Negli ultimi anni il mercato finanziario ha visto crescere esponenzialmente l'interesse per gli investimenti ESG, guidati dall'esigenza di integrare responsabilità ambientale, sociale e di governance nei portafogli e nelle strategie aziendali. In Italia, questo trend non rappresenta soltanto un adattamento a dinamiche globali ma anche la risposta a una domanda crescente di trasparenza, risk management e sostenibilità reale.
Cosa sono gli investimenti ESG e come vengono valutati
L'acronimo ESG sta per Environmental, Social e Governance e rappresenta l'insieme dei criteri adottati per valutare la sostenibilità di una società o di un’attività finanziaria. Tali criteri permettono di affiancare alla tradizionale analisi finanziaria una valutazione multidimensionale dell’impatto delle aziende. L’obiettivo consiste nell’integrare i parametri economici con una valutazione approfondita delle azioni e delle strategie aziendali, considerando:
- Ambiente: emissioni di CO2, gestione delle risorse, lotta al cambiamento climatico, tutela della biodiversità.
- Sociale: rispetto dei diritti umani, condizioni di lavoro, inclusione, sicurezza della catena di fornitura.
- Governance: trasparenza, presenza di consiglieri indipendenti, politiche di diversità, equilibrio nella remunerazione del management.
La valutazione ESG avviene tramite metodologie standardizzate, tra cui rating pubblici e privati, audit e strumenti software specializzati, oltre a parametri come quelli definiti dalla Global Reporting Initiative (GRI) e da organismi internazionali quali l’ISSB. In Europa, le normative obbligano sempre più imprese, fondi e istituzioni a produrre un
reporting dettagliato sulle proprie performance ESG. La presenza di simili pratiche determina, secondo diversi report, un migliore accesso ai capitali, migliori performance di lungo termine e una maggiore resilienza ai cambiamenti macroeconomici, rendendo i criteri ESG un punto di riferimento imprescindibile nella selezione degli investimenti.
Lo stato attuale degli investimenti ESG in Italia: numeri, trend e mercato
Il settore ESG in Italia si inserisce in un contesto europeo dominato da una domanda elevata di prodotti sostenibili: il Vecchio Continente rappresenta circa l’84% delle masse gestite a livello globale in strumenti ESG. A fine 2024, il valore aggregato degli asset ESG in Europa ammonta a circa 2,7 trilioni di dollari, mentre in Italia risulta una crescita costante nella diffusione di fondi classificati secondo la Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), in particolare nelle categorie articolo 8 e articolo 9.
I dati recenti indicano che l’adozione dei criteri ESG tra gli investitori professionali italiani resta elevata, con una quota stabile negli ultimi due anni superiore all'87%. In particolare, cresce l’interesse verso le strategie obbligazionarie sostenibili: i flussi nei fondi obbligazionari conformi ai criteri ambientali e sociali hanno superato nel 2024 quelli dei comparti tradizionali, segnalando un’evoluzione nelle preferenze degli investitori.
Di seguito una sintesi degli elementi di scenario:
| Quota fondi ESG su totale EU |
56% (art. 8), 5,6% (art. 9) |
| Masse gestite fondi art. 8 + 9 |
6.000 miliardi di euro (settembre 2024) |
| Afflussi netti 2024 in EU |
52,4 miliardi di dollari |
| Adozione criteri ESG Italia |
87% tra investitori professionali |
Nonostante un lieve rallentamento nei nuovi lanci di prodotti rispetto allo scorso anno, il mercato nazionale mostra resilienza e interesse crescente, anche sulla spinta delle normative e della maggiore attenzione sociale ai temi ESG. Le strategie di transizione energetica e innovazione (come l’intelligenza artificiale green e la salute) risultano tra le priorità principali, mentre si rafforza la domanda di trasparenza e impatti misurabili da parte degli investitori.
Normative europee ed evoluzione della regolamentazione ESG
L’Unione Europea rappresenta il contesto normativo più avanzato in materia di ESG, trainando il settore attraverso una regolamentazione dettagliata e sempre più stringente. Tra le principali norme applicate, si evidenziano:
- SFDR - Sustainable Finance Disclosure Regulation: impone classificazioni “articolo 6”, “8” e “9” a fondi e prodotti finanziari, in base al livello di sostenibilità promossa o perseguita.
- CSRD - Corporate Sustainability Reporting Directive: obbliga le grandi imprese e gli enti quotati a pubblicare dati dettagliati sulle pratiche ESG, assicurando maggior trasparenza verso investitori e stakeholder.
- Taxonomy UE: definisce quali attività economiche possono considerarsi sostenibili secondo criteri oggettivi condivisi a livello europeo.
L’adozione di queste normative ha prodotto un significativo avanzamento nella disciplina e nella pressione per garantire l’affidabilità e la trasparenza delle informazioni fornite dagli operatori. Le linee guida dell’ESMA, in particolare, pongono nuovi standard sui nomi dei fondi ESG per contrastare rischi come il greenwashing e favorire la comparabilità tra strumenti.
L’evoluzione normativa determina quindi per operatori italiani e internazionali la necessità di aggiornarsi in modo dinamico e di ridefinire costantemente processi e reporting, con ricadute dirette sulle scelte di portafoglio e sulla reputazione sul mercato.
