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Etf, i nomi e tipologie dei migliori nei primi 6 mesi del 2025 e i settori dove hanno investito

di Marcello Tansini pubblicato il
Etf, nomi e tipologie dei migliori

Il settore che ha ottenuto il miglior risultato stato quello della difesa, trainato da una domanda di sistemi darma e tecnologie militari.

Nel primo semestre del 2025, alcuni settori si sono distinti per le performance dei rispettivi ETF con rendimenti a doppia cifra e segnando nuovi record. I dati confermano che a trainare i listini sono stati principalmente tre comparti: la difesa, le banche europee e le azioni aurifere. In particolare, sette ETF hanno superato il 40% di rendimento nei primi sei mesi dell’anno, con punte che hanno sfiorato e in alcuni casi superato il 50%.

ETF ai massimi tra riarmo e tensioni internazionali

Il settore che ha ottenuto il miglior risultato è stato quello della difesa, trainato da una domanda di sistemi d’arma, tecnologie militari e soluzioni legate alla sicurezza globale. Il protagonista è il Global X Defence Tech ETF, un fondo specializzato lanciato a metà settembre 2024 e cresciuto fino a raggiungere circa 220 milioni di euro in masse gestite.

Nei primi sei mesi del 2025, questo ETF ha registrato un rendimento del +44%, spinto dal boom dei titoli appartenenti all’indice Mirae Asset Defence Tech, composto da 41 aziende innovative del comparto militare. Più della metà del portafoglio è allocata negli Stati Uniti, ma anche il Regno Unito e la Germania hanno un peso rilevante, rispettivamente con il 10,7% e il 9,8%. Tra le aziende con la maggiore esposizione troviamo la tedesca Rheinmetall, che pesa per l’8,5% sul totale, seguita dalla francese Thales (5,5%) e dall’italiana Leonardo (5%).

Non si tratta di un caso isolato. Anche l’ETF Europe Defence di WisdomTree, lanciato nel marzo 2025, ha raggiunto i 3 miliardi di dollari in asset. Il fondo investe esclusivamente in società europee del settore, con posizionamenti forti in Rheinmetall (15%) e Leonardo (12,7%). Questa ondata di capitali sul comparto si spiega con l’incremento senza precedenti delle spese militari nei Paesi Nato, che hanno ormai superato la soglia del 2% del PIL e promettono di crescere nei prossimi anni.

Il risiko bancario e la riscossa del credito europeo

Un altro protagonista della prima metà dell’anno è stato il settore bancario europeo, che ha tratto beneficio da una serie di fattori macroeconomici favorevoli. In primo luogo, il consolidamento del comparto ha prodotto un effetto propulsivo sui titoli bancari, soprattutto in quei Paesi dove le operazioni di fusione e acquisizione si sono intensificate. In secondo luogo, il contesto di tassi d’interesse ancora elevati ha sostenuto i margini di intermediazione delle banche.

Gli ETF che hanno brillato sono focalizzati sugli istituti di credito europei. Il primo è l’iShares EURO STOXX Banks 30-15 (DE) EUR Acc, che ha registrato un rendimento del +43,5%. Questo fondo, con un patrimonio di 125 milioni di euro e un Total Expense Ratio (TER) dello 0,52%, detiene 28 titoli bancari selezionati sulla base della capitalizzazione e della rappresentatività geografica. La Spagna e l’Italia sono i due Paesi più rappresentati nel portafoglio, con una quota rispettivamente del 27% e del 23%. Tra i titoli spiccano Banco Santander (12,3%), Unicredit (10,2%) e BNP Paribas (9,5%), seguiti da Intesa Sanpaolo, che occupa la quinta posizione con l’8,2%.

Un rendimento simile è stato conseguito anche dall’Amundi Euro Stoxx Banks Acc, che ha superato il +42,8% grazie alla sua esposizione ben diversificata e al basso TER (0,30%).

Il metallo giallo e la forza delle azioni aurifere

Il terzo filone riguarda il comparto dell’oro, ma con una precisazione importante: non si tratta degli ETF legati al metallo fisico, bensì degli strumenti che investono nelle società minerarie attive nell’estrazione aurifera. Questi ETF hanno beneficiato dell’aumento del prezzo dell’oncia, che ha raggiunto nuovi massimi storici nel primo semestre del 2025, ma anche dell’interesse verso aziende con margini operativi elevati e politiche di distribuzione generose.

A primeggiare in questo ambito è stato l’L&G Gold Mining ETF, che ha segnato un rendimento del +43,4%. Il fondo, con un patrimonio di 277 milioni di euro e un TER dello 0,55%, è esposto al Canada (43%), seguito dagli Stati Uniti (16%) e dall’Australia (13,5%). La sua composizione include 38 aziende attive nell’intera filiera dell’estrazione aurifera, molte delle quali hanno aumentato la produzione in risposta al rally del metallo prezioso.

Altri due ETF sullo stesso settore hanno ottenuto risultati molto simili. Il HANetf AuAg ESG Gold Mining, con un rendimento del +41,9%, si è distinto per l’approccio sostenibile e la selezione di aziende attente all’impatto ambientale. Il UBS Solactive Global Pure Gold Miners ha toccato il +41,1%, mostrando una gestione efficiente e una buona esposizione a società mid-cap in fase di espansione.

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