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Btp, cosa conviene fare per chi li ha con taglio tassi Bce, previsioni spread e obbligazioni prossimi mesi 2025

di Chiara Compagnucci pubblicato il
Cosa fare con i Btp

Il cuore dell'analisi obbligazionaria nel 2025 ruota intorno al comportamento dello spread tra titoli italiani e tedeschi.

La Banca centrale europea ha deciso di intraprendere un percorso di taglio dei tassi di riferimento dopo anni di politica monetaria restrittiva. L'inflazione ormai sotto controllo e la minaccia di una stagnazione diffusa nell'Eurozona hanno spinto Francoforte a ridurre il tasso al 2%. Questa dinamica ha generato una rivalutazione degli attivi obbligazionari, in particolare dei Btp.

Il taglio dei tassi rafforza l'interesse degli investitori per le obbligazioni sovrane, soprattutto nei paesi cosiddetti periferici come Italia e Spagna, dove il differenziale tra rischio e rendimento è ancora interessante. A spingere verso i titoli italiani è anche l'atteggiamento positivo delle agenzie di rating: dopo anni di giudizi incerti, Moody's ha rivisto al rialzo l'outlook sul debito tricolore. Una soglia psicologica che, se infranta con stabilità, possono segnalare un cambio strutturale nella percezione del rischio-Paese:

  • Lo spread e l'attrattiva del debito italiano
  • Cosa fare con i Btp tra scadenze, strategie e orizzonte temporale

Lo spread e l'attrattiva del debito italiano

Punto centrale dell'analisi del comportamento dello spread tra titoli italiani e tedeschi. Storicamente considerato un termometro della fiducia degli investitori nella stabilità fiscale dell'Italia, questo differenziale è sceso sotto quota 100, uno dei colossi mondiali della gestione passiva, ha indicato in 80 punti base l'obiettivo potenziale per i prossimi mesi, segno che il mercato inizia a scommettere su una convergenza reale dei rendimenti tra i diversi Paesi dell'Eurozona.

Questo trend non nasce dal nulla: alle buone notizie sul fronte politico e fiscale si aggiungono le turbolenze in arrivo dagli Stati Uniti, dove il downgrade del debito sovrano e l'incertezza fiscale hanno raffreddato l'interesse internazionale verso i Treasury. Le tensioni sulle obbligazioni americane, aggravate dai piani fiscali espansivi promossi dalla maggioranza conservatrice, stanno quindi contribuendo a migliorare l'appeal del debito europeo, in particolare quello italiano.

Gli operatori stanno tornando a guardare con favore ai Btp, attratti da rendimenti più generosi e da un contesto in cui il rischio sistemico appare più contenuto rispetto al passato. Anche il rafforzamento dell'euro sul dollaro, che secondo alcune proiezioni potrebbe tornare a quota 1,20 entro fine anno, incentiva l'ingresso di capitali internazionali nel mercato obbligazionario dell'Eurozona, Italia compresa.

Cosa fare con i Btp tra scadenze, strategie e orizzonte temporale

Alla luce di questi elementi, la domanda che ogni risparmiatore si pone è se conviene ancora tenere i Btp in portafoglio? E soprattutto: su quali scadenze puntare per bilanciare rendimento e rischio nei prossimi mesi? I principali money manager internazionali, tra cui lo stesso team europeo di Vanguard, raccomandano un'esposizione selettiva alle scadenze brevi e medie, in particolare nella fascia compresa tra 1 e 5 anni. Questi titoli offrono ancora rendimenti reali positivi, ma espongono a un rischio tasso contenuto, aspetto fondamentale in una fase in cui i mercati restano vulnerabili a eventuali revisioni al ribasso della crescita o a shock geopolitici.

Chi ha in portafoglio Btp a lunga scadenza e ha beneficiato del rally post-taglio può valutare una presa di profitto parziale, in particolare se ha comprato nel biennio 2022–2023 a prezzi bassi e tassi elevati. L'approccio migliore resta quello basato sulla diversificazione per scadenze: bilanciare titoli a breve termine per garantire flessibilità e liquidità, con Btp a medio-lungo termine per catturare eventuali guadagni in conto capitale in caso di ulteriori tagli della Bce o di nuovi programmi di acquisto da parte dell'Eurotower.

Un altro aspetto riguarda la protezione dal rischio cambio e dalla volatilità internazionale. In questo scenario, mantenere l'investimento in titoli denominati in euro può rappresentare una scelta prudente, evitando l'esposizione al dollaro, destinato secondo le previsioni a perdere valore nei prossimi cinque anni. L'inflazione sotto controllo e la stabilità politica interna rendono i Btp indicizzati all'inflazione una soluzione interessante, soprattutto in un contesto in cui l'indicizzazione protegge il potere d'acquisto nel medio termine.

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