Come ottenere una pensione pari all80% dellultimo stipendio: strategie, contributi, pensioni integrative e consigli utili per un futuro sereno
Il calcolo della pensione nei prossimi anni non prospetta nulla di buono nella maggior parte dei casi. Per molti lavoratori, raggiungere un trattamento previdenziale adeguato alle proprie necessità rappresenta una sfida sempre più complessa. Gli importi saranno, infatti, tutti calcolati esclusivamente con sistema contributivo, vale a dire considerando solo i contributi versati nel corso della vita lavorativa, per tutti coloro che hanno iniziato a lavorare dal primo gennaio 1996, e non si tratta certo di un sistema di calcolo vantaggioso. Al contrario.
In questo scenario, diventa essenziale pianificare strategie per incrementare il valore della propria pensione, cercando di avvicinarla quanto più possibile all'ultimo stipendio percepito.
Il sistema previdenziale italiano ha subito numerose modifiche negli ultimi decenni, passando gradualmente dal metodo retributivo a quello contributivo. Questa trasformazione ha comportato una significativa riduzione del rapporto tra pensione e ultimo stipendio (tecnicamente definito "tasso di sostituzione").
Con il sistema contributivo, l'importo della pensione è determinato esclusivamente dai contributi effettivamente versati durante la carriera lavorativa, rivalutati secondo l'andamento del PIL nominale. Questo meccanismo porta inevitabilmente a pensioni più basse rispetto al precedente sistema retributivo, che invece calcolava la pensione in base alle retribuzioni degli ultimi anni di lavoro.
Per i lavoratori che inizieranno a ricevere la pensione nel 2025, le stime indicano che il trattamento previdenziale pubblico potrebbe attestarsi mediamente tra il 50% e il 60% dell'ultimo stipendio, ben lontano dall'obiettivo dell'80% desiderato da molti.
Una delle possibilità più efficaci per avere una pensione più alta rispetto a quanto risulterebbe dal solo sistema pubblico, arrivando anche all'80% dell'ultimo stipendio, è aderire a un fondo pensione complementare.
Si tratta di una scelta che dovrebbe essere effettuata, preferibilmente, a inizio carriera in modo da arrivare all'età della pensione con un notevole capitale accumulato grazie a versamenti volontari e contributi che possono essere fissi ma anche variabili e saltuari da parte dell'aderente.
Chi aderisce a un fondo pensione può, infatti, beneficiare di vantaggi fiscali rilevanti, tra cui la possibilità di dedurre le spese fino ad un importo massimo annuale di 5.164,57 euro. Questo significa che i contributi versati al fondo pensione riducono il reddito imponibile, generando un risparmio fiscale immediato.
Per ottenere una pensione dignitosa, pari all'80% dell'ultimo stipendio nel 2025, bisogna effettuare specifici versamenti che variano a seconda di diversi fattori quali:
Per chi dovesse, invece, decidere di aderire alla previdenza complementare in età più avanzata, intorno ai 50 anni, l'importo dei versamenti mensili dovrebbe salire considerevolmente, attestandosi almeno sui 500-600 euro mensili per poter compensare il minor tempo a disposizione per l'accumulazione del capitale.
La situazione è ancora più impegnativa per i lavoratori autonomi, che dovrebbero versare importi superiori, anche oltre i 200 euro al mese, per poter ottenere una pensione che si avvicini all'80% dei loro ultimi redditi professionali.
Nel panorama della previdenza complementare italiana esistono diverse tipologie di fondi pensione tra cui scegliere:
Sono fondi istituiti sulla base di accordi collettivi tra sindacati e associazioni datoriali. Sono destinati a specifiche categorie di lavoratori (es. metalmeccanici, chimici, dipendenti pubblici). Presentano costi mediamente inferiori rispetto alle altre forme di previdenza complementare e possono prevedere il contributo del datore di lavoro.
Sono fondi istituiti da banche, compagnie di assicurazione, SGR e SIM. Sono aperti all'adesione di qualsiasi lavoratore, indipendentemente dalla categoria di appartenenza. Offrono generalmente diverse linee di investimento tra cui scegliere in base al proprio profilo di rischio e all'orizzonte temporale.
Sono forme pensionistiche individuali realizzate attraverso contratti di assicurazione sulla vita. Offrono maggiore flessibilità nei versamenti ma presentano generalmente costi più elevati rispetto alle altre forme di previdenza complementare.
Scegliendo di aderire a un PIP, il lavoratore ha anche la possibilità di decidere se versare il TFR invece di lasciarlo in azienda, oltre a effettuare versamenti aggiuntivi volontari.
Oltre all'adesione a un fondo pensione, esistono altre strategie che possono contribuire ad aumentare la pensione fino ad arrivare all'obiettivo dell'80% dell'ultimo stipendio nel 2025:
Il riscatto degli anni di università permette di valorizzare ai fini pensionistici il periodo di studi. Dal 2019 è possibile riscattare gli anni di laurea con il cosiddetto "riscatto agevolato", che prevede un costo fisso per anno da riscattare, indipendentemente dal reddito attuale (circa 5.264 euro per anno nel 2023, da aggiornare per il 2025). Questa opzione è particolarmente vantaggiosa per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996.
È possibile effettuare versamenti volontari all'INPS per coprire periodi non lavorati o per incrementare la propria posizione contributiva. Questa opzione è particolarmente utile per chi ha carriere discontinue o periodi di inattività.
L'acquisto di immobili da destinare alla locazione può rappresentare una fonte di reddito integrativo durante il periodo pensionistico. Sebbene questa strategia richieda un capitale iniziale significativo, può offrire rendimenti stabili nel lungo periodo.
Continuare a lavorare oltre l'età pensionabile consente di accumulare ulteriori contributi e di beneficiare di coefficienti di trasformazione più favorevoli nel calcolo della pensione. Questa scelta può incrementare significativamente l'importo dell'assegno pensionistico.