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Deposito cauzionale da pagare quando si comprano bottiglie di plastica e lattine: come funziona la nuova normativa avanzata

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Deposito cauzionale da pagare

Una nuova normativa introduce il deposito cauzionale su bottiglie di plastica e lattine, affrontando obiettivi ambientali, modelli europei, sfide operative e le possibili ricadute.

Negli ultimi anni, la gestione dei rifiuti in plastica e metallo ha assunto una rilevanza crescente nelle agende politiche e ambientali di tutta Europa. In risposta alla crescente dispersione di bottiglie e lattine, un nuovo strumento normativo sta guadagnando attenzione nel panorama italiano: si tratta del sistema di deposito cauzionale, già applicato con successo in diversi Paesi dell'Unione Europea.

La proposta, ora discussa anche in Parlamento, mira ad incrementare la qualità e la quantità del riciclo, contrastando il fenomeno della plastica dispersa nell'ambiente. L'introduzione di questo meccanismo si inserisce in un contesto di urgenza ambientale e pressione normativa europea, ponendo l'Italia davanti a una scelta strategica per la gestione futura degli imballaggi per bevande.

La proposta di legge: obiettivi e motivazioni

Il disegno di legge depositato dal Partito Democratico alla Camera nasce dall'esigenza di porre un argine alla dispersione di milioni di contenitori ogni anno sul territorio nazionale. Le deputate Silvia Roggiani ed Eleonora Evi, promotrici dell'iniziativa, hanno sottolineato i dati allarmanti: circa 8 miliardi tra bottiglie di plastica e lattine finiscono dispersi annualmente, con un terzo degli imballaggi sfuggenti ai circuiti della raccolta differenziata. Secondo i promotori, “il sistema attuale non riesce a intercettare integralmente i flussi fuori casa, come avviene dopo eventi pubblici, nei luoghi turistici o nelle aree verdi”.

Tra le principali finalità della proposta spiccano:

  • Ridurre la dispersione dei contenitori monouso nei luoghi pubblici e naturali;
  • Migliorare la qualità e la quantità dei materiali riciclati, con particolare attenzione al PET alimentare, fondamentale per la produzione di nuove bottiglie;
  • Allineare l'Italia agli standard europei più avanzati in materia di raccolta e prevenzione dell'inquinamento da plastica.
Il coinvolgimento di esperti, quali Enrico Giovannini di ASviS e il coordinatore della campagna “A buon rendere” Enzo Favoino, rafforza l'impianto tecnico e scientifico della norma, enfatizzando benefici ambientali (riduzione dei gas serra), sociali (minori oneri operativi e costi per i Comuni), ed economici (innovazione, nuove opportunità di occupazione). La proposta di legge rappresenta inoltre una risposta concreta agli obblighi previsti dal nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR), che richiede tassi di riciclo elevati e l'immissione sul mercato di packaging sempre più sostenibili.

Cos'è e come funziona il sistema di deposito cauzionale (Deposit Return System)

Il sistema di deposito cauzionale, noto a livello internazionale come Deposit Return System (DRS), prevede l'applicazione di una piccola cauzione su ogni bottiglia di plastica o lattina acquistata. Al momento del conferimento dell'imballaggio vuoto presso i punti di raccolta, il consumatore riceve indietro integralmente la somma versata. In pratica, il DRS incentiva comportamenti virtuosi, premiando il corretto smaltimento delle confezioni e favorendo la separazione del materiale alla fonte:

  • L'importo del deposito è generalmente uniforme e visibile sul prezzo di vendita;
  • I punti di raccolta sono tipicamente localizzati presso supermercati, chioschi dedicati o altre aree ad alta frequentazione pubblica;
  • L'intero processo è tracciato, garantendo trasparenza e ritorni certi all'utente.
Gli effetti immediati del DRS si traducono in un incremento della raccolta selettiva, con benefici sulla qualità del materiale raccolto: bottiglie e lattine restituiti attraverso questi circuiti sono più facilmente idonei al riciclo alimentare, soddisfacendo gli standard richiesti dai produttori di imballaggi.

L'esperienza europea: risultati e modelli nei 18 Paesi UE

Diciotto Stati europei hanno già adottato sistemi di DRS, raggiungendo risultati di rilievo e contribuendo in maniera significativa alla riduzione dell'inquinamento da plastica e metalli. Studi tecnici e osservatori indipendenti attestano tassi di rientro compresi tra il 90% e il 98% nelle nazioni con sistemi maturi.

