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Cosa fare se ci si accorge che un proprio dipendente ruba? Come comportarsi in maniera corretta per non avere problemi

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Cosa fare se dipendente ruba

Il reato di furto punisce chi si appropria di una cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene, con l'intento di trarne profitto per sé o per altri.

Un lavoratore che sottrae beni dall'azienda commette il reato di furto, sancito dall'articolo 624 del Codice Penale, e può essere soggetto a licenziamento per giusta causa. Questo tipo di comportamento viola gli obblighi contrattuali del lavoro subordinato e mina il vincolo di fiducia fondamentale tra datore di lavoro e dipendente.

Il furto è considerato una condotta estremamente grave, giustificando così la forma più severa di licenziamento: quella senza preavviso. La rottura del vincolo fiduciario e il potenziale danno economico causato dal furto rendono impossibile la prosecuzione del rapporto lavorativo. Questo configura il recesso per giusta causa, come previsto dall'articolo 2119 del Codice Civile. Approfondiamo la questione:

  • Se un dipendente ruba, cosa bisogna fare
  • Una importante differenza da conoscere

Se un dipendente ruba, cosa bisogna fare

Dal punto di vista giuslavoristico, il dipendente che ruba in azienda rischia il licenziamento per giusta causa, ovvero senza preavviso né indennità. Il datore di lavoro deve tuttavia dimostrare la colpevolezza del lavoratore attraverso prove concrete.

Questo compito può risultare complicato se il dipendente infedele non viene colto in flagrante o se non vi sono testimonianze da parte dei colleghi. L'uso di telecamere sul luogo di lavoro è regolamentato dallo Statuto dei Lavoratori, che permette l'installazione di sistemi di videosorveglianza solo per motivi organizzativi, produttivi, di sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale. Gli impianti devono essere installati previo accordo formale tra il datore di lavoro e le rappresentanze sindacali dei dipendenti.

La gravità del furto giustifica la sanzione disciplinare più severa: il licenziamento per giusta causa. Questo comportamento infrange il vincolo di fiducia tra datore di lavoro e dipendente, violando gli obblighi contrattuali e rendendo insostenibile la prosecuzione del rapporto di lavoro.

Se il datore di lavoro riesce a cogliere in flagrante il dipendente infedele o raccoglie prove sufficienti, deve procedere con una contestazione formale, esponendo i fatti per iscritto entro breve tempo dalla scoperta dell'illecito. Il lavoratore ha cinque giorni per presentare le proprie difese. Se l'azienda decide di procedere con il licenziamento, deve comunicarlo per iscritto, specificando le motivazioni.

Oltre alle implicazioni giuslavoristiche, il furto comporta anche conseguenze civili e penali. Il datore di lavoro può denunciare il dipendente all'autorità giudiziaria e chiedere il risarcimento del danno subito se il valore dell'oggetto sottratto lo giustifica o se il bene non è recuperabile.

Una importante differenza da conoscere

Il reato di furto punisce chi si appropria di una cosa mobile altrui sottraendola a chi la detiene, con l'intento di trarne profitto per sé o per altri.

Nel contesto lavorativo, questo reato si configura quando un dipendente sottrae un bene mobile, come un portafogli, un cellulare o qualsiasi altro oggetto, che sia detenuto dal datore di lavoro, da un superiore gerarchico o da un collega. Questa condotta si distingue dall’appropriazione indebita che si verifica quando il dipendente si appropria di denaro o di un bene mobile altrui, di cui abbia il possesso a qualsiasi titolo.

Ad esempio, si tratta di furto se un dipendente ruba un portafogli o un cellulare di cui non ha il possesso legittimo. Invece si parla di appropriazione indebita quando il lavoratore utilizza per sé o per altri, un bene che gli è stato affidato dall’azienda, come denaro, un cellulare aziendale o un'automobile, per ottenere un profitto ingiusto.

Queste distinzioni sono importanti non solo per la qualificazione giuridica del reato, ma anche per le conseguenze legali che ne derivano, sia sul piano penale che lavorativo, con possibili ripercussioni sul rapporto di fiducia tra datore di lavoro e dipendente.