Cosa chiede il primo quesito del referendum sul Lavoro 2025 sui licenziamenti illegittimi e quale impatto avrebbe una vittoria del sì o del no
Quali sono i pro e i contro del risultato del voto sul primo quesito del referendum sul Lavoro 2025? Domenica 8 e lunedì 9 giugno 2025 gli italiani sono chiamati a esprimersi su cinque referendum abrogativi: quattro riguardano il lavoro e uno la cittadinanza. Il primo quesito sul referendum sul lavoro 2025 chiede di abrogare un punto del Jobs Act definito dal governo Renzi che riguarda i licenziamenti. Vediamo in particolare cosa prevede e quali sarebbero le conseguenze di un sì o no come esito del voto.
L’obiettivo è ripristinare il reintegro del dipendente licenziato in maniera illegittima nel suo posto di lavoro, così come prevedeva originariamente l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori del 1970.
La riforma Fornero del 2012 aveva già modificato quanto previsto dallo Statuto dei lavoratori e ristretto le possibilità di reintegro nel posto di lavoro.
Precisiamo che i contratti a tutele crescenti su cui interviene il referendum si applicano solo ai rapporti di lavoro costituiti dal 7 marzo 2015 in poi; per tutti gli altri rapporti si applica invece la legge Fornero, e per i licenziamenti illegittimi considerati nulli o discriminatori (motivati dal credo religioso o per l’appartenenza a un sindacato o per l’orientamento sessuale, l’età ecc.) è sempre previsto il reintegro nel posto di lavoro.
Il primo quesito punta a cancellare la disparità di trattamento tra i lavoratori assunti prima e dopo il 7 marzo 2015 in caso di licenziamento illegittimo.
Oggi, chi è stato assunto prima di questa data può essere reintegrato, mentre chi è stato assunto dopo ha diritto solo a un indennizzo.
Votando no, nulla cambierebbe, tutto resterebbe come attualmente previsto e per molti dipendenti ci sarebbero ancora dei rischi nei casi di licenziamenti non legittimi.
Votando sì, invece, e abrogando la norma vigente, la normativa tornerebbe ad essere più flessibile ma anche vantaggiosa per tutti, perchè implicherebbe che a tutti i lavoratori dipendenti, in forza prima e dopo il 7 marzo 2015, verrebbero riconosciute le stesse tutele, indipendentemente dunque dalla data di assunzione.
Tra gli altri pro della vittoria del sì al voto di giugno, vi sarebbero: