Manager italiani spesso percepiti negativamente dai dipendenti: tra aspettative disattese, carenze comunicative e di ascolto, differenze generazionali e di genere, motivazioni in azienda e impatto su benessere e produttivitŕ.
La recente indagine Hays getta nuova luce sulla relazione tra classe dirigente e lavoratori in Italia. Il sistema manageriale è oggi osservato con attenzione crescente, poiché soltanto il 60% dei lavoratori afferma di essere soddisfatto della propria esperienza professionale, relegando il Paese tra le posizioni più basse in Europa. La parola chiave manager lavoratori hays diventa centrale quando si affrontano i temi di soddisfazione, engagement e sviluppo nelle aziende italiane.
L’analisi dei dati evidenzia un disallineamento significativo tra l’immagine del capo ideale e la realtà riscontrata quotidianamente. Il modello di riferimento richiesto prevede empatia, capacità di ascolto, autorevolezza e trasparenza. Tuttavia, il 50% degli intervistati assegna ai propri responsabili un punteggio inferiore alla sufficienza.
La quota di chi si sente valorizzato per la propria proattività non supera il 25%. A emergere è una diffusa insoddisfazione che si riflette anche nella propensione al cambiamento lavorativo: oltre la metà dei professionisti valuta l’ipotesi di cambiare azienda per trovare migliori opportunità di crescita.
Ci sono criticità che riducono il livello di engagement e limitano la capacità delle aziende di mantenere e motivare il capitale umano. Una gestione più efficace delle risorse passa necessariamente da percorsi formativi, dall’adozione di buone pratiche di inclusione e da una revisione dei processi di valorizzazione delle competenze.
Lo studio approfondisce le diversità di percezione legate all’età e al genere. La valutazione positiva verso i propri responsabili è più diffusa tra le donne rispetto agli uomini (45% contro il 35%) e aumenta nelle grandi imprese (58% rispetto al 47% delle piccole). Tra gli under 29, solo un terzo sente limitata la propria evoluzione professionale, percentuale che sale vistosamente tra gli over 50 (fino al 72%).
Le aziende più attente alle evoluzioni del mercato pongono l’accento su formazione, work-life balance e sistemi di welfare personalizzati. Nel 2025, l’81% delle imprese si dichiara intenzionato ad assumere nuove risorse, ma la retention rimane una sfida significativa: il 51% dei lavoratori si dichiara pronto a cambiare realtà. I dati Hays mettono in luce alcune risposte efficaci:
Iniziativa |
Percentuale imprese coinvolte |
Formazione continua |
41% |
Misure di retention |
40% |
Adattamento strutture organizzative |
31% |
Viene inoltre sottolineata la necessità di rivedere le politiche retributive e di puntare sull’adozione di tecnologie innovative per potenziare engagement e crescita interna.