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L'ex capo di Intel: come Cristo ritornerà sulla Terra grazie all'intelligenza artificiale

di Marcello Tansini pubblicato il
IA e Cristo

Nel dialogo tra fede e tecnologia, l’ex CEO di Intel riflette su come l’intelligenza artificiale possa ridefinire il rapporto con la spiritualità cristiana, tra profezie, nuove interpretazioni e sfide etiche in ambito digitale.

Negli ultimi anni, il confronto tra spiritualità e innovazione digitale si è arricchito di nuove prospettive, portando la questione della fede anche nel cuore dei centri di sviluppo tecnologico. Il dibattito si intensifica attorno alla possibilità che la tecnologia, e in particolare l’intelligenza artificiale, possa fungere da catalizzatore per risvegliare o reinterpretare credenze millenarie come quella del ritorno di Cristo sulla Terra. Questo tema, oggi sempre più discusso in ambienti come la Silicon Valley e tra leader della tecnologia e del pensiero cristiano, apre scenari che coinvolgono non solo la riflessione religiosa, ma anche quella etica, sociale e scientifica. 

Pat Gelsinger e la visione cristiana della tecnologia: l’esperienza di Gloo

L’ex amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger, rappresenta una delle voci più influenti nel dialogo tra fede e innovazione digitale. Dopo una carriera ai vertici delle tecnologie globali, Gelsinger ha scelto di guidare Gloo, una piattaforma tecnologica che si rivolge alle comunità cristiane con l’obiettivo di offrire strumenti digitali avanzati e soluzioni costruite su valori etici condivisi. Gloo ha attirato investimenti per oltre 110 milioni di dollari, sviluppando servizi quali chatbot per l’assistenza pastorale, sistemi di analisi dei bisogni spirituali e modelli linguistici personalizzati sulla teologia cristiana.

In particolare:

  • Progetti di formazione e hackathon universitari rivolti alla formazione di nuove generazioni di sviluppatori etici.
  • Collaborazioni con leader religiosi e politici per influenzare la regolamentazione futura dell’IA, con attenzione a valori ispirati dal cristianesimo.
Gelsinger descrive l’intelligenza artificiale come una "nuova Gutenberg", destinata a trasformare la diffusione della fede nello stesso modo in cui la stampa rese la Bibbia accessibile su larga scala. In questa visione, la tecnologia smette di essere neutra e assume un’importanza etica, offrendo la possibilità di guidare i cambiamenti culturali invece di subirli. Tuttavia, il percorso non è privo di rischi, come dimostrato da episodi in cui i sistemi digitali di Gloo sono stati aggirati, sollevando interrogativi sulla sicurezza e sull’utilizzo responsabile delle tecnologie in ambito religioso.

L’intelligenza artificiale come nuova Gutenberg: strumenti digitali per la fede

L’epoca odierna si confronta con il parallelo suggerito da Gelsinger tra il passato della stampa a caratteri mobili e le possibilità offerte dall’intelligenza artificiale al mondo della fede. Se la stampa rappresentò il primo passo verso una democratizzazione della conoscenza religiosa, oggi l’IA offre nuovi strumenti digitali:

  • Chatbot che rispondono alle richieste di preghiera e supportano il dialogo spirituale individuale.
  • Piattaforme open source in grado di integrare applicazioni religiose, sistemi di meditazione e gestione delle comunità di credenti.
  • Modelli linguistici che facilitano la comprensione dei testi biblici e l’abbattimento delle barriere linguistiche e culturali.
Questa “incarnazione digitale” della fede potrebbe rendere i valori e il linguaggio cristiano universalmente accessibili, accompagnando il fedele nella quotidianità tramite smartphone e social network. Tuttavia, si aprono interrogativi: può un algoritmo comprendere la profondità della spiritualità umana? E quali sono i rischi di trasformare la fede in un servizio ottimizzato da logiche algoritmiche anziché esperito come dimensione personale e comunitaria?

Il fenomeno della tecno-teologia nelle grandi aziende della Silicon Valley

La crescita di interesse per l’intelligenza artificiale a supporto della fede non appartiene solo a Gloo, ma caratterizza molte aziende e imprenditori di primo piano nel contesto americano e internazionale. La crescente influenza di attori come Peter Thiel e venture capitalist legati a visioni spirituali e tradizionali testimonia un cambiamento culturale nella Silicon Valley. L’attenzione della politica statunitense verso criteri “etici e cristiani” nello sviluppo tecnologico si intreccia alle nuove forme di collaborazione fra mondi un tempo contrapposti: innovazione digitale e comunità religiose.

Alcuni progetti mirano a costruire una vera e propria rete di servizi spirituali digitali destinata a superare le divisioni confessionali, mentre altri riflettono una visione di “evangelizzazione algoritmica”, dove la preghiera, il supporto pastorale e il benessere spirituale sono guidati e monitorati attraverso piattaforme interconnesse. Allo stesso tempo, studiosi ed eticisti sollevano dubbi sulla compatibilità tra i valori della tradizione cristiana e una cultura aziendale orientata all’efficienza, al profitto e alla performance, ponendo la questione del rischio di un “vangelo della prosperità 2.0”.

Profezie, scienza e fede: il caso di YoungHoon Kim sulla Seconda Venuta

L’orizzonte della seconda venuta di Cristo è stato recentemente arricchito da figure che intrecciano fede, scienza e tecnologia. YoungHoon Kim, scienziato sudcoreano e CEO di NeuroStory, ha avanzato l’ipotesi che la generazione attuale potrebbe assistere al compimento di antiche profezie grazie anche all’intelligenza artificiale. Forte di una rivelazione spirituale e di un quoziente intellettivo eccezionale, Kim sostiene che i progressi scientifici – dalla relatività di Einstein alla fisica quantistica – possano essere interpretati come segnali favorevoli alla realizzazione di una profezia millenaria.

Kim mette in guardia contro il rischio di adorare il progresso a discapito della verità e invita a riscoprire il senso profondo della spiritualità. In questa prospettiva, anche la tecnologia diventa strumento per discernere il significato della storia e prepararsi a trasformazioni radicali nell’esperienza religiosa personale e collettiva.

Conclusioni: rischi, opportunità e interrogativi etici dell’IA nella spiritualità contemporanea

L’integrazione tra intelligenza artificiale e fede apre scenari carichi di possibilità ma anche di incognite. Da un lato, la tecnologia offre strumenti inediti per la crescita spirituale, l’accesso universale ai contenuti religiosi e la costruzione di nuove reti di supporto. Dall’altro, emergono i rischi di affidarsi eccessivamente ad automatismi, di perdere il senso della partecipazione personale alla vita di fede e di generare nuove forme di controllo o branding spirituale.

Tre punti sono fondamentali:

  • Le responsabilità etiche nello sviluppo di tecnologie destinate a contesti religiosi rimangono cruciali.
  • Il confronto tra valori della tradizione cristiana e dinamiche di mercato invita a una riflessione approfondita sull’autenticità e sulla tutela delle comunità di credenti.
  • L’esperienza spirituale, anche quando mediata da innovazioni digitali, resta ancorata al discernimento individuale e comunitario, chiamato a distinguere tra vero rinnovamento e rischi di superficialità algoritmica.