Quali sono gli ultimi sviluppi sul rinnovo del Ccnl Enti Locali tra blocco degli aumenti di stipendi e promozioni senza laurea e prossimi appuntamenti giŕ fissati
Le trattative per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro (CCNL) degli Enti Locali proseguono in modo complesso e le rivendicazioni di dipendenti, sindacati e rappresentanze degli enti si intrecciano con le difficoltà della finanza pubblica italiana. Gli incontri presso l’ARAN (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) hanno evidenziato divisioni profonde tra le sigle sindacali: una parte ha approvato gli ultimi accordi per il personale delle Funzioni Centrali, mentre altre sigle, fortemente presenti sia negli enti locali sia nella sanità e scuola, hanno espresso la loro netta contrarietà.
Questo scenario ha determinato il cosiddetto fenomeno della "firma separata" molto discusso negli ultimi mesi. Il contesto è ulteriormente complicato dalla volontà del legislatore di introdurre nuove forme di regolazione del lavoro pubblico, tra cui la riqualificazione delle competenze e una maggiore attenzione alla sostenibilità della spesa.
La spesa pubblica destinata ai redditi da lavoro dipendente ha subito negli ultimi anni un incremento progressivo, dovuto principalmente alle programmate assunzioni negli enti impegnati nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e all'adeguamento contrattuale previsto per il triennio 2022-2024. Nel 2024 il costo complessivo ha raggiunto i 196,6 miliardi di euro, vale a dire l’8,8% del Prodotto Interno Lordo; per il 2025 si ipotizza un superamento dei 201 miliardi, con un rapporto stimato al 9% sul PIL.
Questa crescita, però, è stata in parte erosa dall’inflazione, soprattutto nei bienni 2022-2023, determinando una perdita temporanea del potere d’acquisto nonostante le successive revisioni retributive. Solo con l'entrata a pieno regime dei nuovi contratti nel 2025 gli aumenti medi del 5,78% potranno essere realmente percepiti, mentre alcuni settori specifici – come quello delle farmacie comunali – registrano una dinamica salariale nettamente superiore grazie a contratti extra comparto.
Il ministro della Pubblica Amministrazione, Paolo Zangrillo, ha nel frattempo indicato come sua priorità quella di colmare il divario retributivo tra i dipendenti delle amministrazioni centrali (che hanno stipendi più alti) e quelli delle amministrazioni locali (con stipendi più bassi). Ma, se le trattative di rinnovo contrattuale non si concluderanno realmente, i divari saranno destinati a crescere invece di ridursi.
Il blocco delle promozioni per i dipendenti senza laurea così come il congelamento degli aumenti stipendiali trova origine nella necessità di garantire una corretta armonizzazione tra le diverse amministrazioni pubbliche e di evitare squilibri di sistema difficilmente sostenibili nel lungo periodo. La normativa introdotta nei contratti degli ultimi anni ha consentito alcune deroghe temporanee, valorizzando l’esperienza acquisita sul campo. Per esempio, gli istruttori possono aspirare a diventare funzionari anche se non sono laureati.
Tali misure hanno, però, una durata prefissata e si prevede la loro cessazione entro il 30 dicembre 2025 ed entro il 30 giugno 2026 per il personale amministrativo della Sanità. Tra le motivazioni principali che hanno portato a questa scelta si segnalano:
Tuttavia, il rinnovo ordinario potrebbe slittare anche agli inizi del 2026, in stretta relazione con i tempi previsti dall’entrata in vigore della Manovra finanziaria e dalla verifica sulla tenuta della spesa locale.
Potranno ottenere adeguamenti solo gli enti già pienamente in regola con i target finanziari fissati dal nuovo Patto di stabilità Ue, mentre gli altri dovranno attendere la messa in sicurezza dei conti. Rimane poi aperto il nodo delle promozioni straordinarie, che cesseranno a fine giugno 2026, salvo ulteriori proroghe in sede di rinnovo.