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Smart working e lavorare da casa è più stancante, stressante e frustante per molti rispetto ad andare in ufficio

di Marcello Tansini pubblicato il
Lavorare da casa è più stancante

Lo smart working sembra offrire flessibilità e autonomia, ma spesso nasconde insidie come stress, isolamento e stanchezza. Pro e contro, impatti psicologici e relazionali e le sfide del lavoro ibrido.

Negli ultimi anni, il concetto di lavoro da casa si è diffuso in modo significativo, influenzando la visione comune di produttività, benessere e organizzazione delle aziende. Questo fenomeno, accelerato dalla pandemia da Covid-19, ha generato profonde trasformazioni nella percezione collettiva del posto di lavoro, mettendo a confronto aspettative e realtà vissute. Da una parte, la narrazione mediatica e i social hanno veicolato immagini di libertà e agilità, ma numerosi studi e testimonianze segnalano come la fatica sperimentata da chi opera in regime di lavoro agile sia spesso sottovalutata.

Il confronto tra la routine tradizionale degli uffici e l'autonomia offerta dal remote working rivela una complessità crescente: la riduzione dei trasferimenti, il risparmio di tempo e la personalizzazione dell'ambiente lavorativo si scontrano con nuove sfide legate all'isolamento, alla sovrapposizione tra vita privata e professionale, nonché a una gestione più difficile delle dinamiche relazionali. Il dibattito si arricchisce quindi di prospettive individuali e aziendali, mentre la ricerca scientifica suggerisce che l'efficacia e la sostenibilità di queste nuove modalità lavorative dipendano dalla capacità di bilanciare opportunità e rischi, offrendo risposte concrete ai bisogni sia dei lavoratori che delle imprese.

Vantaggi e benefici del lavoro da casa: produttività, flessibilità e work-life balance

Lavorare da casa è associato a numerosi effetti positivi. Una delle principali motivazioni per cui molti lavoratori apprezzano lo smart working è la flessibilità organizzativa che permette di gestire il tempo in modo autonomo. La possibilità di evitare il pendolarismo quotidiano consente un significativo risparmio di tempo: secondo l'Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, la media è di circa 80 ore risparmiate per ogni lavoratore in modalità ibrida nell'arco di un anno:

  • Ottimizzazione delle risorse: sia i dipendenti che le aziende traggono vantaggio da una riduzione delle spese legate a trasporti, abbigliamento e affitti di uffici.
  • Miglioramento della produttività: diversi report segnalano un incremento tra il 15% e il 20% della produttività individuale quando le attività vengono svolte a distanza, grazie a minori interruzioni e una maggiore concentrazione.
  • Equilibrio vita-lavoro: l'autonomia nel gestire orari e luoghi di lavoro favorisce una migliore armonizzazione tra impegni personali e professionali.
  • Personalizzazione degli spazi: adattare l'ambiente lavorativo ai propri bisogni può contribuire a migliorare il comfort psicofisico.
  • Impatto positivo sull'ambiente: la diminuzione degli spostamenti riduce il traffico e le emissioni di CO2, rendendo questa modalità più sostenibile dal punto di vista ecologico.
Tuttavia, il pieno sfruttamento dei benefici richiede consapevolezza e una chiara definizione dei confini tra attività professionali e tempo libero. Chi riesce a stabilire regole personali e a mantenere una solida rete sociale spesso percepisce i maggiori vantaggi del lavoro da remoto, mentre la mancanza di queste condizioni può compromettere la qualità dell'esperienza lavorativa.

Svantaggi dello smart working: stress, isolamento e gestione dei confini

L'adozione massiva di modalità flessibili ha portato alla luce una serie di criticità non sempre immediatamente visibili. La fatica associata allo smart working nasce spesso dall'assenza di confini netti tra vita privata e attività professionale. Risulta difficile, in questo contesto, "staccare" mentalmente dal lavoro, portando a un allungamento dei tempi di connessione e alla percezione di essere sempre reperibili:

  • Sensazione di isolamento sociale: la mancanza di interazioni dirette con colleghi può indurre sentimenti di solitudine e perdita di appartenenza al gruppo di lavoro.
  • Difficoltà tecniche e disparità: non tutti dispongono di connessioni internet affidabili o di spazi adeguati, soprattutto in contesti abitativi condivisi.
  • Rischio di burnout: la pressione di dover dimostrare continuamente il proprio impegno può spingere a orari estesi e a una gestione poco salutare delle pause.
  • Sovrapposizione dei tempi: imparare a distinguere quando inizia e finisce la giornata lavorativa si rivela complesso, specialmente per chi svolge compiti basati su obiettivi e non su orari fissi.
  • Impatto sulle dinamiche familiari: la presenza continua in casa può alterare gli equilibri domestici e rendere difficile la concentrazione, con possibili ripercussioni sul benessere relazionale.
Questi svantaggi emergono in maniera più marcata quando mancano supporti organizzativi, pratiche di comunicazione efficaci e una cultura aziendale orientata alla fiducia e al rispetto dei limiti personali.

