Non tutti i 32 nuovi marchi riusciranno a resistere sul lungo periodo, ma alcuni fattori sembrano comuni ai candidati più forti
Tra il 2025 e il 2028, almeno 32 nuovi marchi automobilistici sbarcheranno sul nostro mercato, portando con sé modelli inediti, strategie distributive innovative e un'aggressiva politica dei prezzi. Di questi nuovi brand, 27 provengono dalla Cina o sono legati a doppio filo a joint venture con colossi asiatici. La crescita delle quote di mercato dei cosiddetti newcomer è già evidente: si è passati dallo 0,4% del 2021 a un 5,8% nel primo trimestre del 2025, segno che l'accoglienza da parte del pubblico italiano è tutt'altro che tiepida. In questo scenari, la domanda diventa: quali marchi sono destinati a rimanere e quali a scomparire?
Non mancano protagonisti come Chery, presente in Italia con Omoda e Jaecoo, che puntano su suv con elevati contenuti tecnologici e meccaniche ibride plug-in. Nel frattempo, Geely, già dietro a Volvo, ha introdotto nel nostro Paese due marchi verdi molto apprezzati: Polestar, votato alla sportività elettrica minimalista, e Lynk & Co, che ha cambiato il concetto di possesso auto grazie a un sistema di abbonamento mensile con auto connesse e condivisibili. Da segnalare anche la penetrazione silenziosa ma costante di EMC, un progetto italo-cinese che punta sulla capillarità della rete e su modelli termici e bifuel accessibili.
In arrivo, nel biennio 2026-2028, ci sono nomi ad alto potenziale come Leapmotor, entrata sotto l'ala di Stellantis, e NIO, la Tesla cinese che porta con sé un sistema di battery swap, ovvero cambio batteria istantaneo, già attivo in Cina. Sotto il cappello NIO si aggiungono anche i brand emergenti Firefly, pensato per l'Europa, e Onvo, dedicato a famiglie giovani e tecnologicamente avanzate. A completare lo scenario ci sarà VinFast, colosso vietnamita che mira al cuore dell'Europa con suv elettrici robusti e 10 anni di garanzia.
Se la Cina invade, l'Italia non resta a guardare. Il gruppo DR Automobiles, nato nel 2006 in Molise, è forse il miglior esempio di adattamento e sintesi tra produzione cinese e know-how italiano. DR ha infatti costruito un ecosistema articolato fatto di brand diversi come EVO, Sportequipe, ICH-X e la nuova citycar 100% elettrica Birba, capaci di coprire ogni nicchia dal Gpl all'elettrico, passando per le versioni crossover e fuoristrada urbani.
Quello che differenzia DR da altri operatori è la capacità di assemblare i modelli cinesi in Italia, dare loro una veste europea, e fornire una rete di assistenza capillare. Non è solo una questione di estetica, la personalizzazione dei modelli, l'adattamento degli impianti multimediali, la cura dell'omologazione e il dialogo diretto con il pubblico italiano hanno permesso a DR di guadagnarsi una fiducia trasversale.
DR è oggi una delle alternative credibili ai big tradizionali del mercato nella fascia tra 14.000 e 30.000 euro, segmento strategico e spesso trascurato dalle case occidentali, troppo impegnate a difendere le fasce premium o ad accelerare sulle elettriche high-tech.
Non tutti i 32 nuovi marchi riusciranno a resistere sul lungo periodo, ma alcuni fattori sembrano comuni ai candidati più forti. Il primo è la presenza tecnologica distintiva, che si tratti di piattaforme native elettriche, software di bordo evoluti o servizi connessi in stile smart home. I marchi che propongono esperienze d'uso nuove, come NIO con il battery swap o Lynk & Co con la condivisione digitale, hanno maggiori chance di coinvolgere un pubblico giovane e urbano.
Il secondo elemento è la distribuzione, perché avere un buon prodotto non basta: serve una rete capillare, affidabile e in grado di assistere il cliente in tutte le fasi. Marchi come MG e DR hanno costruito la propria base anche grazie alla rete, mentre molti altri, pur con auto valide, restano invisibili perché difficili da trovare.
Infine, c'è il tema dell'identità del marchio, fattore spesso sottovalutato. I costruttori che arriveranno con una visione chiara e riconoscibile avranno un vantaggio rispetto a chi propone modelli generici o anonimi. Il mercato italiano, attento al design, alla storia e al valore percepito, non perdona chi non sa differenziarsi. E se la qualità media dei nuovi modelli cinesi ed emergenti è ormai molto alta, a fare la differenza sarà la capacità di diventare desiderabili, non solo convenienti.