Il settore dell'artigianato in Italia affronta cambiamenti importanti: nuovi mestieri, innovazione tecnologica, crisi di alcune professioni storiche e forte presenza straniera ridisegnano la mappa produttiva nazionale.
L'andamento settore artigianato in Italia negli ultimi anni si caratterizza per una forte contrapposizione tra tradizione e innovazione. Il comparto artigiano, da sempre rappresentativo della cultura produttiva italiana, evidenzia una significativa riduzione del numero complessivo di artigiani e aziende attive: secondo gli ultimi dati Unioncamere e InfoCamere, dal 2008 a oggi sono state perse oltre 228 mila imprese.
Questa flessione riflette cambiamenti profondi, legati sia a fattori economici che socio-culturali, come la trasformazione delle abitudini di acquisto, i processi di automazione e digitalizzazione e la crisi del ricambio generazionale. Tuttavia, emergono segnali di vitalità che coinvolgono segmenti innovativi come benessere, tecnologia e nuove figure professionali digitali, restituendo un quadro di resilienza e adattamento. L'artigianato rimane così un pilastro strategico del sistema produttivo italiano, pur dovendo affrontare sfide crescenti in termini di competitività e sostenibilità.
Nella composizione demografica degli artigiani si riscontrano cambiamenti sostanziali. L'età media degli operatori si sta progressivamente abbassando, specialmente nei centri urbani e in ambiti legati alla progettualità digitale. Le recenti statistiche indicano un interesse crescente da parte dei giovani verso professioni creative e autonome, sostenuto anche dalla maggiore accessibilità alle tecnologie digitali.
Espressioni come "artigianato 4.0" e "design thinking" stanno sempre più entrando a far parte del lessico comune tra le nuove generazioni. In parallelo, la presenza femminile all'interno delle imprese artigiane si sta consolidando anche grazie all'assunzione di ruoli di leadership in botteghe innovative o start-up a matrice artigianale. Rileviamo che:
L'analisi dei dati Unioncamere evidenzia che, tra il 2023 e il 2025, le attività artigiane connesse ai servizi per la persona e alle professioni ad alta componente tecnologica registrano un aumento consistente. I comparti "benessere" e "tecnologia" emergono come motori di modernizzazione:
Nonostante i segnali positivi nei settori emergenti, la situazione delle professioni storicamente manuali mostra criticità diffuse. Dal 2012 sono scomparse oltre 228mila aziende artigiane appartenenti ai mestieri tradizionali, come sarti, calzolai, orologiai, fabbri e falegnami. I motivi principali individuati dalle fonti ufficiali includono:
La mappa produttiva dell'artigianato mostra una forte concentrazione in determinate aree, in relazione alle vocazioni storiche e alle tradizioni locali. Regioni che come Toscana, Veneto e Lombardia si confermano poli di eccellenza, con distretti specializzati nelle lavorazioni della pelle, del vetro, del mobile, del tessile e dell'agroalimentare. La Sardegna spicca per i suoi tessuti artigianali, mentre il Sud (in particolare la Puglia e la Sicilia) mantiene viva la tradizione dei prodotti gastronomici e dei tessuti.
Esempi come il distretto della pelle ad Arezzo, il vetro di Murano, i mobili della Brianza e i tappeti sardi rappresentano punti di riferimento per qualità e innovazione orientata alla sostenibilità.
Il modello distrettuale agevola la collaborazione tra aziende, la condivisione di competenze e la partecipazione a eventi e fiere di respiro internazionale.
Città come Firenze, Venezia e Napoli si confermano attrattive sia sul fronte della produzione che su quello del turismo culturale collegato all'artigianato artistico e agroalimentare.
Il sistema dei distretti costituisce quindi un volano per innovazione e occupazione qualificata, preservando sia il patrimonio materiale che quello immateriale del made in Italy.
Sulla base delle più recenti statistiche di Unioncamere, il peso degli artigiani stranieri in Italia si attesta complessivamente attorno al 20% degli imprenditori individuali. Questa presenza, in costante crescita, ha portato nel decennio 2014-2024 a un aumento di oltre 33 mila unità, con forte dinamismo nei comparti costruzioni, ristorazione e trasporti. Analizzando in dettaglio, spicca il ruolo dei titolari provenienti da Romania, Albania, Cina ed Egitto nel mantenimento e nell'espansione di segmenti chiave:
Le politiche pubbliche hanno tentato, soprattutto negli ultimi anni, di sostenere le piccole imprese artigiane attraverso sgravi fiscali, incentivi a fondo perduto e investimenti in formazione e innovazione. Gli effetti, tuttavia, risultano eterogenei e spesso condizionati dalla frammentazione normativa e dalla lentezza della burocrazia.
La solidità del tessuto produttivo artigiano, dunque, dipende dal successo di queste misure, nonché dalla capacità delle imprese di adattarsi rapidamente a scenari globali complessi.