L'obbligo di partita IVA per i docenti che svolgono attività di ripetizioni e lezioni private è un tema che genera spesso dubbi tra gli insegnanti. Secondo quanto chiarito dall'Agenzia delle Entrate nella risposta all'interpello n. 63, è necessario che l'insegnante titolare di una cattedra part-time che impartisce in modo regolare lezioni private o fornisce servizi di ripetizioni sia dotato di partita IVA. Esaminiamo nel dettaglio tutti gli aspetti di questo importante chiarimento fiscale.
Quando è obbligatoria la partita IVA per i docenti che impartiscono ripetizioni
Il requisito fondamentale che determina l'obbligo di apertura della partita IVA è l'abitualità dell'attività. L'Agenzia delle Entrate definisce come abituale un'attività che presenta caratteristiche di:
- Ripetitività
- Regolarità
- Stabilità
- Sistematicità
Nel caso specifico dell'interpello n. 63, l'Agenzia ha ritenuto che svolgere
5-6 lezioni a settimana configurasse una chiara condizione di abitualità, rendendo quindi necessaria la partita IVA. È importante sottolineare che non esiste una soglia di reddito prestabilita che determini l'obbligo di apertura della partita IVA, ma è proprio la regolarità e la continuità dell'attività a costituire il fattore discriminante.
Il requisito dell'abitualità è perfettamente compatibile con lo svolgimento parallelo di un'attività di lavoro dipendente. Anche un'attività autonoma effettuata per poche ore al giorno, o saltuariamente, ma con costanza nel tempo, è considerata abituale ai fini fiscali.
Regimi fiscali disponibili per i docenti con partita IVA
Il docente che mantiene o apre la partita IVA per svolgere lezioni private ha due principali opzioni di regime fiscale tra cui scegliere:
Regime forfettario (Legge n. 190/2014)
Questo regime prevede:
- Tassazione del reddito ai fini IRPEF con aliquota del 15% (o del 5% per i primi 5 anni per le nuove attività che rispettano determinati requisiti)
- Esenzione dall'applicazione dell'IVA
- Obbligo di fatturazione
- Calcolo del reddito imponibile tramite applicazione del coefficiente di redditività (78% per i liberi professionisti)
- Soglia massima di ricavi di 85.000 euro annui
- Incompatibilità con redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 euro
Regime speciale per lezioni private (Legge n. 145/2018)
Questo regime prevede:
- Applicazione di un'imposta sostitutiva IRPEF del 15% sui compensi derivanti dalle lezioni private
- Obbligo di fatturazione in regime di esenzione IVA ai sensi dell'articolo 10, n. 20 del DPR n. 633/1972
- I redditi soggetti a imposta sostitutiva non concorrono alla formazione del reddito complessivo
- Tali redditi non rilevano ai fini del riconoscimento di detrazioni, deduzioni e altre agevolazioni fiscali
- I compensi rilevano invece ai fini del calcolo dell'ISEE
L'Agenzia delle Entrate ha chiarito che i due regimi non sono compatibili tra loro: il docente dovrà scegliere l'uno o l'altro in base alla propria situazione specifica.
Differenze tra lavoro occasionale e attività abituale
È importante comprendere la distinzione tra lavoro occasionale e attività svolta con abitualità, poiché da questa classificazione dipendono gli obblighi fiscali del docente.
