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Come sono cambiati negli ultimi anni i prezzi di ristoranti e pizzerie per andare fuori a mangiare e i motivi

di Marcello Tansini pubblicato il
Andare fuori a mangiare

Negli ultimi anni i prezzi di ristoranti e pizzerie hanno subito rilevanti cambiamenti. Cause, dati, impatti sulle abitudini degli italiani, differenze territoriali e nuove sfide della ristorazione.

Negli ultimi anni il cambiamento prezzi di ristoranti e pizzerie ha modificato il modo in cui gli italiani vivono il consumo fuori casa. Tra 2021 e 2024 si sono registrati aumenticon alcuni piatti iconici come la pizza che, pur rappresentando un emblema gastronomico per il Paese, hanno visto lievitare progressivamente lo scontrino medio. Questo fenomeno si inserisce all'interno di un contesto economico caratterizzato da inflazione, aumento dei costi e trasformazione delle preferenze dei consumatori.

Analisi dell'aumento dei prezzi: dati e tendenze recenti

Negli ultimi anni, l'andamento dei listini nel comparto della ristorazione e delle pizzerie è stato caratterizzato da aumenti costanti, con picchi più accentuati in alcuni periodi. Secondo gli ultimi dati FIPE relativi al 2024, il prezzo dei servizi di ristorazione ha segnato una crescita media annua del 3,2%. Questa percentuale, seppure in rallentamento rispetto al +5,9% registrato nel 2023, evidenzia una tendenza chiara all'incremento dei prezzi nei pubblici esercizi.

Entrando nello specifico delle pizzerie, lo scontrino per una pizza Margherita con bibita ha raggiunto una media nazionale che, secondo analisi del 2024, oscilla generalmente tra gli 8 e i 12 euro, con picchi ben superiori nelle realtà più costose. Lo studio del Centro di formazione e ricerca sui consumi, rilanciato dal MIMIT, mostra come il prezzo di una Margherita sia aumentato mediamente del 18% negli ultimi sei anni, e in alcune città gli incrementi hanno toccato punte del 30% rispetto al 2021. Il quadro è il seguente:

Anno

Aumento medio prezzo (%)

2021

-

2022

6,0

2023

5,9

2024

3,2

La variazione dei prezzi ha coinvolto anche i vari segmenti del settore: nel 2024 il costo nei ristoranti tradizionali è aumentato del 3,4%, nelle pizzerie del 3,2%, mentre gelaterie e pasticcerie hanno fatto segnare rialzi del 4%. Il fenomeno non si limita solo all'incremento dei prezzi al dettaglio, ma si accompagna a una crescente selezione qualitativa e a una maggiore segmentazione dell'offerta, con pizze gourmet che in alcuni casi superano i 20 euro. Secondo l'Osservatorio Pizza 2025, la fascia di prezzo più diffusa per la Margherita si attesta tra i 5 e gli 8 euro, ma una quota crescente di locali sta spingendo sopra tale soglia, soprattutto per versioni con ingredienti selezionati.

Le cause dell'aumento dei prezzi: costi, inflazione e nuove sfide del settore

I fattori che hanno determinato il recente incremento dei prezzi nella ristorazione e nelle pizzerie italiane sono molteplici e interconnessi. Al centro vi è l'aumento dei costi delle materie prime, amplificato dalla pressione inflazionistica che si è acuita a partire dal post-pandemia. Alcuni degli elementi chiave possono essere riassunti come segue:

  • Crescita del costo delle materie prime: prodotti alimentari come farina, pomodoro, mozzarella, olio e altri ingredienti di base hanno visto rincari accentuati, dovuti sia a crisi internazionali sia a shock nell'approvvigionamento.
  • Costi energetici elevati: il rincaro dell'energia ha inciso non solo sulla bolletta elettrica, ma sull'intera catena di produzione e distribuzione, portando i gestori dei locali a rivedere i listini finali.
  • Revisione delle politiche salariali: nonostante il calo del potere di acquisto documentato dall'OCSE (fonte), le spese legate al personale rappresentano una voce in crescita a causa dell'adeguamento stipendi e del maggior costo del lavoro in Italia.
  • Effetti della pandemia e del caro-energia: il comparto è stato duramente colpito negli anni recenti, determinando aumenti per compensare le perdite e mantenere la redditività in un contesto di forte concorrenza e minore affluenza nei locali.
  • Pressioni fiscali e regolatorie: l'intensificarsi dei controlli fiscali e l'aumento dei costi amministrativi hanno inciso ulteriormente sulle scelte dei gestori, portando a un inasprimento della politica dei prezzi.
Un aspetto spesso trascurato riguarda la differenza di costi fra territori e tipologie di locali: le spese per affitti commerciali e utenze variano notevolmente tra città e aree metropolitane rispetto ai piccoli centri. Inoltre, la proliferazione di nuovi esercizi ha aumentato la competizione interna, costringendo molti imprenditori ad investire maggiormente in qualità, formazione e rinnovamento delle strutture, andando così ad alzare ulteriormente i prezzi al pubblico.

Infine, bisogna considerare anche le nuove aspettative dei clienti, disposte a pagare di più per ingredienti locali, preparazioni artigianali o esperienze gourmet, ma sempre più attente al rapporto valore/prezzo.