Aspetti psicologici e neuroscientifici: stress, benessere e salute mentale

Diversi studi di psicologia e neuroscienze hanno indagato le ripercussioni emotive e cognitive di chi lavora a distanza. Sigmund Freud identificava nel lavoro una modalità fondamentale per il benessere psichico, ma sottolineava anche che eccesso di isolamento e assenza di riconoscimento sociale possono essere fattori di malessere:

Benefici psicologici

Criticità psicologiche

Riduzione dello stress legato al pendolarismo

Incremento di stress da iperconnessione

Personalizzazione degli spazi e flessibilità

Isolamento sociale a discapito della produzione di ossitocina, fondamentale nelle relazioni

Possibilità di autoregolazione dei ritmi

Aumento del rischio di burnout e fatica mentale da multitasking

Le neuroscienze mostrano inoltre che la diminuzione delle occasioni di contatto fisico diretto può influire sulla produzione di neuro-ormoni legati alla fiducia e al senso di appartenenza. Parallelamente, la difficoltà nel "disconnettersi" porta a un sovraccarico della corteccia prefrontale, riducendo la capacità di recupero psicofisico. Gli effetti non sono omogenei per tutti: chi dispone di un forte equilibrio personale e relazionale tende a reagire meglio alle sfide del lavoro da remoto.

Le ragioni aziendali: controllo, engagement e modelli di lavoro

Molte aziende stanno riconsiderando le proprie politiche sul lavoro flessibile. Nonostante dati confermino vantaggi nella produttività, il controllo diretto rimane una leva significativa nelle decisioni manageriali. L'affidamento esclusivo a strumenti digitali per il monitoraggio delle attività lavorative raccoglie opinioni contrastanti sia tra lavoratori che tra datori di lavoro:

  • Controllo e supervisione: l'assenza di presenza fisica limita la possibilità di supervisionare costantemente, generando timori legati all'efficienza e all'impegno, e portando le imprese a introdurre sistemi di tracciamento sempre più sofisticati.
  • Cultura dell'engagement: alcune organizzazioni lamentano una perdita di coinvolgimento emotivo e identificazione aziendale a causa della distanza e della scarsa coesione tra i team.
  • Modelli lavorativi differenziati: il lavoro agile non si adatta universalmente a tutti i settori e a tutte le posizioni, creando nuove disuguaglianze tra chi può beneficiare delle nuove modalità e chi è ancora vincolato alla presenza fisica. Tabelle di confronto mostrano come solo il 30% delle figure professionali sia attualmente compatibile con la piena remotizzazione.
Le decisioni manageriali sono quindi fortemente influenzate dalla ricerca di un punto di equilibrio fra esigenze di controllo, engagement e risparmio dei costi, aprendo scenari diversi a seconda del contesto produttivo.

Impatto sulle relazioni professionali e la formazione: sfide nella collaborazione e nella crescita

Un effetto spesso sottovalutato della diffusione delle modalità di lavoro a distanza riguarda la qualità delle relazioni fra colleghi e le opportunità formative. L'impossibilità di interagire fisicamente limita lo scambio spontaneo di idee, la risoluzione immediata di problemi e l'apprendimento “sul campo”:

  • Sfide nella collaborazione: la partecipazione a riunioni virtuali riduce la comunicazione non verbale, rendendo più difficile interpretare feedback e costruire fiducia reciproca.
  • Formazione dei giovani talenti: chi è alle prime esperienze fatica a integrarsi in gruppi di lavoro e ad acquisire competenze tramite osservazione diretta.
  • Difficoltà di crescita: la mancanza di confronto costante frena lo sviluppo di soft skill e la possibilità di networking, elementi chiave in contesti professionali dinamici.
Le aziende si interrogano su come compensare questi effetti, investendo in programmi di formazione a distanza ma anche ripensando la gestione delle risorse umane nell'ottica di un miglior supporto all'inserimento e alla valorizzazione delle competenze.