Lo smart working si sta stabilizzando su due velocità: nelle grandi imprese e nei settori più digitalizzati è un elemento chiave per la flessibilità e la produttività.
Lo smart working si sta adattando a un contesto post-emergenziale. Le nuove regole e le tendenze in atto stanno creando uno scenario a due velocità, come fa notare l'Osservatorio Politecnico di Milano con proiezioni verso il 2025, con alcuni settori che continuano a sostenere il lavoro da remoto, mentre altri, sia nel settore privato che in quello pubblico, stanno tornando a privilegiare la presenza fisica.
Nel settore privato, le aziende più grandi e quelle operanti in settori tecnologici o digitali stanno continuando a promuovere lo smart working. Molte di queste realtà hanno visto aumentare la produttività, ridurre i costi operativi (come quelli legati agli spazi fisici) e migliorare il benessere dei dipendenti grazie alla maggiore flessibilità.
Il Protocollo Nazionale sul Lavoro Agile, sottoscritto nel dicembre 2021, stabilisce che lo smart working deve essere regolato da accordi individuali tra lavoratori e datori di lavoro. Questi accordi devono includere informazioni dettagliate sulle modalità di esecuzione del lavoro, il diritto alla disconnessione e la gestione della privacy. Il ritorno alla gestione ordinaria, dal primo aprile 2024, implica che non sarà più possibile adottare lo smart working in forma informale, come avvenuto durante la pandemia. In altre parole, ogni lavoratore che desidera continuare a lavorare da remoto dovrà sottoscrivere un accordo formale con il proprio datore di lavoro,
Non tutte le imprese stanno continuando su questa strada. Le PMI, soprattutto in settori tradizionali o manifatturieri, stanno riducendo o eliminando il lavoro da remoto, preferendo la presenza in ufficio. In molti casi, queste aziende considerano la cultura aziendale legata alla presenza fisica, e ritengono che la gestione del personale in presenza garantisca maggiore controllo sulle performance.
Nel settore pubblico, il Ministro per la Pubblica Amministrazione ha stabilito che, dal primo gennaio 2024, il lavoro agile tornerà a essere gestito attraverso accordi individuali tra dipendenti e dirigenti, con un focus sulla valutazione delle performance. Significa che lo smart working non sarà più un diritto generalizzato, ma potrà essere concesso solo in presenza di specifiche necessità, come problemi di salute o situazioni familiari complesse.
Ci sono eccezioni. I lavoratori fragili, come quelli con gravi problemi di salute, potranno continuare a usufruire dello smart working in maniera agevolata, anche derogando alla prevalenza della presenza fisica. Anche i genitori con figli conviventi di età inferiore ai 14 anni e i caregivers potranno richiedere il lavoro da remoto, a condizione che ci sia un accordo formale con il datore di lavoro.
Nonostante i vantaggi dimostrati in alcuni contesti, molte aziende stanno riducendo l'uso del lavoro da remoto. In molte PMI, la presenza fisica è considerata fondamentale per mantenere coesione e spirito di squadra, favorendo una comunicazione diretta tra colleghi e manager.
Alcuni datori di lavoro ritengono che la supervisione diretta delle attività lavorative sia più efficace rispetto alla gestione a distanza. La mancanza di strumenti per monitorare i risultati in remoto può rendere lo smart working meno attraente per determinate imprese.
Molti settori, come quello manifatturiero o dei servizi alla persona, richiedono la presenza fisica per svolgere determinate attività o garantire il contatto diretto con i clienti.
Il futuro dello smart working si presenta come un mix di approcci, con alcune aziende che continueranno a investire nel lavoro da remoto come leva strategica per attrarre e trattenere talenti, mentre altre torneranno a modelli tradizionali di gestione. Le normative che entreranno in vigore nel 2024-2025 si concentrano su un ritorno alla formalità e alla personalizzazione degli accordi, regolando il lavoro agile attraverso intese precise che tengano conto sia delle esigenze dei lavoratori che delle imprese.
Le aziende che riescono a bilanciare la flessibilità dello smart working con le esigenze operative e culturali dell’impresa saranno quelle che trarranno i maggiori benefici da questa modalità di lavoro, soprattutto in un contesto di mercato del lavoro sempre più competitivo e orientato alla valorizzazione del benessere dei dipendenti.