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Come sono considerati i manager e i capi ufficio italiani dai propri dipendenti? Male, per diversi motivi

di Marcello Tansini pubblicato il
Manager e capi d'ufficio

Manager italiani spesso percepiti negativamente dai dipendenti: tra aspettative disattese, carenze comunicative e di ascolto, differenze generazionali e di genere, motivazioni in azienda e impatto su benessere e produttivitŕ.

La recente indagine Hays getta nuova luce sulla relazione tra classe dirigente e lavoratori in Italia. Il sistema manageriale è oggi osservato con attenzione crescente, poiché soltanto il 60% dei lavoratori afferma di essere soddisfatto della propria esperienza professionale, relegando il Paese tra le posizioni più basse in Europa. La parola chiave manager lavoratori hays diventa centrale quando si affrontano i temi di soddisfazione, engagement e sviluppo nelle aziende italiane.

Divario tra manager ideale e realtà: aspettative e insoddisfazione nelle aziende italiane

L’analisi dei dati evidenzia un disallineamento significativo tra l’immagine del capo ideale e la realtà riscontrata quotidianamente. Il modello di riferimento richiesto prevede empatia, capacità di ascolto, autorevolezza e trasparenza. Tuttavia, il 50% degli intervistati assegna ai propri responsabili un punteggio inferiore alla sufficienza.

La quota di chi si sente valorizzato per la propria proattività non supera il 25%. A emergere è una diffusa insoddisfazione che si riflette anche nella propensione al cambiamento lavorativo: oltre la metà dei professionisti valuta l’ipotesi di cambiare azienda per trovare migliori opportunità di crescita.

Ci sono criticità che riducono il livello di engagement e limitano la capacità delle aziende di mantenere e motivare il capitale umano. Una gestione più efficace delle risorse passa necessariamente da percorsi formativi, dall’adozione di buone pratiche di inclusione e da una revisione dei processi di valorizzazione delle competenze.

  • Comunicazione ambigua: il 38% rileva scarsa chiarezza nelle direttive ricevute
  • Mancanza di ascolto: il 60% avverte che le proprie competenze non vengono adeguatamente sfruttate
  • Ostacoli allo sviluppo: i percorsi di crescita interna sono ritenuti insufficienti dal 53% dei lavoratori
  • Egocentrismo manageriale: una quota consistente avverte come la leadership sia centrata su obiettivi personali piuttosto che su quelli di team

Fattori che motivano o demotivano i dipendenti: tra pensiero critico, benefit e work life balance

Il legame tra manager e lavoratori viene fortemente influenzato dalla presenza di benefit, dalla qualità della vita lavorativa e dalla possibilità di esprimere spirito critico senza timore di ripercussioni. I dati sottolineano che il pensiero critico è poco premiato: meno di un quarto afferma di essere incentivato a proporre idee nuove. Al contrario, viene frequentemente premiata la capacità di conformarsi e mantenere un basso profilo.
  • Benefit aziendali: il 49% dei lavoratori considera la presenza di benefit la leva principale nella scelta del datore
  • Work-life balance: circa il 45% segnala difficoltà nel bilanciare lavoro e famiglia
  • Progetti stimolanti: ambiente e ruolo sono fattori rilevanti per il 43% dei professionisti
Le dinamiche che valorizzano l'inclusività e il benessere sono pertanto centrali nella strategia di retention e nel rafforzamento della reputazione aziendale.

Lo studio approfondisce le diversità di percezione legate all’età e al genere. La valutazione positiva verso i propri responsabili è più diffusa tra le donne rispetto agli uomini (45% contro il 35%) e aumenta nelle grandi imprese (58% rispetto al 47% delle piccole). Tra gli under 29, solo un terzo sente limitata la propria evoluzione professionale, percentuale che sale vistosamente tra gli over 50 (fino al 72%).

  • Generational gap: la presenza di team multigenerazionali è ritenuta un asset importante dal 74% degli intervistati
  • Valorizzazione dell’esperienza: gli over 50 percepiscono più spesso barriere dovute a carenze di formazione e difficoltà nell’evoluzione del ruolo
  • Diversità di genere: la presenza di ambienti inclusivi favorisce una migliore valutazione della leadership e una maggior fiducia nel management
L’adattamento delle strategie interne è indispensabile per valorizzare prospettive differenti e favorire una maggiore equità di trattamento.

Come rispondono le aziende: strategie per retention, crescita e soddisfazione dei lavoratori

Le aziende più attente alle evoluzioni del mercato pongono l’accento su formazione, work-life balance e sistemi di welfare personalizzati. Nel 2025, l’81% delle imprese si dichiara intenzionato ad assumere nuove risorse, ma la retention rimane una sfida significativa: il 51% dei lavoratori si dichiara pronto a cambiare realtà. I dati Hays mettono in luce alcune risposte efficaci:

  • Programmi di formazione (41%) e piani di sviluppo personalizzati per rafforzare le competenze
  • Benefit differenziati per età e responsabilità, con smart working e auto aziendale ai primi posti nelle preferenze
  • Iniziative di adattamento dell’organizzazione per favorire ambienti inclusivi e trasparenti
Iniziativa

Percentuale imprese coinvolte

Formazione continua

41%

Misure di retention

40%

Adattamento strutture organizzative

31%

Viene inoltre sottolineata la necessità di rivedere le politiche retributive e di puntare sull’adozione di tecnologie innovative per potenziare engagement e crescita interna.