Alcuni modelli rappresentativi includono:

  • La Germania, leader come tasso di riciclo (oltre il 98%), con una gestione centralizzata che coordina la compensazione economica e la movimentazione tra produttori e distributori.
  • La Norvegia, che ha implementato un sistema amministrato da un unico soggetto, garantendo procedure di audit regolari sui conferimenti di materiali e controlli di qualità costanti.
  • Nei Paesi Bassi l'estensione del deposito anche alle bottiglie di piccole dimensioni ha portato ad una netta riduzione del littering e ad un incremento documentato nelle quantità raccolte, grazie a una rete di raccolta molto capillare.
  • La Lituania, sebbene tra i sistemi più giovani, ha raggiunto oltre il 90% di restituzioni anche grazie all'avvio simultaneo del programma su tutto il territorio e a procedure semplici e uniformi.
I dati europei confermano la correlazione diretta tra struttura uniforme del sistema, capillarità dei punti di conferimento e aumento netto dei tassi di raccolta. L'esperienza raccolta nei diversi contesti dimostra che, una volta avviato, il Deposit Return System mantiene risultati elevati e stabili, rappresentando una prassi efficiente per la gestione degli imballaggi per bevande monouso.

La situazione in Italia: quantità di rifiuti e criticità della filiera

Nel contesto italiano la dispersione di bottiglie in plastica e lattine rimane uno dei maggiori problemi ambientali. Ogni anno si stimano circa 8 miliardi di contenitori che non vengono recuperati efficacemente dai sistemi di raccolta tradizionali. Questa quota include materiali abbandonati nei luoghi pubblici, conferiti in modo non conforme oppure dispersi lungo corsi d'acqua e aree extraurbane.

Le criticità della filiera sono moltiplicate dall'aumento della domanda di PET idoneo al contatto alimentare. Il settore del riciclo si trova di fronte a una carenza di materiale conforme, spesso a causa delle impurità presenti nei flussi raccolti tramite la raccolta differenziata multimateriale. Conseguenza diretta: diversi impianti di trattamento sono costretti a sospendere temporaneamente le attività, con impatti negativi sulla resa produttiva e sull'occupazione.

Le amministrazioni locali segnalano costi crescenti per la rimozione e smaltimento dei contenitori abbandonati negli spazi pubblici, soprattutto in ambiti turistici e dopo eventi che generano grandi concentrazioni di pubblico. Gli imballaggi recuperati in queste condizioni perdono spesso le caratteristiche necessarie per il riciclo di qualità, alimentando così una doppia pressione: degrado ambientale e minori risorse per l'industria.

Sfide operative e ruolo dei diversi attori: cittadini, Comuni, imprese

L'applicazione di un sistema DRS a livello nazionale richiede un'attenta riorganizzazione della filiera e la cooperazione attiva dei principali portatori di interesse:

  • I cittadini sono chiamati a modificare le proprie abitudini di conferimento: la restituzione degli imballaggi, resa semplice e accessibile grazie a una rete capillare di raccolta, rappresenta una fase in più rispetto all'attuale smaltimento domestico, ma garantisce immediatezza e tracciabilità del rimborso.
  • Le amministrazioni locali beneficiano della riduzione dei costi legati al degrado urbano, ma dovranno coordinare i servizi comunali con quelli centralizzati del DRS, evitando duplicazioni e garantendo la destinazione ottimale dei materiali raccolti.
  • Le imprese di distribuzione e il mondo produttivo dovranno attrezzarsi per la gestione efficiente dei nuovi flussi, installando macchine per la raccolta automatica, ridefinendo gli spazi e le strategie logistiche interne e partecipando ai meccanismi di compensazione economica previsti dal modello.
I sistemi già attivi in Europa dimostrano che la chiave per il successo risiede nella semplicità delle procedure e nella densità dei punti di raccolta, più che nelle sole campagne di comunicazione. Il dialogo tra operatori economici, enti locali e società civile sarà quindi determinante nel processo di attuazione definitiva.

Il quadro normativo europeo e gli obiettivi di riciclo per l'Italia

Il nuovo Regolamento europeo sugli imballaggi (PPWR) fissa standard elevati e obiettivi stringenti per la gestione sostenibile degli imballaggi. Tra i requisiti principali figurano:

  • Intercettazione prossima alla totalità degli imballaggi immessi sul mercato;
  • Qualità dei materiali riciclati idonea alla produzione di nuovi contenitori alimentari;
  • Il raggiungimento del 90% nel riciclo di bottiglie e lattine entro il 2029.
Secondo Enrico Giovannini, solo tramite strumenti innovativi come il deposito cauzionale l'Italia potrà accelerare verso questi benchmark, colmando i gap attuali emersi nell'industria del riciclo. Il DRS, integrandosi con i consorzi e le pratiche consolidate, diventa così un tassello ulteriore nel percorso di transizione verso l'economia circolare.