Impatto dell'aumento dei prezzi sui consumi e sulle abitudini degli italiani

L'adeguamento dei listini nei pubblici esercizi sta lasciando tracce tangibili nelle decisioni di spesa e nel comportamento degli italiani. Secondo le ricerche più recenti, il cambiamento prezzi di ristoranti e pizzerie ha portato una parte della popolazione a ridurre la frequenza delle uscite, privilegiando la qualità e selezionando con maggiore attenzione i locali.

Dopo il boom della domanda che aveva contraddistinto l'immediato post-Covid, l'aumento generalizzato dei costi sta creando nuove dinamiche sociali e di consumo:

  • Fascia media più colpita: il calo del potere d'acquisto evidenziato da OCSE e ISTAT ha reso più difficile, per ampie fasce di popolazione, mantenere la regolarità delle uscite al ristorante o in pizzeria, soprattutto per nuclei famigliari e giovani.
  • Più attenzione al rapporto qualità/prezzo: mentre i consumatori sono disposti a un esborso maggiore per prodotti ritenuti di qualità superiore, le recensioni negative (spesso concentrate proprio sui prezzi) confermano l'importanza del valore percepito rispetto alla spesa sostenuta.
  • Frequenza degli acquisti: secondo Circana (2025), quasi la metà degli italiani consuma fuori casa almeno una volta a settimana, ma solo il 40% manterrà queste abitudini inalterate, mentre il 23% ridurrà altri tipi di spese per permettersi comunque la ristorazione.
Il consumo fuori casa rimane, comunque, ancorato a una dimensione sociale e identitaria: rappresenta sia un piacere che una necessità per molti, contribuendo a rafforzare il tessuto di relazioni e la rete sociale. Tuttavia, l'adeguamento dei listini modella le scelte, favorendo talvolta la migrazione delle colazioni e dei pasti principali verso il consumo domestico, oppure la scelta di soluzioni take-away e delivery meno costose. Da segnalare è anche il supporto economico garantito dalle generazioni di pensionati attuali, che contribuiscono a sostenere i consumi familiari, ma che rappresentano una garanzia destinata a ridursi nel tempo.

Differenze territoriali: dove costa di più e dove di meno mangiare fuori

L'analisi territoriale dei prezzi rivela forti disomogeneità tra le città italiane, sia per il pasto in pizzeria sia per il consumo di piatti nei ristoranti. Secondo i dati aggiornati nel 2024, le province più costose per mangiare una pizza con bevanda sono Reggio Emilia (media 17,58 euro), Siena (17,24 euro) e Macerata (16,25 euro). I prezzi massimi sono stati registrati a Palermo (28 euro) e Venezia (26 euro):

Città

Prezzo medio pizza + bevanda (euro)

Prezzo massimo (euro)

Reggio Emilia

17,58

21

Palermo

n.d.

28

Venezia

13,47

26

Livorno

8,67

11

Reggio Calabria

9,15

n.d.

Tra le città più economiche spiccano Livorno (media 8,67 euro), Pescara (9,37 euro) e Napoli, che pur avendo registrato l'incremento più marcato negli ultimi anni (+32%), mantiene una spesa media inferiore rispetto ad altre grandi città. I fattori che incidono sulle differenze comprendono:

  • Contesto turistico e attrattività locale
  • Costi operativi e affitti commerciali
  • Livello di concorrenza e presenza di catene franchising
  • Domanda, potere di acquisto locale, presenza di eventi stagionali
Da questa mappatura emerge che, oltre alle grandi città e alle mete turistiche di fama internazionale, diverse località medie e insospettabili si posizionano al vertice per il costo del consumo fuori casa.

Qualità, ingredienti e nuove aspettative dei clienti: come cambiano le scelte

L'innalzamento dei prezzi ha determinato un'evoluzione anche nelle preferenze degli avventori. Secondo le ultime indagini dell'Osservatorio Pizza 2025, la qualità degli ingredienti è diventata il principale criterio di scelta per l'80% dei clienti, seguita dall'atmosfera e dalla varietà del menu. Le pizze gourmet e le proposte con prodotti tipici locali, spesso a prezzi superiori, si sono affermate in risposta a questa domanda più selettiva.

I nuovi trend evidenziano alcuni fenomeni:

  • Focus crescente sugli ingredienti locali e sulla tracciabilità delle materie prime.
  • Valorizzazione del brand personale dei pizzaioli, che sempre più comunicano la loro storia e la loro visione gastronomica.
  • Attenzione rivolta alle versioni speciali (senza glutine, gourmet, fritte), anche se queste rappresentano ancora una minoranza dell'offerta totale.
  • Meno interesse verso la mera convenienza e maggiore attenzione al rapporto qualità/prezzo e all'esperienza complessiva.
L'aumento dei prezzi non ha quindi prodotto una mera contrazione dei consumi, ma ha contribuito a spingere il settore verso l'innovazione e l'adeguamento alle nuove esigenze del mercato: i clienti oggi sono disposti a riconoscere maggiore valore a chi investe in qualità e servizio, pur con una sensibilità marcata rispetto al prezzo percepito come “giusto”.