Attività occasionale
Per le prestazioni episodiche, saltuarie e non programmate, il docente può operare come lavoratore autonomo occasionale, senza necessità di apertura della partita IVA. In questo caso:
- È sufficiente rilasciare una ricevuta non fiscale al committente
- La ricevuta deve avere una marca da bollo da 2 euro se la prestazione supera i 77,47 euro
- I compensi vanno dichiarati nel quadro D del modello 730 o nel quadro RL del modello Redditi
- Al superamento della soglia di 5.000 euro annui, scatta l'obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS e il versamento dei contributi previdenziali
Attività abituale
Quando l'attività diventa regolare e continuativa, come nel caso trattato dall'interpello n. 63, è necessario:
- Aprire la partita IVA
- Emettere fatture per le prestazioni erogate
- Iscriversi alla Gestione Separata INPS per i contributi previdenziali
- Scegliere tra regime forfettario o regime speciale per le lezioni private
Aspetti previdenziali per i docenti con partita IVA
I docenti che svolgono attività di lezioni private con partita IVA devono anche considerare gli aspetti previdenziali:
- È necessaria l'iscrizione alla Gestione Separata INPS
- L'aliquota contributiva è del 26,07% per chi non ha altra copertura previdenziale
- L'aliquota scende al 24% per chi ha un'altra copertura previdenziale (come nel caso dei docenti già impiegati nel pubblico)
- I contributi si calcolano sul reddito netto per un libero professionista
È importante notare che, secondo alcune interpretazioni giurisprudenziali (come la sentenza n. 420 del Tribunale di Ragusa - Sez. Lavoro del 18/05/2017), il pubblico dipendente già iscritto obbligatoriamente alla cassa di categoria che esercita anche attività libero-professionale potrebbe non essere tenuto alla contestuale iscrizione alla Gestione Separata INPS. Tuttavia, è sempre consigliabile verificare la propria situazione specifica con un consulente fiscale.
Come aprire una partita IVA come docente privato
L'apertura della partita IVA per un insegnante che intende offrire lezioni private è un processo relativamente semplice:
Documenti e procedure
- Compilare il modello AA9/12 (dichiarazione di inizio attività)
- Inviarlo all'Agenzia delle Entrate (online, tramite intermediario o presso gli uffici territoriali)
- Indicare il codice ATECO appropriato (generalmente 85.59.90 - Altri servizi di istruzione nca o 85.59.99 - Tutti gli altri servizi vari di istruzione e formazione n.c.a.)
- Iscriversi alla Gestione Separata INPS
- Indicare il regime fiscale scelto
L'apertura della partita IVA non comporta costi diretti, ma implica l'obbligo di presentare annualmente la dichiarazione dei redditi, anche in assenza di compensi percepiti.
Obblighi e autorizzazioni per i docenti di scuole pubbliche
I docenti che lavorano presso scuole statali e intendono svolgere anche attività di insegnamento privato devono rispettare alcune regole specifiche:
- È necessario richiedere l'autorizzazione al dirigente scolastico
- È vietato impartire lezioni private a studenti del proprio istituto
- L'attività privata deve essere svolta al di fuori dell'orario di servizio
- L'attività non deve entrare in conflitto con quella istituzionale
Per i docenti con contratto part-time al 50% o inferiore, come nel caso dell'interpello in questione, è possibile lavorare sia come dipendente che con partita iva senza richiedere autorizzazione specifica. Resta comunque l'obbligo di comunicazione all'amministrazione di appartenenza, ai fini della verifica di eventuali incompatibilità.
Ripetizioni private, situazione per chi non è insegnante
L'interpello n. 63 dell'Agenzia delle Entrate non fornisce chiarimenti specifici per chi non è insegnante ma svolge comunque attività di ripetizioni private. In assenza di indicazioni diverse, valgono le regole generali:
- Per attività occasionali con compensi inferiori a 5.000 euro annui, è possibile operare come lavoratore autonomo occasionale, utilizzando lo strumento della ritenuta d'acconto
- In caso di attività abituale, è necessario aprire la partita IVA e seguire le regole ordinarie per i lavoratori autonomi
- È possibile utilizzare il Libretto Famiglia per le prestazioni occasionali, con un compenso minimo di 10 euro l'ora (di cui 8 euro di compenso netto)
Anche per chi non è insegnante, il discrimine tra obbligo o meno di partita IVA resta l'abitualità dell'attività svolta, non il volume di compensi percepiti.
Sanzioni per mancata regolarizzazione fiscale
Svolgere attività di ripetizioni private senza rispettare gli obblighi fiscali può comportare sanzioni significative:
- Per i professionisti che omettono di dichiarare una parte dei propri compensi, le sanzioni possono variare dal 100% al 200% dell'imponibile non dichiarato
- È prevista anche la possibilità di sanzioni penali nei casi più gravi
- Chi lavora in nero non ha alcuna protezione in caso di infortuni o mancati pagamenti
Considerato che il settore delle ripetizioni private ha un valore stimato di circa 1 miliardo di euro annui in Italia, le autorità fiscali stanno incrementando i controlli in questo ambito.
Leggi anche