Le nuove generazioni mostrano una propensione maggiore al cambiamento rispetto a chi lavora in azienda da molto tempo.
I dati raccolti da diverse indagini di settore indicano che circa 1 lavoratore su 2 sta valutando di cambiare azienda, con percentuali che salgono ancora di più tra i giovani e i professionisti con alte competenze. Questa tendenza è spinta anche da fattori concreti come la percezione di essere sottopagati, la mancanza di crescita professionale e la ricerca di un miglior equilibrio tra vita privata e lavoro.
Secondo l’ultimo rapporto pubblicato dal Corriere della Sera, negli ultimi anni chi ha cambiato lavoro ha ottenuto un incremento medio dello stipendio tra il 10% e il 20%, con picchi che arrivano anche al 40% per alcune categorie professionali. Ma non è solo il salario a determinare questa ondata di dimissioni volontarie. Sempre più dipendenti cercano condizioni di lavoro migliori, un ambiente più stimolante e aziende che offrano benefit più vantaggiosi rispetto alla concorrenza. Facciamo il punto
Un altro elemento è la mancanza di prospettive di crescita. In molte aziende, soprattutto quelle di medie e piccole dimensioni, le opportunità di avanzamento di carriera sono limitate e chi desidera un aumento di responsabilità spesso è costretto a cambiare datore di lavoro per ottenerlo. Il 60% dei lavoratori italiani si sente bloccato nella propria posizione e ritiene che l’unica strada per migliorare sia quella di un nuovo contratto con una diversa azienda.
Non va sottovalutata la qualità della vita. La pandemia ha cambiato il modo in cui le persone vedono il lavoro, mettendo in primo piano la necessità di orari più flessibili, smart working e una migliore conciliazione tra tempo libero e carriera. Molti dipendenti lasciano aziende che non offrono possibilità di lavoro da remoto o che impongono orari troppo rigidi,e privilegiano invece datori di lavoro più attenti alle esigenze personali.
Chi decide di fare il salto e accettare un nuovo impiego spesso ne trae vantaggi economici e professionali concreti. Le statistiche indicano che nel 70% dei casi chi cambia lavoro vede un aumento immediato dello stipendio, con miglioramenti che variano a seconda del settore e dell’esperienza del candidato. In particolare, i lavoratori specializzati e quelli con competenze tecniche avanzate riescono a spuntare contratti migliori rispetto a quelli precedenti.
Oltre all’aspetto retributivo, un altro beneficio è l’accesso a benefit aziendali più vantaggiosi. Molte imprese cercano di attrarre talenti offrendo bonus di ingresso, polizze sanitarie, piani di welfare e contributi per la formazione professionale. Un punto di forza è la maggiore flessibilità lavorativa: chi cambia azienda può spesso negoziare condizioni più favorevoli, come più giorni di smart working o orari adattabili alle proprie esigenze personali.
Va detto però che non tutti i cambiamenti portano immediati vantaggi. In alcuni casi, accettare una nuova posizione significa affrontare un periodo di adattamento o addirittura rinunciare a qualche privilegio presente nel lavoro precedente.