Scopri chi sono i più ricchi in Italia nel 2025 grazie alle azioni, con classifica, curiosità regionali e confronto internazionale.
Chi guida la classifica dei più ricchi in Italia nel 2025 grazie alle azioni? Negli ultimi anni in Italia si è osservato un incremento rilevante del numero di individui e famiglie che hanno costruito il proprio patrimonio grazie a investimenti in azioni. L'elevata concentrazione di ricchezza nell'ambito finanziario riflette dinamiche economiche, culturali e sociali che hanno contribuito ad accentuare l'importanza del mercato azionario nella composizione delle grandi fortune nazionali. In questo contesto, la classifica degli italiani con il maggior patrimonio in azioni assume una rilevanza particolare per analizzare sia la stratificazione delle ricchezze sia i fattori che sostengono questa crescita. Nuove generazioni di investitori, accanto a storiche dinastie imprenditoriali, influenzano ora il profilo della ricchezza finanziaria italiana, portando con sé sia consolidamenti patrimoniali sia fenomeni di inaspettata ascesa ai vertici delle graduatorie.
L'attuale vertice della classifica è occupato dagli eredi di Leonardo Del Vecchio, protagonisti grazie a un patrimonio azionario superiore a 51 miliardi di euro, valore aumentato del 30% nell'ultimo anno secondo gli aggiornamenti di Milano Finanza.
Il secondo posto è detenuto dalla famiglia Rocca, con partecipazioni strategiche che guidano l'industria energetica Tenaris; la loro quota in azioni si avvicina ai 10 miliardi e ha visto una crescita del 6% nell'ultimo periodo.
Segue la storica famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, leader attraverso Exor, con circa 9,5 miliardi di euro in titoli, consolidando una tradizione di influenza economica multisettoriale.
Più in basso nella classifica, tra i grandi detentori troviamo anche figure di rilievo internazionale come Giovanni Ferrero, che si distingue per il patrimonio legato alle azioni del gruppo Ferrero (stimato attorno ai 39 miliardi di dollari) e Andrea Pignataro (ION Group), confermando una diversificazione degli asset tra settori industriali, moda e innovazione tecnologica.
Il panorama dei miliardari azionisti in Italia evidenzia che il 5% delle famiglie più abbienti detiene quasi metà della ricchezza nazionale, con una concentrazione che genera forti squilibri sociali e una limitata fluidità nella distribuzione del benessere.
Il gruppo dei "Paperoni d'Italia" comprende 751 individui e famiglie: una graduatoria in cui la presenza delle fondazioni bancarie e degli enti pubblici non va sottovalutata, dato che lo Stato Italiano stesso si posiziona come primo detentore con un valore azionario di circa 81 miliardi di euro, cifra nettamente superiore a qualsiasi privato.
La ricchezza finanziaria delle famiglie italiane si caratterizza per una forte polarizzazione: una ristretta élite concentra nelle proprie mani patrimoni azionari rilevanti, a fronte di una diffusa preferenza per l'investimento immobiliare tra la maggioranza della popolazione.
Secondo i dati ISTAT e Banca d'Italia la ricchezza netta complessiva delle famiglie sfiora i 9.743 miliardi di euro, con le attività finanziarie che hanno superato i 4.374 miliardi.
La predisposizione verso le azioni riguarda generalmente famiglie con elevata cultura finanziaria, imprenditori e percettori di redditi elevati, mentre la classe media e le categorie meno abbienti prediligono liquidità o titoli a basso rischio come conti correnti e obbligazioni.
Solo l'1,3 milioni di italiani rientra nella categoria dei “milionari”, mentre il vero baluardo storico della ricchezza rimane il cosiddetto “mattone”.
Il divario tra le famiglie detentrici di grandi patrimoni azionari e il resto della popolazione è acuito anche dalla differente capacità di accedere a strumenti finanziari sofisticati e dalla maggior propensione al rischio da parte delle fasce più benestanti. Questo scenario si riflette direttamente sulla composizione delle prime 750 posizioni della graduatoria, tutte caratterizzate da una marcata concentrazione azionaria che alimenta sia la resilienza sia la crescita dei valori patrimoniali in caso di performance positive dei mercati borsistici.
Le eredità rappresentano uno dei fattori principali nella crescita e nel consolidamento dei grandi patrimoni finanziari italiani. Secondo recenti rapporti, quasi due terzi delle fortune maggiori in Italia sono derivanti dalla trasferibilità generazionale degli asset. Questa dinamica limita la mobilità sociale e influisce strutturalmente sulla distribuzione del capitale finanziario nazionale.
Studi condotti da istituti specializzati evidenziano come il 67% dei super-ricchi italiani abbia accumulato la propria fortuna in seguito a successioni ereditarie, con una trasmissione di quote azionarie che contribuisce a mantenere e rafforzare le famiglie ai vertici delle classifiche patrimoniali. La crescita di molte fortune azionarie dipende anche da strategie di lungo periodo fondate sulla governance familiare delle aziende quotate, rendendo lento il ricambio nella composizione delle grandi posizioni.
Questo quadro affianca alla tradizionale accumulazione per “merito imprenditoriale” una forte incidenza di rendimenti passivi generati dai titoli ereditati.
Allo stesso tempo, i nuovi trend del mercato azionario e l'apertura a investimenti innovativi stanno gradualmente modificando le dinamiche di crescita: aumentano gli investitori self-made tra le nuove generazioni, ma il peso delle successioni rimane centrale nella formazione delle grandi fortune italiane.
Pur rimanendo lontane dal podio nazionale, otto famiglie e personalità veronesi si sono inserite nella graduatoria dei 751 maggiori detentori italiani di patrimonio azionario, segnando un esempio rilevante di crescita territoriale in un panorama dominato dai grandi centri finanziari: