L'esame di Stato per commercialisti rappresenta una sfida fatta di normative, prove selettive, testimonianze ed esigenze pratiche.
L’abilitazione professionale per commercialisti in Italia rappresenta una tappa imprescindibile per chi desidera esercitare la professione. Affrontare le prove d’esame pone numerosi interrogativi su difficoltà, requisiti, procedure e commenti di chi ha già concluso il percorso. Nel tempo, le procedure hanno subito adeguamenti, ma permangono elementi che generano confronto nella comunità di aspiranti e professionisti già abilitati.
L’attuale normativa, in particolare il D.Lgs 139/2005, disciplina l’accesso all’albo dei dottori commercialisti ed esperti contabili. L’esame si compone di tre prove scritte e una prova orale, tutte svolte in presenza, ad eccezione di recenti deroghe introdotte per l’emergenza epidemiologica.
La difficoltà dell’esame di Stato per commercialisti è percepita in modo diverso a seconda delle esperienze personali e delle sedi scelte. Le testimonianze indicano un’ampia variabilità nel tasso di successo: ci sono commissioni presso cui il 90% dei candidati supera l’esame, mentre in altre la percentuale di bocciatura raggiunge i due terzi.
Questa discrepanza favorisce una migrazione di candidati verso sedi considerate più accessibili. Un esempio è l’Università di Trento, dove nel 2024 si sono registrati numeri minimi di partecipanti e un elevato tasso di insuccesso. Tali differenze nelle opinioni sono rafforzate da commenti su forum e piattaforme di recensioni, alimentando l’idea che il superamento dell’esame dipenda anche da fattori esterni rispetto alla sola preparazione individuale.
Diversi candidati lamentano pratiche considerate ormai sorpassate, come la prova scritta a mano, poco aderente alle attuali esigenze tecnologiche della professione. Viene spesso evidenziato il mancato allineamento rispetto alle procedure internazionali: in paesi come Stati Uniti, Canada, Regno Unito e Australia, si adottano modalità più moderne e oggettive, come domande a risposta multipla o task-based simulations.
La prova scritta italiana è percepita come poco rappresentativa delle competenze digitali oggi richieste e troppo distante dal contesto operativo reale.
I commenti mettono inoltre in luce la mancanza di standardizzazione nazionale nelle domande e nei criteri di valutazione, suggerendo la necessità di una riforma in chiave di equità e attualità.
La preparazione rappresenta una delle fasi più delicate del percorso, come emerge dalle opinioni raccolte.
Fra i materiali più citati nei commenti e nelle recensioni online compaiono:
Dai commenti soddisfatti emergono varie strategie di successo. Tra queste:
Frequenti sono i ringraziamenti alle Accademie e ai docenti in grado di trasmettere cultura professionale e passione, oltre che competenze tecniche.
Numerose recensioni e commenti mettono in risalto ostacoli di tipo strutturale. In particolare: