Come potrebbe cambiare il sistema previdenziale con il cosiddetto gemello digitale e come farà l'intelligenza artificiale a pagare le pensioni ai lavoratori italiani: il nuovo scenario presentato dalla direttrice dell'Inps Vittimberga
L’evoluzione tecnologica sta trasformando profondamente le prospettive del sistema pensionistico italiano. In particolare, le recenti affermazioni della direttrice generale INPS, Valeria Vittimberga, hanno introdotto il concetto di gemello digitale e di capitale computazionale come nuove direttrici per il futuro della previdenza sociale. L’utilizzo di intelligenza artificiale personale non si limita all’ambito produttivo, ma si estende a definire nuovi parametri di valore per ogni lavoratore, ridefinendo il concetto stesso di pensionamento.
Se è vero che il trattamento pensionistico si basa su un sistema di contribuzione diretta e di anzianità, è anche vero che l’intelligenza artificiale sta plasmando un nuovo approccio, in cui non sono più solo gli anni di servizio a contare, ma anche il valore immateriale che una persona apporta durante il proprio percorso lavorativo: dati, relazioni, conoscenze trasmesse e input propositivi.
Il passaggio dalla mera attività produttiva alla creazione di valore aggiunto si traduce in una ridefinizione dei requisiti per accedere al sistema pensionistico, in cui l’apporto sotteso alle competenze digitali diventa determinante.
Uno degli aspetti più innovativi della visione proposta riguarda il ruolo del gemello digitale, ovvero una versione di intelligenza artificiale verticale personalizzata su ciascun lavoratore, che continuerà a produrre valore e ricchezza anche dopo il pensionamento. Il gemello digitale, infatti, rappresenta una risorsa che resta in azienda e accompagna il ciclo di vita delle organizzazioni, consolidando il patrimonio di dati e competenze apprese dall’esperienza.
Non sarà più, dunque, solo il lavoratore ad andare in pensione, ma sarà accompagnato dal suo gemello digitale. Un’intelligenza artificiale personale capace di continuare a generare valore anche dopo l’uscita formale dall’azienda. È questo lo scenario delineato da Valeria Vittimberga, direttrice generale dell’Inps, in cui la cosiddetta intelligenza artificiale personale si configurerebbe come una risorsa capace di continuare a produrre ricchezza anche dopo il pensionamento del lavoratore, ridefinendo i confini tra vita attiva e quiescenza.
Secondo questa visione, la contribuzione e l’anzianità diventeranno progressivamente meno centrali, lasciando spazio al valore aggiunto generato nel tempo e gestito in modo digitale.
Il radicale mutamento del tessuto produttivo ha reso urgente ripensare le fonti di finanziamento del sistema pensionistico. Vittimberga ha suggerito la creazione di un meccanismo dove i profitti generati dalle tecnologie impiegate dalle aziende sono in parte redistribuiti verso il sistema previdenziale.
L’ipotesi vede quindi i contributi previdenziali prelevati non solo dai lavoratori umani, ma anche dagli extraprofitti rilevati dalle società che impiegano soluzioni IA per automatizzare processi tradizionalmente labour intensive. Ciò implica:
L’Italia affronta un declino demografico che rende la sostenibilità dei sistemi pensionistici una delle questioni più urgenti. Con un tasso di natalità tra i più bassi d’Europa e un’età media della popolazione sempre più elevata, il tradizionale ricambio generazionale su cui si fonda il welfare risulta debilitato. Nel nuovo modello, l’intelligenza artificiale potrebbe:
Le prospettive illustrate dalla direzione INPS pongono al centro del dibattito pubblico la responsabilità sociale delle istituzioni e delle imprese nel sostenere la transizione digitale. La ridefinizione di lavoro e pensione richiama la necessità di: