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Ritorna la voglia del posto fisso dopo anni di dimissioni per far carriera e guadagnare in base ricerca McKinsey

di Marcello Tansini pubblicato il
Guadagnare in base ricerca McKinsey

Dopo anni di dimissioni volontarie per inseguire carriera e stipendi migliori, cresce la ricerca di stabilità lavorativa: i dati McKinsey raccontano come cambia il mercato.

Dopo un decennio segnato dalla fuga dal lavoro tradizionale e dalla ricerca di flessibilità, si osserva una nuova tendenza. Il report "HR Monitor 2025" elaborato da McKinsey & Company, che coinvolge oltre 4.000 lavoratori in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti, indica come la stabilità sia tornata ad essere la priorità per chi lavora oggi. Ben il 39% degli intervistati afferma di privilegiare la sicurezza occupazionale rispetto a benefit come conciliazione vita-lavoro (34%) e relazioni umane in azienda (33%).

Questo scenario rappresenta un cambio di prospettiva sostanziale: la domanda "esiste ancora il posto fisso?" si carica oggi di nuova rilevanza, portando al centro del dibattito i concetti di affidabilità e solidità contrattuale in un contesto socio-economico incerto.

Dalla Great Resignation al nuovo realismo: cambiamenti nelle priorità dei lavoratori

L'ondata delle "Great Resignation" - ovvero la scelta di massa di molti lavoratori di lasciare impieghi stabili in favore di autonomia e migliori condizioni - aveva modificato le coordinate della relazione lavorativa. Le ragioni di quelle dimissioni collettive erano da individuare nella ricerca di un maggior equilibrio tra lavoro e vita personale, un salario più elevato e un contesto lavorativo più gratificante. Tuttavia, la persistenza di scenari economici instabili e crisi geopolitiche ha generato un cambio di paradigma:

  • La sicurezza viene rivalutata: la perdita di certezze ha spinto molti a mettere nuovamente in cima alle preferenze la garanzia di un reddito stabile.
  • Nasce il nuovo realismo: se prima scelte come il lavoro da remoto e il nomadismo digitale apparivano la via della "libertà", oggi essere parte di un'organizzazione strutturata viene percepito come un valore aggiunto.
  • L'incidenza della volatilità: costi della vita crescenti e clima di insicurezza generale alimentano la domanda di continuità occupazionale anche tra coloro che in passato avevano scelto percorsi lavorativi flessibili.
Questa inversione di tendenza si riflette negli orientamenti delle nuove generazioni e nel graduale ridimensionamento delle narrazioni improntate esclusivamente sull'autoimprenditorialità o sulla ricerca di senso individuale.

La stabilità lavorativa torna centrale: le ragioni dietro la scelta del posto fisso

Gli ultimi studi confermano che, dopo anni in cui la libertà sembrava la parola d'ordine, il bisogno di certezze prende nuovamente il sopravvento. I dati McKinsey mostrano che molte dimissioni degli anni scorsi erano motivate da aspettative di crescita economica e personale non sempre soddisfatte nei fatti. Ritrovandosi spesso davanti a mercati saturi, concorrenza altissima e crescita lenta, tanti professionisti rivalutano il lavoro stabile:

  • Protezione rispetto ai cicli economici: il posto sicuro viene percepito come uno scudo contro licenziamenti e contraccolpi involontari.
  • Valore della previdenza e dei benefit: l'attenzione cresce per tutele come pensione, ferie retribuite e assicurazioni, elementi che solo strutture con una certa solidità possono garantire.
  • Conciliazione vita-lavoro non sempre consolidata: la promessa di equilibrio avanzata da modelli liquidi e smart working, nei fatti, non è realistica per tutte le professioni e per tutti i profili, specie se privi di supporto organizzativo.
  • L'aspetto psicologico: la possibilità di pianificare il futuro economico e familiare rappresenta un motivo chiave per privilegiare la continuità lavorativa.
I fattori più rilevanti nella scelta di restare in azienda secondo HR Monitor McKinsey 2025 sono:

Stabilità occupazionale

39%

Conciliazione vita-lavoro

34%

Relazioni con i colleghi

33%

Il desiderio di un lavoro stabile è dunque tornato ad esercitare attrattiva anche tra professionisti altamente qualificati e specialmente tra chi guarda al futuro con preoccupazione per il contesto macroeconomico globale.

