia maggiore autonomia al lavoratore nell'organizzare la propria attività.

Le politiche pubbliche più recenti hanno ulteriormente promosso l’adozione del lavoro agile come strumento di conciliazione vita-lavoro e di inclusione sociale, favorendo anche la partecipazione delle categorie svantaggiate (lavoratori fragili, genitori con figli minori, persone con disabilità) e intervenendo su temi chiave come la disconnessione, la formazione digitale e la valutazione delle performance.

Impatto dello smart working su carriera e stipendio, evidenze dalle ricerche

Un’analisi di Live Data Technologies condotta su due milioni di dipendenti ha portato alla luce una riduzione significativa delle opportunità di promozione tra chi opera continuativamente da remoto rispetto ai colleghi presenti in azienda. I dati, pubblicati anche dal Wall Street Journal, mostrano che la frequenza di avanzamenti di carriera per i lavoratori in smart working è inferiore del 31% rispetto a chi mantiene una presenza costante in azienda o adotta modalità ibride.

Questa tendenza trova riscontro in altri studi internazionali, che evidenziano una preferenza gestionale per chi presenzia in ufficio: la maggioranza dei dirigenti è incline a favorire con aumenti e promozioni coloro che mostrano maggiore visibilità fisica e impegno diretto presso la sede lavorativa. Il fenomeno risulta particolarmente penalizzante per le donne e per i caregivers, spesso maggiormente coinvolti nell’organizzazione a distanza.

Dal punto di vista retributivo, la possibilità di lavorare in modalità agile riduce i costi di spostamento e migliora il bilanciamento vita-lavoro, ma non sempre si traduce in un’espansione salariale. Anzi, chi opta per il lavoro da remoto è meno esposto a occasioni di networking, assegnazioni di progetti sfidanti e, conseguentemente, a opportunità di avanzamento e gratificazione economica a parità di competenze.

Vantaggi e rischi dello smart working sul percorso professionale

L’introduzione capillare dello smart working offre notevoli vantaggi sia ai lavoratori che alle imprese: flessibilità nella gestione degli orari, riduzione dei costi e dei tempi di trasferimento, miglioramento nel work-life balance, incremento della produttività individuale e collettiva (secondo i dati dell’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, la produttività è salita fino al 20% in alcuni settori).

D’altra parte, si riscontrano criticità latenti:

  • senso di isolamento e minori occasioni di mentorship per i dipendenti da remoto
  • maggiore difficoltà di ricevere feedback e di accedere a momenti informali di crescita
  • tendenza a una minore visibilità organizzativa, che penalizza la progressione di carriera
  • rischio di overworking e stress, specialmente in assenza di regole chiare sulla disconnessione
Il quadro normativo italiano, arricchito dal recente recepimento del diritto alla disconnessione anche in ambito collettivo, offre strumenti per gestire tali rischi. Tuttavia, la reale efficacia delle tutele dipende dall’organizzazione e dalla cultura aziendale, così come dalle capacità legate alle digital soft skills e all’autonomia operativa dei lavoratori.

Smart working e inclusione, impatti su genere, disabilità e territori

Le ricerche più recenti mostrano che le implicazioni dello smart working sulla crescita professionale non sono uniformi tra le diverse categorie, territori e generi.

  • Le donne, spesso gravate da carichi di cura maggiori, sono più esposte a permanere in modalità agile, riscontrando sia minori opportunità di networking sia rischi di nuovi divari rispetto ai colleghi maschi.
  • Per le persone con disabilità, il lavoro agile comporta una maggiore inclusione, facilitando l’accessibilità e l’autonomia, purché siano garantiti strumenti informatici adeguati e politiche di alternanza tra sede e remoto.
  • Dal punto di vista territoriale, il lavoro agile consente un riequilibrio verso le aree interne e svantaggiate, promuovendo la valorizzazione dei piccoli centri e contrastando fenomeni di spopolamento. Esperienze locali, come i “Village Smart” e gli spazi di coworking pubblici, sostengono la rigenerazione sociale e la rinascita di economie locali attraverso l’attrazione di lavoratori da remoto e nomadi digitali.

Ultime tendenze e soluzioni organizzative innovative

Grandi aziende e pubbliche amministrazioni stanno progressivamente adattando i propri modelli organizzativi verso formule ibride, capaci di valorizzare sia la presenza in sede (per la crescita e le relazioni) sia l’autonomia individuale (per il benessere). Alcune best practice emerse dal confronto dei competitor includono:
  • Definizione condivisa di obiettivi e KPI per valutare la performance, al di là del tempo di presenza.
  • Policy chiare su periodi di reperibilità e orario di lavoro.
  • Valorizzazione della leadership diffusa, del monitoraggio delle competenze e dei percorsi di formazione continua, con particolare attenzione alle digital skills.
  • Iniziative periodiche di team building e momenti in presenza per mitigare il rischio di isolamento.
  • Crescente attenzione a welfare integrato e servizi di supporto per la famiglia e la genitorialità.
Si afferma infine il valore dell’autonomia responsabile e della fiducia come pilastri di un nuovo contratto psicologico tra azienda e lavoratore: elementi riconosciuti come centrali nel sostenere la crescita e il benessere in un ecosistema lavorativo digitalizzato e distribuito.

Strategie per favorire la crescita di carriera in modalità agile

Per ridurre le disparità di visibilità e opportunità, le aziende più innovative stanno sperimentando azioni mirate come:

  • Programmi di mentoring virtuale e coaching individuale per smart worker
  • Accesso paritario ai progetti strategici, anche per i dipendenti da remoto
  • Monitoraggio trasparente dell’equità retributiva e delle progressioni di carriera
  • Promozione attiva della diversità e inclusione nelle policy HR
Sul piano individuale, è essenziale per i lavoratori in smart working accrescere visibilità e networking attraverso la partecipazione a meeting cross-funzionali, lo sviluppo di competenze digitali avanzate e la condivisione costante dei risultati raggiunti.


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