Per i controlli sugli affitti brevi serve integrare i codici identificativi regionali per le locazioni brevi in una banca dati nazionale, ancora in fase di sviluppo.
La stretta sui contratti di locazione brevi incontra un ostacolo: la mancanza del Codice identificativo nazionale, fondamentale per l'attuazione della riforma prevista dalla legge di conversione del decreto Anticipi. Questo strumento, centrale per i nuovi controlli anti-evasione, è al centro delle attenzioni poiché la sua assenza ritarda l'attuazione delle misure previste. Inizialmente prevista per gennaio, l'implementazione della stretta sta subendo ritardi.
È compito del Ministero assegnare il Cin, su richiesta, a tutte le unità abitative destinate all'affitto turistico, inclusi gli alloggi brevi e le strutture turistico-ricettive alberghiere ed extralberghiere. Approfondiamo la questione:
Il Ministero del Turismo ha dichiarato che la procedura telematica per l'assegnazione del Codice identificativo nazionale non è ancora operativa e si prevede di avviare le prime assegnazioni nella primavera in corso. Gli obblighi e le sanzioni relative al Cin entreranno in vigore 60 giorni dopo il funzionamento effettivo della banca dati nazionale delle locazioni brevi.
Il nuovo Codice identificativo nazionale dovrà essere richiesto per ciascuna unità immobiliare adibita alla locazione turistica e dovrà essere visibile all'esterno dell'edificio e negli annunci. Le multe per la mancata esposizione del codice possono arrivare fino a 6000 euro, mentre chi opera senza Cin rischia sanzioni fino a 8000 euro. Per i gestori di strutture prive dei requisiti di sicurezza, le multe vanno da 600 a 6000 euro, mentre per chi affitta immobili in forma imprenditoriale senza la segnalazione certificata di inizio attività, le sanzioni possono variare da 2000 a 10.000 euro.
Il nuovo Codice identificativo nazionale mira a favorire i controlli incrociati dell'Agenzia delle entrate e della Guardia di ginanza per contrastare l'evasione fiscale nel settore. Le informazioni contenute nella banca dati nazionale saranno disponibili per l'amministrazione finanziaria e gli enti creditori per contrastare l'evasione fiscale e contributiva.
In attesa dell'attuazione delle nuove disposizioni, i proprietari di strutture ricettive e gli affittuari di unità immobiliari per fini turistici devono rispettare le normative regionali vigenti e continuare a utilizzare, se previsto, i codici regionali o provinciali.
L'effettiva entrata in vigore del nuovo sistema dipenderà dall'approvazione della Conferenza Stato-Regioni e dalla volontà delle singole regioni di delegare al Ministero del Turismo la gestione di questo adempimento.
Il termine per la trasmissione dei dati degli operatori di piattaforme di affitti brevi all'Agenzia delle Entrate è scaduto il 15 febbraio, come previsto dalla direttiva europea Dac7 sullo scambio automatico di informazioni sugli immobili affittati per brevi periodi nei Paesi dell'Unione Europea. Questo requisito mira a contrastare l'evasione fiscale, in particolare per quanto riguarda le transazioni economiche effettuate esclusivamente online.
I gestori delle piattaforme erano tenuti a fornire informazioni riguardanti varie attività, tra cui la locazione di beni immobili, la prestazione di servizi personali, la vendita di beni e il noleggio di mezzi di trasporto.
Nel frattempo, i prezzi degli affitti brevi sono in aumento nelle principali città italiane, come Roma, Firenze e Napoli, con aumenti che superano il 50% rispetto al periodo pre-Covid. Il mercato degli affitti brevi in Italia ha un valore di circa undici miliardi di euro, e secondo l'Aigab, ci sono circa 640.000 annunci online per case in Italia. Circa il 96% di queste proprietà è gestito da proprietari privati, mentre una su quattro è gestita da operatori professionali per conto dei proprietari.