Le sfide del mercato del lavoro: flessibilità, formazione e innovazione tecnologica

La lenta ma persistente trasformazione digitale delle aziende sta influenzando le dinamiche occupazionali. Da un lato vi è un adattamento forzato alle innovazioni - ad esempio, solo il 19% dei processi HR core in Europa utilizza ad oggi l'intelligenza artificiale generativa - dall'altro cresce l'esigenza di nuovi equilibri tra stabilità e cambiamento:

  • Gap tra realtà e percezione della formazione: mentre le imprese dichiarano grandi investimenti in upskilling e reskilling, i lavoratori segnalano formazione reale inferiore alle promesse, generando demotivazione e favorendo fenomeni come il "quiet quitting".
  • Flessibilità al centro, ma non per tutti: se alcune categorie riescono a sfruttare modalità di lavoro ibride, molti rimangono esclusi e percepiscono la flessibilità solo come privilegio.
  • L'automazione e la GenAI: nuove tecnologie hanno visto la sostituzione di numerosi ruoli, specie quelli operativi; il valore umano si ridefinisce e la fiducia nel datore di lavoro diventa sempre più importante.
Un paradosso emerge: l'accelerazione tecnologica sta riportando la discussione su concetti come fiducia e sicurezza, mettendo in luce la necessità di investire su ascolto, motivazione individuale e valorizzazione delle competenze.

Il posto fisso tra mito, realtà e nuove generazioni

Nella cultura italiana il lavoro stabile è sempre stato caricato di valenze simboliche: status sociale, serenità economica, garanzia per la famiglia. Tuttavia, tra i giovani si osserva un atteggiamento ambivalente: se da un lato il posto fisso continua a esercitare fascino, dall'altro emergono esigenze diverse legate alla realizzazione personale, all'autonomia e alla ricerca di contesti dinamici:

  • Secondo un'indagine ManpowerGroup 2025, il 70% della GenZ ritiene la stabilità importante, ma desidera che sia accompagnata da senso di appartenenza, valorizzazione delle competenze e opportunità di crescita.
  • Le nuove generazioni valutano, oltre alla sicurezza, la qualità dell'ambiente di lavoro, l'attenzione al benessere e la trasparenza aziendale.
  • L'esigenza di "posto giusto": elemento distintivo dei più giovani, che rifiutano la permanenza passiva a fronte dell'assenza di contestualità valoriale.
La sfida è costruire ambienti che possano coniugare l'esigenza di certezza con la domanda di crescita e autenticità, superando modelli esclusivamente gerarchici e orientati al controllo.

Settore pubblico e privato: criticità a confronto e impatto sui trend occupazionali

La revisione del concetto di "lavoro sicuro" tocca in modo marcato il settore pubblico, da sempre associato in Italia all'idea di stabilità. Tuttavia, il pubblico impiego attraversa una fase di crisi d'attrattività: dimissioni record, concorsi poco partecipati e difficoltà nel ricambio generazionale segnalano la necessità di ripensare le condizioni offerte e i percorsi di carriera:

Settore pubblico

Settore privato

Stipendi medi meno competitivi

Retribuzioni tendenzialmente più elevate

Progressioni di carriera lente

Maggiori opportunità di mobilità e crescita

Stabilità formalizzata per legge (DLgs. 165/2001)

Sicurezza dipende dal contratto collettivo/applicativo

Procedure di assunzione articolate

Assunzioni spesso più rapide e meritocratiche

Maggior rigidità organizzativa e meno spazio all'innovazione

Flessibilità e approccio progettuale più diffuso

Mentre il privato si distingue per dinamismo, il pubblico sembra necessitare di un rinnovamento volto alla valorizzazione del capitale umano, all'aggiornamento digitale e alla premialità del merito, con particolare attenzione al ricambio generazionale e alla digitalizzazione dei processi.