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Come va il lavoro tra i giovani, 30-40enni e over 50 secondo la relazione 2025 di Bankitalia

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Come va il lavoro tra i giovani

Il primo dato che colpisce riguarda l'andamento della partecipazione giovanile: il tasso di attività degli under 34 è sceso.

Nel cuore di un'economia ancora debole, attraversata da tensioni globali e transizioni demografiche profonde, la Relazione annuale 2025 della Banca d'Italia offre una radiografia delle dinamiche occupazionali che interessano tre grandi fasce della popolazione: i giovani sotto i 35 anni, gli adulti tra i 35 e i 49 anni, e gli over 50. L'analisi non si limita a registrare cifre: descrive un cambiamento strutturale profondo, in cui l'invecchiamento, l'istruzione, la tecnologia e l'emigrazione si intrecciano per plasmare un nuovo volto del lavoro in Italia.

  • Giovani e mercato del lavoro tra instabilità, istruzione e fuga all'estero
  • Adulti tra i 35 e i 49 anni tra stabilità apparente e dinamiche di genere
  • Over 50 protagonisti silenziosi della trasformazione occupazionale

Giovani e mercato del lavoro tra instabilità, istruzione e fuga all'estero

Il primo dato che colpisce riguarda l'andamento della partecipazione giovanile: il tasso di attività degli under 34 è sceso. Questa involuzione non è casuale, né isolata ma raccconta da un lato l'aumento dell'istruzione universitaria, che allontana l'ingresso nel mondo del lavoro, e dall'altro una maggiore vulnerabilità ciclica. I giovani sono spesso impiegati con contratti precari o a termine, che vengono interrotti in fase recessiva e non sempre convertiti in rapporti stabili quando l'economia riparte.

La recessione occupazionale che ha colpito le fasce giovanili negli ultimi due anni si è combinata con la crescita dell'emigrazione. Secondo gli ultimi dati della relazione, oltre 20.000 laureati italiani hanno lasciato il Paese nel solo 2023, di cui l'80% nella fascia tra i 25 e i 40 anni. Le competenze formate in Italia alimentano economie estere.

Adulti tra i 35 e i 49 anni tra stabilità apparente e dinamiche di genere

Nel mondo del lavoro si colloca la fascia 35-49 anni, che secondo la Banca d'Italia è oggi un nucleo di relativa stabilità, pur in un contesto complesso. Qui il tasso di attività è cresciuto in modo contenuto, con un apporto garantito dall'aumento della partecipazione femminile. Questo progresso non deve far dimenticare che il lavoro in questa fascia rimane condizionato dalla qualità delle politiche di conciliazione tra famiglia e carriera, nonché dalla disponibilità di servizi pubblici per l'infanzia e per gli anziani.

L'occupazione in questa fascia d'età mostra una correlazione positiva con l'andamento economico: significa che quando il Pil cresce, il lavoro cresce con esso, anche se con lentezza. La relazione di Bankitalia mette in guardia su un rischio: la stabilità della fascia 35-49 nasconde una mancanza di dinamismo e opportunità di carriera, soprattutto in settori meno innovativi. Senza un investimento in formazione continua e aggiornamento professionale, il capitale umano di questa generazione rischia di non cogliere le sfide del mercato digitale e della transizione ecologica.

Over 50 protagonisti silenziosi della trasformazione occupazionale

Il motore silenzioso del mercato del lavoro italiano nel 2025 sono gli over 50, la cui partecipazione al lavoro è aumentata in modo costante e strutturale. Bankitalia individua in questo gruppo la componente che più ha inciso sulla dinamica del tasso di attività, grazie a fattori multipli: l'aumento dell'età pensionabile, l'innalzamento del livello medio di istruzione e la ridotta sensibilità alle fluttuazioni economiche. Gli over 50 non solo restano più a lungo nel mercato, ma lo fanno con un ruolo crescente in molti settori, anche in quelli un tempo riservati ai più giovani.

Ma la qualità del lavoro offerto agli over 55 non è sempre proporzionata alla loro esperienza: molti si ritrovano impiegati in mansioni meno qualificate, anche per effetto dell'esclusione progressiva da percorsi formativi e aggiornamenti professionali. La relazione evidenzia anche una sorta di segregazione occupazionale per età, dove i profili a maggiore specializzazione tendono ad abbandonare prima il lavoro, mentre quelli meno qualificati sono spinti a proseguire per necessità.

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