Strategie dei fondi italiani e integrazione dei criteri ESG
I principali gestori di fondi e operatori di venture capital in Italia stanno progressivamente abbandonando approcci esclusivamente formali per adottare strategie ESG autenticamente integrate nei processi decisionali. Si registra così una netta evoluzione, da semplici adempimenti normativi verso la definizione di policy ESG personalizzate, spesso modellate sui criteri di materialità e sui bisogni delle specifiche società partecipate.
Le società di asset management e i principali VC italiani implementano:
- Screening doppi e sistemi proprietari di scoring ESG;
- Comitati interni dedicati, con attenzione crescente a temi come la diversità di genere e la sicurezza digitale;
- Azioni strutturate sulla governance, inclusione di amministratori indipendenti e monitoraggio puntuale dei dati di sostenibilità;
- Sfruttamento di framework avanzati per misurare e migliorare l’impatto sociale e ambientale delle iniziative finanziate.
Secondo le dichiarazioni dei responsabili dei principali fondi, la disciplina ESG viene oggi percepita come uno strumento chiave per la gestione del rischio, per l’innovazione e per la creazione duratura di valore. In diversi casi, è emerso che la presenza di parametri ESG ben integrati ha contribuito a garantire non solo maggiore compliance, ma anche migliori ritorni finanziari e reputazionali. In modo particolare, l’approccio proattivo e non solo difensivo rappresenta ormai la nuova frontiera delle strategie per il risparmio gestito in linea con le pratiche più avanzate a livello europeo.
Gli impatti macroeconomici, la divergenza tra mercati e il ruolo degli investitori italiani
La crescente attenzione per la sostenibilità si riflette in impatti concreti sull'economia e sulla competitività dei mercati. Nel contesto internazionale, emerge una chiara divergenza tra Stati Uniti, Europa e Asia:
- L’Europa rimane il fulcro globale della domanda di investimenti ESG, sostenuta da una regolamentazione consolidata e da un approccio di lungo termine degli investitori pensionistici e istituzionali.
- Gli Stati Uniti mostrano attualmente segnali di disallineamento, con flussi netti negativi sotto la pressione di fattori politici e dibattiti interni sull’opportunità di integrare criteri ambientali e sociali nei portafogli.
- La Cina sta sviluppando un vantaggio competitivo grazie a investimenti pubblici ingenti nella transizione energetica, sebbene il coinvolgimento degli investitori stranieri sia ancora limitato.
Nello scenario nazionale, gli investitori italiani si sono distinti per una capacità di adattamento proattivo, con un accentuato orientamento alla selettività delle strategie e una predilezione per strumenti tematici attenti all’innovazione (ad esempio naturopatie, economia circolare, energie rinnovabili). Questo ha reso l’Italia un riferimento crescente all’interno dei flussi intraeuropei verso prodotti ESG, rafforzando il peso del mercato domestico anche nelle strategie dei grandi operatori globali.
Le principali sfide e opportunità per il futuro degli investimenti ESG in Italia
Il panorama italiano presenta una combinazione di difficoltà e opportunità che plasmeranno lo sviluppo futuro dell’universo ESG. Le principali criticità riguardano:
- Greenwashing: la necessità di evitare pratiche comunicative ingannevoli mantiene alta la pressione sulla trasparenza ed esige sistemi di valutazione rigorosi;
- Rafforzamento delle competenze: l’incremento della sofisticazione nelle metriche richiede agli operatori formazione continua e una forte capacità di adattamento, soprattutto per le PMI;
- Adattamento alle nuove tecnologie: con l’avvento dell’IA e delle nuove soluzioni di digitale sostenibile, cresce la domanda di strumenti in grado di misurare con precisione impatti ambientali e rischi sistemici.
Parallelamente, emergono significative opportunità legate all’innovazione di prodotto—specialmente nell’ambito del green bond, delle tematiche legate a salute e transizione energetica e alla biodiversità—che attraggono flussi crescenti anche in periodi di turbolenza. I nuovi standard di reporting e il consolidarsi delle iniziative di investimento collettivo offrono inoltre margini di crescita e specializzazione, a patto che venga mantenuto un focus costante su affidabilità dei dati, engagement con gli stakeholder e coerenza nel posizionamento di mercato.
L’Italia si trova, oggi, quindi, davanti a una fase di consolidamento nella diffusione degli investimenti ESG, distinguendosi per resilienza e capacità di adattamento rispetto allo scenario internazionale. La solidità normativa e la crescente domanda di strumenti trasparenti rafforzano la posizione del comparto nazionale, che può continuare a cogliere opportunità selettive nelle aree a più alto impatto, grazie a una crescente cultura della sostenibilità e all’innovazione nelle strategie di portafoglio.
Nei prossimi mesi assumeranno sempre maggiore rilevanza la qualità, la dimostrabilità delle performance ESG e la capacità degli operatori di comunicare valore reale e non solo dichiarato agli investitori. Un contesto, quindi, più competitivo e dinamico, ma anche più premiante per chi saprà sfruttare appieno le nuove opportunità offerte dalla finanza sostenibile, consolidando la reputazione italiana a livello europeo e globale.