Dopo anni di dimissioni volontarie per inseguire carriera e stipendi migliori, cresce la ricerca di stabilità lavorativa: i dati McKinsey raccontano come cambia il mercato.
Dopo un decennio segnato dalla fuga dal lavoro tradizionale e dalla ricerca di flessibilità, si osserva una nuova tendenza. Il report "HR Monitor 2025" elaborato da McKinsey & Company, che coinvolge oltre 4.000 lavoratori in diversi Paesi europei e negli Stati Uniti, indica come la stabilità sia tornata ad essere la priorità per chi lavora oggi. Ben il 39% degli intervistati afferma di privilegiare la sicurezza occupazionale rispetto a benefit come conciliazione vita-lavoro (34%) e relazioni umane in azienda (33%).
Questo scenario rappresenta un cambio di prospettiva sostanziale: la domanda "esiste ancora il posto fisso?" si carica oggi di nuova rilevanza, portando al centro del dibattito i concetti di affidabilità e solidità contrattuale in un contesto socio-economico incerto.
L'ondata delle "Great Resignation" - ovvero la scelta di massa di molti lavoratori di lasciare impieghi stabili in favore di autonomia e migliori condizioni - aveva modificato le coordinate della relazione lavorativa. Le ragioni di quelle dimissioni collettive erano da individuare nella ricerca di un maggior equilibrio tra lavoro e vita personale, un salario più elevato e un contesto lavorativo più gratificante. Tuttavia, la persistenza di scenari economici instabili e crisi geopolitiche ha generato un cambio di paradigma:
Gli ultimi studi confermano che, dopo anni in cui la libertà sembrava la parola d'ordine, il bisogno di certezze prende nuovamente il sopravvento. I dati McKinsey mostrano che molte dimissioni degli anni scorsi erano motivate da aspettative di crescita economica e personale non sempre soddisfatte nei fatti. Ritrovandosi spesso davanti a mercati saturi, concorrenza altissima e crescita lenta, tanti professionisti rivalutano il lavoro stabile:
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Stabilità occupazionale |
39% |
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Conciliazione vita-lavoro |
34% |
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Relazioni con i colleghi |
33% |
Il desiderio di un lavoro stabile è dunque tornato ad esercitare attrattiva anche tra professionisti altamente qualificati e specialmente tra chi guarda al futuro con preoccupazione per il contesto macroeconomico globale.
La lenta ma persistente trasformazione digitale delle aziende sta influenzando le dinamiche occupazionali. Da un lato vi è un adattamento forzato alle innovazioni - ad esempio, solo il 19% dei processi HR core in Europa utilizza ad oggi l'intelligenza artificiale generativa - dall'altro cresce l'esigenza di nuovi equilibri tra stabilità e cambiamento:
Nella cultura italiana il lavoro stabile è sempre stato caricato di valenze simboliche: status sociale, serenità economica, garanzia per la famiglia. Tuttavia, tra i giovani si osserva un atteggiamento ambivalente: se da un lato il posto fisso continua a esercitare fascino, dall'altro emergono esigenze diverse legate alla realizzazione personale, all'autonomia e alla ricerca di contesti dinamici:
La revisione del concetto di "lavoro sicuro" tocca in modo marcato il settore pubblico, da sempre associato in Italia all'idea di stabilità. Tuttavia, il pubblico impiego attraversa una fase di crisi d'attrattività: dimissioni record, concorsi poco partecipati e difficoltà nel ricambio generazionale segnalano la necessità di ripensare le condizioni offerte e i percorsi di carriera:
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Settore pubblico |
Settore privato |
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Stipendi medi meno competitivi |
Retribuzioni tendenzialmente più elevate |
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Progressioni di carriera lente |
Maggiori opportunità di mobilità e crescita |
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Stabilità formalizzata per legge (DLgs. 165/2001) |
Sicurezza dipende dal contratto collettivo/applicativo |
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Procedure di assunzione articolate |
Assunzioni spesso più rapide e meritocratiche |
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Maggior rigidità organizzativa e meno spazio all'innovazione |
Flessibilità e approccio progettuale più diffuso |
Mentre il privato si distingue per dinamismo, il pubblico sembra necessitare di un rinnovamento volto alla valorizzazione del capitale umano, all'aggiornamento digitale e alla premialità del merito, con particolare attenzione al ricambio generazionale e alla digitalizzazione dei processi.