Nel dialogo tra fede e tecnologia, l’ex CEO di Intel riflette su come l’intelligenza artificiale possa ridefinire il rapporto con la spiritualità cristiana, tra profezie, nuove interpretazioni e sfide etiche in ambito digitale.
Negli ultimi anni, il confronto tra spiritualità e innovazione digitale si è arricchito di nuove prospettive, portando la questione della fede anche nel cuore dei centri di sviluppo tecnologico. Il dibattito si intensifica attorno alla possibilità che la tecnologia, e in particolare l’intelligenza artificiale, possa fungere da catalizzatore per risvegliare o reinterpretare credenze millenarie come quella del ritorno di Cristo sulla Terra. Questo tema, oggi sempre più discusso in ambienti come la Silicon Valley e tra leader della tecnologia e del pensiero cristiano, apre scenari che coinvolgono non solo la riflessione religiosa, ma anche quella etica, sociale e scientifica.
L’ex amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, rappresenta una delle voci più influenti nel dialogo tra fede e innovazione digitale. Dopo una carriera ai vertici delle tecnologie globali, Gelsinger ha scelto di guidare Gloo, una piattaforma tecnologica che si rivolge alle comunità cristiane con l’obiettivo di offrire strumenti digitali avanzati e soluzioni costruite su valori etici condivisi. Gloo ha attirato investimenti per oltre 110 milioni di dollari, sviluppando servizi quali chatbot per l’assistenza pastorale, sistemi di analisi dei bisogni spirituali e modelli linguistici personalizzati sulla teologia cristiana.
In particolare:
L’epoca odierna si confronta con il parallelo suggerito da Gelsinger tra il passato della stampa a caratteri mobili e le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale al mondo della fede. Se la stampa rappresentò il primo passo verso una democratizzazione della conoscenza religiosa, oggi l’IA offre nuovi strumenti digitali:
La crescita di interesse per l’intelligenza artificiale a supporto della fede non appartiene solo a Gloo, ma caratterizza molte aziende e imprenditori di primo piano nel contesto americano e internazionale. La crescente influenza di attori come Peter Thiel e venture capitalist legati a visioni spirituali e tradizionali testimonia un cambiamento culturale nella Silicon Valley. L’attenzione della politica statunitense verso criteri “etici e cristiani” nello sviluppo tecnologico si intreccia alle nuove forme di collaborazione fra mondi un tempo contrapposti: innovazione digitale e comunità religiose.
Alcuni progetti mirano a costruire una vera e propria rete di servizi spirituali digitali destinata a superare le divisioni confessionali, mentre altri riflettono una visione di “evangelizzazione algoritmica”, dove la preghiera, il supporto pastorale e il benessere spirituale sono guidati e monitorati attraverso piattaforme interconnesse. Allo stesso tempo, studiosi ed eticisti sollevano dubbi sulla compatibilità tra i valori della tradizione cristiana e una cultura aziendale orientata all’efficienza, al profitto e alla performance, ponendo la questione del rischio di un “vangelo della prosperità 2.0”.
L’orizzonte della seconda venuta di Cristo è stato recentemente arricchito da figure che intrecciano fede, scienza e tecnologia. YoungHoon Kim, scienziato sudcoreano e CEO di NeuroStory, ha avanzato l’ipotesi che la generazione attuale potrebbe assistere al compimento di antiche profezie grazie anche all’intelligenza artificiale. Forte di una rivelazione spirituale e di un quoziente intellettivo eccezionale, Kim sostiene che i progressi scientifici – dalla relatività di Einstein alla fisica quantistica – possano essere interpretati come segnali favorevoli alla realizzazione di una profezia millenaria.
Kim mette in guardia contro il rischio di adorare il progresso a discapito della verità e invita a riscoprire il senso profondo della spiritualità. In questa prospettiva, anche la tecnologia diventa strumento per discernere il significato della storia e prepararsi a trasformazioni radicali nell’esperienza religiosa personale e collettiva.
L’integrazione tra intelligenza artificiale e fede apre scenari carichi di possibilità ma anche di incognite. Da un lato, la tecnologia offre strumenti inediti per la crescita spirituale, l’accesso universale ai contenuti religiosi e la costruzione di nuove reti di supporto. Dall’altro, emergono i rischi di affidarsi eccessivamente ad automatismi, di perdere il senso della partecipazione personale alla vita di fede e di generare nuove forme di controllo o branding spirituale.
Tre punti sono fondamentali: